Mono – Oath
Il 01/07/2024, di Anna Maria Parente.
Con ‘Oath’ i giapponesi Mono terminano per forze di causa maggiore la loro lunga e fruttuosa collaborazione con Steve Albini, produttore e musicista tra i più influenti della scena alternative statunitense (e non solo) scomparso improvvisamento lo scorso 7 maggio. Una parentesi triste, ma anche un nuovo inizio per una band che dal 1999 esplora con la propria musica temi duali come il rapporto tra il buio e la luce, la nascita e la morte. Concetti che sembrano descrivere lo ‘yin e yang’ della filosofia cinese, che in Giappone si trasforma in ‘inyo’, simbolo dell’universo come un cerchio dove due forze contrapposte coesistono. L’arte dei Mono incarna proprio questi elementi divergenti che si espandono e si contraggono, creando un suono che rispecchia la natura delle nostre esperienze ed esplora quella sottile linea tra speranza e disperazione.
Nel suo dodicesimo album, la band si concentra anche su un altro aspetto onnipresente della nostra esistenza, ossia il tempo e cerca di comprendere come esso si rifletta sulla vita. Si interroga su quale sia il modo migliore per coglierlo in tutta la sua integrità, senza perdere neanche un istante. Di certo, come loro stessi affermano, questa riflessione sulle lancette dell’orologio è diventata un’urgenza ancora più incalzante dal 2020 quando la quotidianità è stata scombussolata per alcuni mesi, costringendo il mondo a fermarsi e a guardare in faccia a tutta la potenza e la maestosità del tempo.
Oltre a queste considerazioni, in ‘Oath’ emerge anche il viaggio dell’essere umano nell’immensità dell’universo, un ondeggiare che prende vita già dalle prime tre tracce interconnesse, ‘Us, Then’, ‘Oath’ e ‘Then, Us’. Questi brani sembrano richiamare l’intreccio dello yin e yang di cui abbiamo parlato, con un intervallo di speranza offerto da ‘Oath’ che racchiude un mistero ricco di aspettative ed evoca quella meditazione benevola tanto amata dalla band. Attraverso un linguaggio universale, i Mono consentono agli ascoltatori di immergersi completamente nei loro racconti sonori, offrendo un’esperienza che li fa sentire unici ma anche connessi all’infinito che li circonda. La conclusione del brano ‘Oath’ ricorda le atmosfere di ‘I Love You, I’m Going to Blow Up Your School’ dei Mogwai, ma qui il sapore è dolciastro, quasi nostalgico. Il finale di ‘Then, Us’, chiude la trilogia iniziale con una cadenza quasi marziale, conferendo un senso di compiutezza e ordine.
Decisamente più malinconico, il quarto brano ‘Run On’ si schiude con delicatezza, per poi crescere gradualmente in intensità, accompagnato da sottili interferenze di sottofondo che richiamano gli echi dell’universo introdotto nell’incipit. Il pezzo culmina in un finale orchestrale che conferisce una sensazione di classico ed etereo. ‘Reflection’ e ‘Hear the Wind Sing’ seguono un sentiero simile, ma sono avvolte in un’aura più misterosa e meditativa. ‘Hourglass’, invece, si distingue per il ritmo lento e rilassato che offre una pausa per respirare con consapevolezza. Dopo l’inverno faticoso ma sacro di ‘Holy Winter’, si giunge alla primavera mitigatrice dove tutti risplendono di luce propria e riflessa in ‘We All Shine On’ per finire nuovamente con il protagonista di ‘Oath’, colui che domina tutto: il tempo che passa di ‘Time Goes By’.
Tracklist
Lineup
Takaakira ‘Taka’ Goto – Chitarra
Tamaki – Basso, piano
Yoda – Chitarra
Dahm – Batteria