Cavalera – Schizophrenia

Il 21/06/2024, di .

Gruppo: Cavalera Conspiracy

Titolo Album: Schizophrenia

Genere: ,

Durata: 43:59 min.

Etichetta: Nuclear Blast

75

In una recente intervista rilasciata ai nostri microfoni, Max Cavalera osservava come i Sepultura siano stati protagonisti di una grande stagione di rinnovamento che aveva coinvolto anche Slayer, Metallica e Kreator, andando oltre i modelli stabiliti dall’ondata precedente, quella degli Iron Maiden. Ebbene, questo processo (effettivamente avvenuto) prendeva le mosse dalla seconda metà degli anni ’80 per compiersi appieno nella prima metà degli anni ’90, in una sorta di ricambio generazionale assolutamente salutare e benefica. Se invece pensiamo che gran parte dei nomi succitati sono ancora sulla cresta dell’onda, o al limite osannati in un gotha dedicato a chi ha cessato l’attività da poco (ma forse no, le smentite o i passi di lato sono all’ordine del giorno), è evidente che qualcosa non ha funzionato. O meglio, che non poteva funzionare per sempre. Di più: se l’uscita di un disco come ‘Schizophrenia’ a nome Cavalera rappresenta motivo di elevato interesse non solo da parte del sottoscritto ma anche da parte di pubblico e critica (che spesso tendono a sovrapporsi di questi tempi, come osservavo altrove), è incontrovertibile che qualcosa non abbia funzionato.
D’altronde, caro critico/fruitore/estimatore… che gli vuoi dire ai fratelli Cavalera che rifanno la trilogia malefica che li ha resi mitologici agli occhi degli ascoltatori successivi? Nulla, come non avresti detto nulla dinanzi a un’ipotetica reunion del Mark III dei Deep Purple con un altro batterista o al supergruppo Anderson/Bruford/Wakeman/Howe con tanto di copertina firmata da Roger Dean, o magari agli autoproclamatisi Entombed di Nicke Andersson che con Hellid e Cederlund ha portato ‘Clandestine’ dal vivo con l’orchestra, evitando accuratamente stavolta di cantarci sopra (o no?). La domanda sarebbe piuttosto quella relativa alla funzione di un disco remake, che ovviamente non è la stessa che poteva avere trent’anni fa, essendo calato in un presente variegato e abitato da realtà come i Zakk Sabbath, tanto per dirne una. Ecco, l’esempio d’epoca che mi viene in mente è ‘Still Cyco After All These Years’ dei Suicidal Tendencies, la cui genesi derivava dall’esigenza di risuonare i pezzi del seminale, omonimo debut con una formazione rinnovata e con il nuovo tocco apportato dalla stessa. Tuttavia, ‘ST’ resta ‘ST’ e ‘Still Cyco…’ resta ‘Still Cyco…’: l’uno è un capisaldo dell’HC West Coast, l’altro è un disco metal suonato da una formazione stellare e non abbastanza osannata, se non dai tre Cavalieri di Frisco che hanno saputo ben ricompensare il bassista con un impiego ben pagato.
Se invece pensiamo a cose tipo la nuova, fastidiosissima versione di ‘Clayman’ degli In Flames o degli osceni remake dei Manowar post Ross the Boss, ecco che la Storia si ripete sotto forma di farsa senza passare (fortunatamente) dalla tragedia.
E ‘Schizophrenia’, direte voi? La terza parte dell’autoproclamata trilogia dei fratelli Cavalera sfugge alle definizioni di cui sopra, avvicinandosi al concetto architettonico del “com’era e dov’era”, un po’ come El Paron de Casa di Venezia o il fu Palazzo della Ragione di Ferrara, con degli importanti distinguo al netto delle divergenze metaforiche. Innanzitutto, il concetto stesso di trilogia si applica a questo come ai precedenti ‘Bestial Devastation’ e ‘Morbid Visions’ in maniera abbastanza congruente, essendo i lavori usciti originariamente per la Cogumelo Records, dotati del logo primordiale disegnato dallo stesso Max e qui riprodotto in una curiosa omissione del “Conspiracy” dal monicker che sa tanto di dichiarazione di intenti: non c’è più nulla da