The Great Old Ones – Kadath

Il 20/02/2025, di .

Gruppo: The Great Old Ones

Titolo Album: Kadath

Genere: , , ,

Durata: 73 min.

Etichetta: Season of Mist

72

Sei anni sono passati dall’ultimo album in studio ‘Cosmicism’ per i francesi The Great Old Ones che pubblicano la nuova fatica ‘Kadath’, un concentrato di Black Metal, Post-Black e a tratti Technical Death Metal in cui le liriche degli otto brani che compongono l’album viaggiano su tematiche lovecraftiane oscure e misteriose. Già nell’opener ‘Me, The Dreamer’ le sonorità glaciali del Black più arcigno si fondono nel Post-Black con incursioni Technical alla Meshuggah, così come la successiva ‘Those From Uthar’, in cui le ritmiche appaiono meno forsennate ma decisamente più incisive. I brani qui contenuti sono tutti piuttosto lunghi, tra i sette e i nove minuti, con un breve intermezzo, ‘The Gathering’, che dona respiro all’album. ‘Leng’, il più lungo del lotto – ben quindici minuti – lambisce il Post-Black ma torna nuovamente nei binari Meshuggah del più recente ‘Immutable’, in cui le variazioni tecniche sono al servizio della forma canzone; un guitar solo memorabile, parti più atmosferiche e sognanti e aperture melodiche estremamente riuscite rendono ‘Leng’ il brano più intricato del lotto, il più complicato da assimilare e al contempo il migliore. ‘In The Mouth Of Madness’ si avventura nel Death melodico ma dopo appena un minuto rientra nel Black con un furioso drumming in cui la voce di Benjamin Guerry graffia e penetra come lama affilata; a tratti si percepiscono alcuni passaggi chitarra/batteria riconducibili al Prog Metal, soltanto spruzzate qua e là di virtuosismi perfetti nell’economia del brano. ‘Under The Sign Of Koth’ apre con una voce filtrata e immediatamente dopo diviene Black Metal old style in piena regola. Sembrerebbe un brano dei Dark Funeral d’annata con un drumming in stile Darkthrone, old style dice già tutto. Nella parte centrale torna ancora quel Post-Black che tanto piace ai The Great Old Ones, infarcito di splendide melodie e violenza insieme. ‘Astral Void’ è un’esplosione di violenza Black con melodie chitarristiche sempre ben riconoscibili e mai invadenti, eppure ancora emergono influenze dei Meshuggah e Fear Factory, tecnica al servizio della forma canzone. Chiude l’album lo strumentale ‘Second Rendez-Vous’, con una parte iniziale puramente Prog Metal ispirata ai migliori Dream Theater; il brano si snoda poi su lidi Post-Black e parti più introspettive ma sembra non decollare mai, lasciando un po’ di amaro in bocca. ‘Kadath’ è un viaggio oscuro e lungo, talvolta tortuoso per la complessità di stili musicali tutti più o meno riconducibili al Black, ma non è un album semplice, necessita di molteplici ascolti per essere assimilato e compreso nella sua interezza. Si tratta di un disco che crescerà nel tempo, ne sono certo, pur non risultando essere un prodotto di facile comprensione anche per liriche dei brani.

Tracklist

01. Me, the Dreamer
02. Those from Ulthar
03. In the Mouth of Madness
04. Under the Sign of Koth
05. The Gathering
06. Leng
07. Astral Void (End of the Dream)
08. Second Rendez-Vous (Bonus Track Box & Vinyl)

Lineup

Benjamin Guerry – Guitars, Vocals
Aurélien Edouard – Guitars
Hugo Bernart – Guitars
Gregory Vouillat – Bass
Julian Deana – Drums