G3 – Reunion Live
Il 04/02/2025, di Gaetano Iannarelli.
Registrato all’Orpheum Theatre di Los Angeles, al culmine di un tour sold-out statunitense del 2024, la storica formazione del progetto G3 è tornata a grande richiesta e con un ottimo riscontro. Da un’idea di Satriani, il G3 continua a regalare alti momenti di Musica e a segnare la Storia della chitarra elettrica, con concerti che sono un misto di festival, master class e show, dando per tanti aspetti lo stato dell’arte di questo strumento, almeno per alcuni filoni del Rock nel senso più ampio del termine. Per chi quindi non ha avuto la possibilità di assistere di persona, viene distribuito l’audio di queste performance in vari formati, ovviamente con una qualità eccelsa. Le diatribe su chi dei tre abbia dato il meglio, sia apparso in forma migliore o resterà più nella storia di questo strumento, alla luce di tutti questi decenni di carriera, non possiamo che lasciarle ai fan. Il valore di un progetto del genere è innegabile anche soltanto dal punto di vista strumentale, può non piacere sul piano artistico, ma chi si dichiara appassionato del Rock o della chitarra in generale, non può non aver mai sentito parlare di almeno uno dei tre guitar hero protagonisti di questa release. Per gli appassionati del filone, sicuramente avranno avuto soltanto una conferma o ripenseranno a quanto questo tour sarebbe stato gradito in terra nostrana. Nello specifico l’album replica una struttura già vista, ovviamente la stessa dei concerti: una scaletta in cui i tre si susseguono per poi ritrovarsi in coda, per dare con la loro somma quel qualcosa che va oltre le singole abilità messe insieme. Apre Vai, con la sua chitarra urlante, graffiante, ma dal tocco che sa essere super controllato e quindi anche delicato all’occorrenza. ‘Tender Surrender’ ovviamente brano manifesto che è sempre un piacere riascoltare, cui si affiancano in chiusura ‘Teeth of the Hydra’ e la leggendaria ‘For the love of God’. Con Johnson emerge un carattere più blues, fusion, per certi aspetti più classic, con un suono più corposo e un tocco a mio avviso totalmente diverso da Vai. Seguono i sette brani di Satriani, che io definirei per tanti aspetti a metà strada tra i precedenti. La chiusura della serata è affidata alla jam strutturata su tre brani, presentati da Satriani nel delirio della platea. Prima tanto ritmo con ‘Crossroads’, in cui si fa fatica a riconoscere tra gli assoli quale delle tre chitarre emerge nella fitta trama. Poi omaggio a Hendrix con ‘Spanish Castle Magic’, ben undici minuti dove i tre tirano fuori il meglio ed è oro per le nostre orecchie. Da ascoltare. Si chiude con ‘Born to be wild’, armoniche da tutti i lati per quasi sette minuti dall’energia incontenibile, con la voce che viene seppellita dalle chitarre. Poco da commentare: uno spettacolo nello spettacolo tutto moltiplicato per tre.
Tracklist
1. Gravitas (Vai)
2. Avalancha (Vai)
3. Little Pretty Intro (Vai)
4. Little Pretty (Vai)
5. Tender Surrender (Vai)
6. Zeus in Chains (Vai)
7. Teeth of the Hydra (Vai)
8. For the Love of God (Vai)
9. Land of 1000 Dances (Johnson)
10. Righteous (Johnson)
11. Trail of Tears (Johnson)
12. On-Ramp Improv (Johnson)
13. Freeway Jam (Johnson)
14. Desert Rose (Johnson)
15. Venus Reprise (Johnson)
16. Raspberry Jam Delta-V (Satriani)
17. Surfing with the Alien (Satriani)
18. Satch Boogie (Satriani)
19. Sahara (Satriani)
20. Nineteen Eighty (Satriani)
21. Big Bad Moon (Satriani)
22. Always with Me, Always with You (Satriani)
23. Sumer Song (Satriani)
24. Introductions
25. Crossroads (Encore Jam)
26. Spanish Castle Magic (Encore Jam)
27. Born to Be Wild (Encore Jam)
Lineup
Joe Satriani
Steve Vai
Eric Johnson