In Aphelion – Reaperdawn
Il 18/12/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: In Aphelion
Titolo Album: Reaperdawn
Genere: Black Metal, Death Metal
Durata: 50 min.
Etichetta: Century Media
Che mazzate! Dobbiamo ammettere che ci eravamo persi il debutto degli In Aphelion, ‘Moribound’ del 2022, ma di certo conosciamo però la ‘mente’ che sta dietro a questo evocativo nome, ovvero Sebastian Ramstedt, chitarra, secondo voce e praticamente dal primo album in forze a Necrophobic. Rispetto alla più nota band appena citata, che grazie soprattutto agli input dei fondator Sidegard (ex) e Sterner si ancora di più a un death/black più diciamo canonico, per gli In Aphelion parliamo invece di un prodotto decisamente più vario e contamitato, che raccoglie input non solo dall’humus della band principale; ma attinge piuttosto anche dal thrash, dal modern e dall’heavy più classico, pure.
Un polpettone, state pensando? Bah, se volete pensatelo pure, ma la relatà è che – sebbene appunto parliamo di un prodotto molto contaminato e poco stringibile all’interno di un genere solo, una sua coerenza quest’album ce l’ha eccome. Ed è proprio la robusta e sconquassante performance musicale di tutti i membri ad assicurarcela, permettendo di capitalizzare su veemenza e aggressività grazie uno screaming malvagissimo e a un riffing preciso, pulito e tagliente. La partenza è di quelle col botto, e ‘Fields in Nadir’ ci schiaffeggia subito forte, proponendoci forsennate parti in blast beat e tremolo picking, unendoci poi un cantato aggressivissimo, che dà il suo massimo nel ritornello, dove curiosamente la musica rallenta di velocità ma guadagna in peso, e il righiare diventa quasi più melodico. Se avessimo fatto headbanging per tutti i sei minuti dell’opener ci saremmo di sicuro scassati almeno un paio di vertebre cervicali, e quindi ‘A Winter Moons Gleam’ gioca con una batteria meno estrema, cui sposa però un riffing sempre di matrice blackened. Il cantato qui è risulta più declamatorio e epico, e anche se l’aggressività diminuisce un po’, i Nostri non perdono un oncia della malvagità che comunque permeava già il primo, clamoroso, pezzo. ‘When All Stellar Light is Lost’ è di nuovo black furioso e ribollente, col blastbeat e il riffing in sedicesimi a guidare le danze fino a un prezioso break centrale; ma è ‘The Darkening’ a piacerci di più, con input chitarristici nella prima parte che davvero potrebbero non stonare in un disco di Iced Earth o Manticora! Ancora la chitarre di Ramsted ci rapisce con un vorticoso riff da guitar hero nell’intro di ‘They Fell Under Blackened Skies’, altro brano che inizia indicando altro, e poi finisce per dipanarsi su furia e velocità, che sembrano comunque il pane dei cinque svedesi. ‘Further From Teh Sun’ è un altro gioiellino, una canzone matura e cangiante che mostra tanti aspetti, ma è solo l’ultimo gustoso passaggio prima del pezzo che ci ha colpito di più, ovvero la title-track ‘Reaperdawn’, esplosivo brano dotato di una presa incredibile, che ci trascina e schiaffeggia come se fossimo rimasti attaccati a un tir che ci è passato di fianco.
Che mazzate, dicevamo. Già… il blackend death metal ci piace molto, e infatti negli ultimi anni abbiamo apprezzato molto i lavori di Hideous Divinity e Modern Age Slavery, spostandoci in campo italiano, ma questo disco regalatoci dal chitarrista dei Necrophobic era davvero inaspettato, e ci ha davvero colpito con la sua aggressività e col suo tiro. Complimenti!
Tracklist
01. The Fields in Nadir
02. A Winter Moon’s Gleam
03. When All Stellar Light Is Lost
04. The Darkening
05. They Fell Under Blackened Skies
06. Further from the Sun
07. Reaperdawn
08. Aghori
Lineup
Sebastian Ramstedt: vocals, guitars
Johan Bergebäck: guitars
Tobias Cristiansson: bass
Marco Prij: drums