Mother Of All – Global Parasitic Leviathan
Il 30/07/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Mother of All
Titolo Album: Global Parasitic Leviathan
Genere: Progressive Death Metal, Progressive Metal, Thrash Metal
Durata: 41 min.
I danesi Mother Of All non sono molto conosciuti, infatti non li avevamo mai sentiti, prima che la agenzia di promoting ci proponesse l’ascolto di questo disco autoprodotto e autolicenziato. In realtà, come spesso accade, band talentuose ma sconosciute non nascono proprio dal nulla e – almeno in questo caso – anche stavolta è cosi: Mother Of All è infatti il monicker scelto per descrivere un progetto di tale Martin Haumann, non un artista conosciuto, ma onesto mestierante della scena metal che in passato ha avuto collaborazioni anche con Myrkur, Timechild e Mercenary. Un personaggio di innegabile esperienza, in possesso cioè del bagaglio di skills e conoscenze per fare un buon lavoro e strappare magari anche qualche collaborazione di grido, come dimostra peraltro la presenza di Steve DiGiorgio al basso sul disco antecedente a questo.
Per quanto riguarda il genere di pertinenza, orbitiamo nei pressi di un progressive death metal dai forti input thrash. Una proposta cioè appoggiata sul lato più violento del prog death, molto distante quindi da quello che possono essere le atmosfere ariose e eteree di Opeth o The Reticent. Le radici di questa maggiore aggressività sono da imputare quasi tutte nell’approccio vocale growl (a tratti quasi scream) del mastermind Haumann, il quale abbandona spesso la gutturalità proprio di questo sottogenere di metal per spostarsi in ambiti più ferali, sposando maggiormente la causa della violenza tot-court del thrash che l’opprimente cupezza del death. Per quanto riguarda poi il resto del sound, molto di quanto si sente risulta essere frutto del lavoro della coppia d’asce Rangstrup-Jensen, due axeman molto dotati dal punto di vista tecnico ma non privi per questo di un certo gusto melodico, come dimostrano qui e là alcuni passaggi meno asfissianti e in qualche modo più aperti.
L’album dal punto di vista della costruzione risulta piuttosto ‘old style’… relativamente pochi brani (otto), di media durata (tutti sui quattro o cinque minuti) ma contenenti al proprio intorno una decisa alternanza di soluzioni e momenti, risultando quindi in un lotto di canzoni piuttosto varie. Forse è proprio questo l’aspetto che ci ha convinto di più… Nonostante infatti una certa uniformità di fondo a livello di sound, dopo alcuni ascolti però le personalità dei singoli pezzi comincia ad emergere, dando un volto a ciascuno degli otto titoli che vedete in tracklist. Ad esempio tra qualche mese potreste andare a riascoltarvi il curioso assolo di basso presente in ‘Dept Crush’, pezzo invero molto progressivo; oppure potreste scapocciare sul violento tupa-tupa tipicamente thrash di ‘Corporate Warfare Leviathan’ un brano quasi metallica vecchio stile, escludendo la voce ovviamente. Altri passaggi che meritano menzione sono poi ‘Pillars’ con suo violento blast-beat intermittente, ‘The Star Already Faded’ con i suoi begli assoli oppure la variegata ‘Merchants of Self-Loathing’, che alterna alla furia cui ci siamo abituati momenti anche meno tirati e volendo quasi malinconici.
Il risultato globale – inutile rimarcarlo – è molto buono. I Mother Of All non inventano niente nè nel campo del thrash, né in quel del death né in quello del progressive… però sono molto abili a fondere gli input da queste tre sorgenti assieme; dando alla vita ad un lavoro che non annoia, e che anzi fa di una buona personalità il proprio asso nella manica.
Tracklist
01. Cosmic Darkness
02. Corporate Warfare Leviathan
03. The Stars Already Faded
04. Hypocrisy: Weaponized
05. Debt Crush
06. Merchants of Self-Loathing
07. Monuments
08. Pillars
Lineup
Martin Haumann: Vocals, drums
Michael Møller: Bass
Henrik Rangstrup: Guitar
Frederik Øgaard Jensen: Guitar