Oceans of Slumber – Where Gods Fear To Speak
Il 03/10/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Oceans Of Slumber
Titolo Album: Where Gods Fear To Speak
Genere: Death Metal, Progressive Death Metal, Progressive Metal
Durata: 56 min.
Etichetta: Season Of Mist
Non sono una band prevedibile gli Oceans Of Slumber. Dopo tre dischi forse un poco più simili tra loro come il debutto ‘Aetherial’, il buono ‘Winter’ e il più maturo ‘The Banished Heart’; i nostri all’alba del disco omonimo targato 2020 si sono trovati privi di buona parte della band, cosa che li ha costretti per cosi dire a sparigliare un po’ le carte in tavola. Esce così ‘Oceans of Slumber’, un disco cupo e complesso, che però quasi stona se lo si inquadra alla luce del successivo ‘Starlight and Ashes’ di due anno dopo, un capitolo invece etereo e melodico; coperto forse più che vestito da setosi veli acustici.
Facile quindi immaginare che questo ‘Where Gods Fear to Speak’ prima di ascoltarlo non si sarebbe proprio riusciti a piazzarlo all’interno di una discografia dal ventaglio stilistico così largo. Da un certo punto di vista la copertina forse aiuta, annichilente e oscura come quella dell’album omonimo del 2020, e così anche il minaccioso titolo; ma è solo schiacciando il fatidico tasto ‘play’ che si può capire veramente a cosa andremo incontro.
Ad accoglierci è comunque un suono sicuramente indurito rispetto a ‘Starlight’, con chitarre pesanti a giocare di chiaroscuro con invece melodie definite e cantate dall’ottima voce pulita della Gilbert, ottima come sempre. Ci vuole poco perché comunque il piede di Dobber cominci a muoversi veloce sul doppio pedale, trascinando il brano in antri oscuri dove tra il tremolo picking impazzito delle chitarre e il growl sporadico presente qui e là, l’unica luce rimane davvero solo rappresentata dalle già citate linee vocali. ‘Run From the Light’, secondo brano in scaletta, mantiene intatta l’elettricità dell’opener, giocando con una struttura ritmica se possibile ancora più contorta, e presentando parti ancora più pesanti, sottolineate in questo caso dal riconoscibile growl di Ribeiro dei Moonspell. ‘Don’t Come Back From Hell Empty Handed’ vanta poi una lunghezza maggiore (si superano gli otto minuti), tempo che la band texana usa per dipingere un brano più accessibile e malinconico, che almeno nei primi minuti accantona la rabbia improvvisa dei primi due brani in favore di una prestazione più teatrale e drammatica della Gilbert. Bellissimi davvero i minuti centrali affidati sempre alla bravissima singer, la quale da interpretativamente il meglio di se proprio su passaggi raffinati come il lungo intermezzo di pianoforte che ci fa svalicare la metà del brano, chiuso poi da graduale ritorno al complesso progressive metal sentito in apertura. Dopo i fuochi d’artificio di questo brano così complesso, la relativa dolcezza di ‘Wish’ ci culla e ci rinfranca… anche qui il growl è lontano, assente; ma non lo è la tendenza onnipresente di questo album di costruire la fortuna di un brano su soluzioni liquide ed eteree, spezzandole però poi improvvisamente con secche pennellate di elettrica violenza. Un alternanza di momenti dolci e duri che si esacerba ulteriormente nella successiva ‘Poem Of Ecstasy’, un altro brano che come la doppietta iniziale non si fa problemi ad abbracciare le sonorità progressive death proprie degli Opeth. L’imprevedibilità degli Oceans Of Slumber non fa che confermarsi con la successiva ‘The Given Dream’, un brano che ritorna ad abbracciare invece un approccio più pianistico, lasciando però intatta la complessità strutturale e sonora, caratteristica che di fanno non abbandona mai l’album. Con ‘I Will Break The Pride Of Your Will’ e ‘Prayer’ ci troviamo oramai a casa: le coordinate dell’album le abbiamo capite, e seppur nella loro spinta ecletticità, entrambi i brani ci suscitano meno spaesamento e stupore rispetto alle fasi iniziali dell’album… da citare però nella seconda la piacevole partecipazione di Mikael Stanne, sempre bravo a mettere del suo nei brani che interpreta. A chiudere l’album ci pensa un brano atipico, strano, come la cover, opportunatamente rivista di ‘Wicked Game’ di Chris Isaak, brano che davvero ci ha colpito.
Come oramai di consueto con Dobber e Cammie, finiamo l’ascolto straniti da quanto ascoltato, ma convinti della qualità del prodotto. Gli Oceans Of Slumber non sono per tutti, oramai questo è noto; ma per coloro che li seguono con affetto, sembrano essere davvero incapaci di deludere.
Tracklist
01. Where Gods Fear to Speak
02. Run From the Light
03. Don’t Come Back From Hell Empty Handed
04. Wish
05. Poem of Ecstasy
06. The Given Dream
07. I Will Break the Pride of Your Will
08. Prayer
09. The Impermanence of Fate
10. Wicked Game
Lineup
Cammie Beverly; Singer
Dobber Beverly : Drums, Piano
Semir Ozerkan; Bass
Chris Jones: Guitar
Chris Kritikos : Guitar, Synth