Eigenstate Zero – Shape Of God Though Of Sun
Il 24/03/2025, di Nicola Picerno.
Quest’oggi ci ritroviamo ad esaminare un album davvero strambo, tanto che l’artista svedese Christian Ludvigsson, la mente folle che si cela dietro gli Eigenstate Zero, che ricordiamo essere una one man band, definisce Weird Metal. La copertina è sicuramente un ottimo biglietto da visita per quest’opera stravagante e lascia facilmente intuire le tematiche che incontreremo: scienza, cospirazione, religione e universi illusori. L’anima di “Shape Of God Though Of Sun” è un Death Metal dirompente e brutale, che fa da linea guida in ognuno dei brani, prolissi e variegati, la cui durata media è dieci/dodici minuti. Ad accoglierci infatti sono le violenti note di “A Peculiar Void”, dall’intro spietata che dà vita ad un Death molto moderno, caratterizzato da riff veloci e assoli brevi ed efficaci, il tutto dominato da un growl profondo e malvagio. Qui le prime sorprese: molta elettronica e un synth che ci porta indietro nel tempo quasi a ricordare il meraviglioso Rock anni ’70. Un accanito duello tra chitarra e tastiera ci presenta “Pandemagogue”, il cui titolo anticipa la pazzia contenuta nelle note che seguiranno. Un andamento incisivo e costante, cadenzato da virtuosismi di tastiere. Brevi cori scandiscono melodie infernali e ci conducono agli ultimi minuti del brano, caratterizzati da una chitarra molto suggestiva che richiama alla mente i norvegesi Pagan’s Mind, band ricordata senza dubbio dagli amanti del Prog. L’armonia che innesta “The Tellurian Yoke” è la peculiarità del brano. Infatti, nonostante anche qui il Death più infernale faccia da padrone, sono numerosi i passaggi in cui Ludvigsson dona all’ascoltatore, attraverso la sua musica, atmosfere fantastiche con note dolci e sognanti, dalle sfumature irreali e utopistiche, dando vita nella nostra mente a paesaggi che richiamano quei tanto amati mondi Fantasy anni ’80. “Fearestrial”, “Trope Controller” e “Dark Entity Seal” formano il trio più oscuro dell’album, molto più dirette e impattanti, ma comunque sperimentali. Ultima ma assolutamente non per importanza, la meravigliosa “Psychocracy”, che si contraddistingue per la sua tastiera ipnotica e dai toni gotici e per la sua doppia faccia: uno scambio continuo di buio e luce, growl e clean vocal, chitarre sferzanti e synth virtuosi, un contrasto in perfetto stile Jekyll e Hyde.
“Shape Of God Though Of Sun” si rivela un album ben costruito, variegato, soprendente e bizzarro. Sicuramente un album non per tutti. Christian Ludvigsson in più interviste ha
Tracklist
- A Peculiar Void
- Pandemagogue
- The Tellurian Yoke
- Fearestrial
- Trope Controller
- Dark Entity Seal
- Psychocracy