Funeral – Gospel Of Bones
Il 09/01/2025, di Alessandro Ebuli.
Gruppo: Funeral
Titolo Album: Gospel Of Bones
Genere: Doom Metal, Funeral Doom
Durata: 66 min.
Etichetta: Season of mist
I Funeral si muovono nei territori del Doom Metal da più di trent’anni, risale al 1991 l’anno di formazione della band norvegese. Nei decenni hanno superato momenti difficili, in primis vedere il proprio paese diventare la culla nascente del Black Metal che ha scardinato ogni sistema nei primi anni novanta e stendere un manto di cenere sopra altri generi come il Doom, che è sopravvissuto nonostante tutto, ma con grosse difficoltà, se pure grandi band ancora attive hanno saputo lentamente costruirsi la propria strada e reggere al tempo e alle mode. Inoltre i Funeral hanno dovuto sopportare la perdita di due elementi chiave in formazione: Einar André Ffredriksen (bass) muore suicida nel 2003 e Christian Loos (chitarra) nel 2006 per overdose. Se sono riusciti a rimanere a galla in momenti tanto difficili significa che la musica è andata di pari passo alla forza di volontà degli membri rimasti in formazione e con questo nuovo ‘Gospel Of Bones’ il gruppo riesce a sorprendere nonostante sempre di Doom oscuro e funereo trattasi, ovvero una pista battuta da sempre, ma da sempre con grande raffinatezza. Anzitutto ciò che spicca nei Funeral è la voce potente di Eirik Krokjord, dal cantato pulito e ai limiti di un tenore lirico, mentre per quanto riguarda la musica è certamente il violino a spiccare maggiormente all’interno dei brani; Ingvild Johannesen, la violinista della band, riesce a tessere magnifiche trame sonore senza rischiare di sfociare nel cliché di uno strumento che nel Doom è stato purtroppo abusato. I ritmi cadenzati dei brani, anche quelli maggiormente densi di chitarre, permettono al violino di Ingvild di conferire alle composizioni un clima umbratile, crepuscolare, malinconico e penetrante nelle profondità dell’anima. Lo ammetto, il Doom è uno di quei generi Metal che spesso mi fa commuovere e il violino è per antonomasia LO strumento che maggiormente crea ambientazioni nostalgiche e malinconiche. Se è vero che ‘Gospel Of Bones’ non spicca per originalità rispetto alle precedenti opere dei Funeral, è pur vero che la costante lentezza delle trame sonore del disco, unite alla voce di Eirik, a tratti, come detto, in linea con quella di un tenore, a tratti invece profondamente baritonale, nel contesto di un sapiente utilizzo delle chitarre diviene un’opera estremamente godibile anche a coloro i quali di Doom si sono saziati a dovere negli ultimi trent’anni (mi riferisco ai dinosauri cinquantenni come il sottoscritto). Ascoltate ‘Procession Of Misery’ e comprenderete la mia precedente argomentazione, oppure ‘Yestertear’ dai connotati mediaveleggianti, o ancora ‘My Own Grave’, con continui stop&go sorretti dalla voce possente di Eirik. ‘Nar Kisten Senkes’ è cantata completamente in norvegese, dove il cantato sembra trasportarci dentro leggende antiche di morte e dolore (‘Nar Kisten Senkes’ in norvegese significa “Quando la bara si abbassa), sostenuto da chitarre ruggenti sostituite sul finale da un suono di violino distorto e lacerante. C’è poi ‘Ailo’s Lulluby’, due minuti di solo violino che fa da spartiacque tra le due parti del disco e sembra volerci trasportare in un sognante viaggio tra le terre di Norvegia, tra foreste e laghi e fiabe norrene. Qualunque siano le sensazioni e le suggestioni che questo disco vi trasmetterà, di certo non vi deluderà. Che siate amanti del Doom o meno poco importa, quando un album è ben composto e suonato è sempre un’emozione lasciarsi cullare dalle sue note. E se vi scenderà una lacrima grazie al suono di violino, beh, allora i Funeral avranno colpito nel segno. Con me ci sono riusciti. Gran disco.
Tracklist
01. Too Young To Die
02. Yestertear
03. Procession Of Misery
04. These Rusty Nails
05. Ailo’s Lulluby
06. My Own Grave
07. To Break All Hearts Of Men
08. Nar Kisten Senkes
09. Three Dead Men
Lineup
Anders Eek: Drums
Eirik Krokjord: Vocals
Ingvild Johannesen: Violin
Rune Gandrud: Bass
Stian Kråbøl: Guitars
Morten Søbyskogen: Guitars