Remedy – Pleasure Beats the Pain

Il 27/06/2024, di .

Gruppo: Remedy

Titolo Album: Pleasure Beats the Pain

Genere: ,

Durata: 42 min.

Etichetta: Scream For Existence

78

Secondo album per i Remedy, gruppo svedese dedito all’hard rock melodico. Se con l’album d’esordio (‘Something That Your Eyes Won’t See’) la band mi aveva convinto ma solo dopo un po’ di ascolti (Remedy – Something That Your Eyes Won’t See · Metal Hammer Italia, la mia recensione), questo nuovo lavoro risulta vincente fin da subito.
I Remedy, per chi non li conoscesse, sono una band nata due anni fa, con all’attivo già due album, come detto, di ottima fattura. La band mi era stata presentata come una sorta di Eclipse, ma non stiamo parlando di plagio, bensì di direzione musicale. Forse complice anche la produzione affidata ad Erik Mårtensson. La presentazione è stata corretta perché la musica di entrambe le band è abbastanza vicina.
‘Crying Heart’ apre l’album in maniera egregia. Siamo di fronte ad un brano che avrebbe potuto far parte di qualsiasi altra band hard rock, ma è la voce di Robert Van der Zwan a renderlo personale. Due ascolti ed è già tra le mie preferite. Si prosegue con ‘Moon Has the Night’, il brano che preferisco di tutta la discografia della band, complice il fatto di aver ascoltato questa canzoni in versione live durante il loro recente tour in Svezia con la Kee Marcello Band. Una canzone con un chorus travolgente che si stampa in testa all’ascoltare e da lì non si toglie assolutamente, tanto che quando l’album finisce la sua corsa con ‘Something They Call Love’ l’unico desiderio è proprio quello di riascoltare questo brano ancora ed ancora. ‘Sin for Me’ preme un goccio sull’acceleratore sempre rimanendo all’interno del genere mentre la successiva ‘Angelina’ inizia con un riff che avrebbe fatto bella figura tra i brani degli AC/DC anche se la canzone rimane molto melodica, per merito dell’ottimo lavoro del tastierista Jonas Öijvall. ‘Bad Blood’ è la prima semi ballad, inizio cantato che strizza l’occhio alle migliori canzoni lente ma l’arrivo degli altri strumenti trasforma la canzone in un mid-tempo. Un massiccio riff di chitarra di Roland Forsman introduce ‘Caught by Death’, un altro mid-tempo decisamente riuscito. Gli ultimi due brani di questo dischetto rispondono ai nomi di ‘Girl’s Got Trouble’ e ‘Something They Call Love’. Il primo è il pezzo più tirato dell’album, l’adrenalina scorre a fiumi anche per merito dell’ottima sezione ritmica composta da Jonas Dicklo e Fredrik Karlberg. Il secondo pezzo è la vera ballad dell’album, posta in chiusura come si faceva negli anni ottanta. Il cantato avvicinabile a Billie Joe Armstrong dei Green Day accompagnato dal suono dei violini regala un’atmosfera davvero unica.
Dopo vari ascolti, prima di tornare ad ascoltare per la 9869498645 volta ‘Moon Has the Night‘ mimando di suonare tutti gli strumenti e fingendo di far ruotare le bacchette come fa Fredrik, chiudo questa recensione confermandovi il mio amore per la band che ormai ha conquistato non solo il mio cuore, ma ovviamente anche uno slot nella mia personale playlist. Se amate l’hard rock melodico, dategli un’occasione, non ve ne pentirete.

Tracklist

01-Crying Heart04:17
02-Moon Has the Night04:10
03-Sin for Me04:06
04-Angelina03:45
05-Bad Blood04:14
06-Caught by Death05:04
07-Hearts on Fire04:00
08-Poison04:06
09-Girl’s Got Trouble03:42
10-Something They Call Love

Lineup

Robert Van der Zwan – Vocals, guitars
Roland Forsman – Guitars, backing vocals
Jonas Dicklo – Bass, backing vocals
Fredrik Karlberg – Drums
Jonas Öijvall – Keyboards