Opeth – The Last Will And Testament
Il 23/11/2024, di Federica Sarra.
Gruppo: Opeth
Titolo Album: The Last Will And Testament
Genere: Progressive Metal, Progressive Rock
Durata: 50:52 min.
Etichetta: Reigning Phoenix Music
Distributore: Reigning Phoenix Music
L’uscita di un nuovo disco degli Opeth non è mai un evento ordinario: è un momento che divide la comunità musicale, stimola dibattiti e accende passioni contrastanti. Per questa ragione, noi di Metal Hammer abbiamo scelto di attendere un giorno prima di pubblicare questa recensione, lasciando che l’album fosse accolto, ascoltato e discusso dai fan di tutto il mondo.
Sin da ‘Blackwater Park’, ogni pubblicazione della band svedese ha polarizzato il pubblico: da un lato c’è chi la elogia come una pietra miliare, un capolavoro che ridefinisce il genere; dall’altro, chi la etichetta come un esercizio ridondante, talvolta troppo autoreferenziale, che non regge il confronto con la gloria del passato. ‘The Last Will and Testament’ non fa eccezione, l’atteso ritorno del growl, accolto con entusiasmo dai fan più nostalgici, non è sufficiente per alcuni a mascherare ciò che viene percepito come una struttura musicale ciclica e priva di innovazioni significative.
Ma dove si colloca la verità? Forse, come spesso accade, si trova nel mezzo. Il nuovo lavoro degli Opeth non è immune da problematiche: ci sono momenti che sollevano domande sulla direzione artistica della band. Tuttavia, è altrettanto vero che il disco offre spunti creativi che non possono essere ignorati, contribuendo a definire l’evoluzione non solo degli Opeth, ma anche del progressive metal contemporaneo.
Quando si parla di Opeth ci si confronta con una delle formazioni più audaci e camaleontiche della musica contemporanea. Con ‘The Last Will and Testament’, la band svedese compie un passo ulteriore verso una narrazione musicale che non solo esplora il confine tra metal estremo e rock progressivo, ma lo ridefinisce. Mikael Åkerfeldt e i suoi compagni tessono un arazzo sonoro che affonda le radici nella loro tradizione death metal, ma lo intridono di sensibilità narrativa, richiami letterari e ambizioni orchestrali.
Un concept intessuto di dramma e bellezza
L’album si presenta come un’opera concettuale, che ruota attorno alla lettura del testamento di un patriarca defunto, un atto che svela tensioni familiari, segreti e tradimenti. Il disco è strutturato in otto brani, ognuno designato come “§”, a richiamare idealmente i paragrafi di un documento legale. L’ascoltatore è introdotto in un mondo sonoro che richiama l’atmosfera gotica di un dramma shakespeariano, avvolto da riff potenti e dalla reintroduzione delle growl vocals di Åkerfeldt, assenti dal lontano ‘Watershed’ del 2008. Una decisione, questa, che rappresenta un segno di riconciliazione con i fan storici, ma senza rinunciare alla raffinatezza conquistata negli anni.
Una fusione semi perfetta tra tradizione e innovazione
In questo album, l’elemento progressive rock diventa una sorta di colonna sonora per un racconto tragico, la band raggiunge vertici emotivi e tecnici che si traducono in una suite maestosa in cui le chitarre di Åkerfeldt e Fredrik Åkesson si intrecciano dando vita a questo viaggio stratificato e intenso.
Con ‘The Last Will and Testament’, gli Opeth dimostrano non solo di essere musicisti di altissimo livello, ma anche narratori visionari. Come scriveva Friedrich Nietzsche, “E coloro che danzavano furono considerati folli da chi non poteva sentire la musica”: così gli Opeth continuano a danzare sul confine tra riferimenti culturali e ambizioni artistiche creando una musica che sfida l’ascoltatore a uscire dalla propria comfort zone e a immergersi in un mondo complesso ma gratificante.
In bilico fra il sublime e il ridondante?
La produzione, curata dallo stesso Åkerfeldt, è un capolavoro di equilibrio. Ogni strumento trova il proprio spazio, dalle tastiere atmosferiche di Joakim Svalberg al basso pulsante di Martín Méndez, che si distingue per il suo fraseggio elegante e incisivo. La band esplora con audacia il territorio sonoro, creando un’esperienza tridimensionale che premia l’ascolto attento e ripetuto mentre penalizza fortemente il primo approccio con il disco. Al primo ascolto, l’album può sembrare eccessivamente stratificato, quasi soffocante nella sua complessità. Gli Opeth inseriscono una molteplicità di elementi – a tratti quasi decorativi – che, pur avendo l’intento di arricchire il paesaggio sonoro, rischiano di distrarre l’ascoltatore meno paziente e di trasformarsi in un’esperienza che sfiora il “too much”. Questa ridondanza può inizialmente generare un senso di stanchezza o di noia, dando l’impressione che alcuni passaggi si compiacciano troppo della propria complessità. Tuttavia, è solo con ascolti ripetuti che si comincia a scorgere il vero valore dell’opera: gli strati di suono e i dettagli apparentemente dispersivi iniziano a rivelare la loro funzione narrativa e a costruire un’esperienza più coesa e appagante. In questo senso, l’album richiede una sorta di “educazione all’ascolto”, premiando la dedizione con una ricchezza che altrimenti resterebbe nascosta.
Narrazione, tecnica e cuore.
‘The Last Will and Testament’ è un’opera ambiziosa e stratificata, che richiede dedizione per essere compresa e apprezzata. È un disco che non si limita a piacere, ma sfida l’ascoltatore, offrendogli un’esperienza che rasenta il sublime. Gli Opeth si confermano ancora una volta come una delle forze più influenti della musica contemporanea, in grado di parlare sia al cuore che alla mente.
Tracklist
1.§I
2.§II
3.§III
4.§IV
5.§V
6.§VI
7.§VII
8.A Story Never Told
Lineup
Mikael Åkerfeldt – Vocals, guitars
Fredrik Åkessson – Guitars, backing vocals
Martin Mendez – Bass guitar
Waltteri Vayrynen – Drums and percussion
Joakim Svalberg – Keyboards, backing vocals