Soren Andersen – Live In The Homeland
Il 26/03/2025, di Andrea Lami.
Gruppo: Soren Andersen
Titolo Album: Live In The Homeland
Genere: Strumentale
Durata: 71 min.
Etichetta: Mighty Music
Distributore: Mighty Music
Ho avuto la fortuna di incontrare e ‘conoscere’ Soren Andersen al Peocio, locale in Torino che ospita sempre musicisti di grandissimo livello (se non lo conoscente…ANDATECI!!!). L’occasione era per il tour di Marco Mendoza, se non ricordo male. Le attenzioni erano perlopiù rivolte a Marco ma Soren in quell’occasione si era ritagliato un ottimo spazio. A distanza di anni sono venuto a conoscenza dell’uscita del suo album solista strumentale ‘Guilty Pleasure’ (2019). Personalmente non sono molto attratto da album strumentali, anche perché, non suonando nessuno strumento, ciò che mi arriva è una parte rispetto a quello che potrebbe arrivare ad un musicista che sicuramente potrebbe apprezzarne appieno il valore. Ma curioso ho deciso di far partire il video. Si trattata di ‘City Of Angels’. La canzone mi ha catturato fin da subito ed ancora ad oggi (sono passati ben sei anni da quell’uscita) fa parte della mia playlist ed anzi, a dirvi la verità, è una delle mie sveglie, quando mi devo alzare con una certa grinta e carica.
Fatta questa banale ed inutile premessa, quando ho saputo dell’uscita del nuovo lavoro di Andersen, mi sono attivato per averne una copia per la recensione e la relativa intervista.
Con questo animo misto tra il goloso ed il curioso, mi sono immerso nell’ascolto del lunghissimo album (71 minuti!!). La sorpresa mi è arrivata fin da subito, perché mi aspettavo che il mio brano preferito fosse messo in fondo alla scaletta: bene, questo non è assolutamente successo. Dopo un breve intro, ecco subito ‘City Of Angels’ partire a razzo e mettermi di buon umore. Esecuzione perfetta e musica coinvolgente al 100%.
Il secondo brano in scaletta risponde al nome di ‘Agent Wells’ ed a ben vedere la tracklist di questo album, tolti i vari momenti dedicati agli assoli, ripercorre la tracklist di ‘Guilty Pleasure’. Quindi per chi come me ha amato quell’album, diventa un piacere riviverlo nello stesso ordine; non solo, ‘Live In The Homeland’ è anche una sorta di ‘comfort zone’ per tutta la sua durata. Inutile dirvi che la band è amalgamata perfettamente, che i suoni sono registrati in maniera ottimale, con il giusto spazio per i tre strumenti coinvolti. Non essendoci la voce, la chitarra la fa da padrone, ma la sezione ritmica si difende bene e sorregge il tutto con eleganza e precisione.
Essendomi a suo tempo innamorato di quel famoso brano, che non sto più a citarvi per non annoiarvi, la conseguenza è stata che ho ascoltato infinite volte l’album e che quindi sono in un certo modo affezionato a tutte le canzoni in esso contenute, ognuna con uno stato d’animo diverso. La ruvidezza di ‘Agent Wells’, la leggermente stevevaiana ‘The Kid’ ci portano in un nonnulla allo spazio riservato al solo di chitarra anch’esso piacevole. La dolcezza di ‘Satori’ ci accompagna fino alla decisa ‘Skybar’. ‘Bad Weather’ è stato il primo singolo/video estratto da questo album ed è stato un po’ il biglietto da visita per darci un assaggio di quello che con l’album intero avremmo ascoltato. Parentesi a parte per il drum solo, decisamente piacevole introdotto da un accenno a ‘Hot Fot Teacher’ ma con uno sviluppo diverso. Si prosegue con gli altri brani inclusi nell’album ‘Guilty Pleasure’ per arrivare all’ultimo brano in scaletta che risponde al titolo di ‘The Man In Black’ una canzone nella quale sono stati inserite parti di ‘Burn’ e ‘Mistreated’ dei Deep Purple. Chiude l’album, il divertente outro ‘Karl Herman Og Jeg’ di John Mogensen (grazie Shazam).
Un album dal vivo con tutti i crismi che farà felici sia gli appassionati della chitarra, ma anche i fan della buona musica. L’unico dubbio che mi assale in chiusura di recensione è relativo al pubblico che comprerà materialmente il cd/lp. Premesso che gli appassionati ed i collezionisti come il sottoscritto sono esentati da questo ragionamento perché con molta probabilità andranno ad acquistare questo album in uno dei due supporti fisici. Ma gli altri, il pubblico di Spotify, che ascolta la musica fluida, come si comporteranno? Se hanno apprezzato i brani del precedente album in studio e visto che le versioni sono perlopiù vicine all’originale, che senso avrebbe ascoltare o addirittura aggiungere alle proprie playlist questo nuovo lavoro? Con tutta probabilità continueranno ad ascoltare la versione in studio. Rimango con questo dubbio amletico che proverò a sciogliere in sede di intervista e parto alla ricerca del primo album solista, in modo che quando avrò i tre album potrò essere soddisfatto di avere tutta la discografia completa.
Tracklist
01. Intro
02. City Of Angels
03. Agent Wells
04. Guitar solo
05. Satori
06. The Kid
07. Skybar
08. Bad Weather
09. Beirut
10. Drums solo
11. Birdfeeder
12. Bass solo
13. 1983
14. Bipolar
15. The Man In Black
16. Outro
Lineup
Soren Andersen: guitar
Michael Gersdorff: bass
Allan Tschicaja: drums