cospirare, gli originali siamo noi. Ah, poi c’è la volontà di rinnovare il sound dei dischi per renderlo più accessibile alle nuove generazioni e farlo “suonare” esattamente come era in testa ai creatori all’epoca, e su quello potremmo aprire fior di dibattiti su quanto siano affascinanti i suoni dei fustini o le distorsioni primordiali di Jairo e Max prima, e di Andreas e Max dopo. Resta però il fatto che chi si è sparato tonnellate di nastri di HC italiano sa bene quanto il fascino del lo-fi sia costitutivo di una certa “urgenza”, ma va detto che il lavoro di restyling non è privo di un certo fascino.
Indendiamoci, ‘Schizophrenia’ dei Sepultura è un disco che amo e che ha un incalcolabile valore simbolico di contraltare allo strapotere angloamericano nel campo del thrash metal, quanto e più dei due album successivi che – bontà loro – uscirono per un’etichetta internazionale e furono concepiti da una band che aveva già il piede nella Terra degli Uomini Liberi, Patria dei Coraggiosi – il che non è poi così lontano dalla realtà, viste le tentazioni autoritarie del Paese di provenienza più volte denunciate dai Nostri. Eppure, questa release ha un fascino riconducibile alla linea di pensiero architettonica di cui sopra e che già avevamo potuto testare nei vari video del lockdown che avevano visto protagonisti i fratelli: nonostante le varie evoluzioni e derive Nu/groovy di vario genere e tipo, Max e Igor restano i grezzoni oldschoolers che suonavano la chitarra con sole quattro corde o la batteria col timpano a sostituire la cassa. È per questo che questo ‘Schizophrenia’ dei Cavalera suona genuino e credibile ancor più dei due precedenti, forse perché paradossalmente non aveva grossi strafalcioni esecutivi o di produzione da sanare e dunque appare per quello che è: il tributo sincero ai bei tempi andati. Mettetela così, è un po’ come quando i Carcass dichiararono che ‘Surgical Steel’ suonava esattamente come avrebbero dovuto suonare i primissimi dischi se solo fossero stati prodotti in maniera decente.
Già, il “se”, il grande protagonista di quest’operazione che d’altronde apre un altro capitolo di riflessione sul fatto che ‘Schizophrenia’ dei Cavalera ha all’apparenza tutta l’aria di essere un dispetto a Kisser, laddove però Kisser appare ancora una volta come il valore aggiunto della compagine carioca anche quando le sue partiture sono eseguite da altri, esattamente come la grandezza di Kerslake e Daisley apparve fulgida nonostante le magagne targate Bordin/Trujillo (sempre lui!) di zia Sharon. Un chitarrista spesso sottovalutato che però a suo tempo diede quella marcia in più ai Sepultura, allontanando con il suo stile distintivo ogni accusa – fondata o meno – di essere sostanzialmente un gruppo di “baby Slayer” (che tempi, anche quelli…).
Per citare George Orwell, “chi controlla il passato controlla il futuro”, ma le nostre copie (rigorosamente in ristampa e con la “nuova” ‘Troops of Doom’) sono ancora qui sottomano, anche se il confronto può essere superfluo. Tanto per dirne un paio, Max e Igor si saranno stancati di quell’affezione per “Psycho” ben rappresentata nell’intro che ben conosciamo e che hanno citato anche i Simpsons (anche se Matt Groening magari pensava a Hitchcock? Non lo sapremo mai…), sostituendola con un effetto in crescendo che ricorda ‘The Unknown Knows’ dei Voivod e lacerando in lontananza il già lacerato urlo del frontman. Le strumentali invece sono sempre lì (come El Paron, esattamente), mentre è interessante l’esperimento ‘Nightmares of Delirium’, relativo alla composizione e inclusione di un pezzo nello stile dei vecchi tempi (alla Mercyful Fate, insomma), che comunque francamente non toglie e non mette nulla – discorso valido anche se stessimo parlando di un’outtake dimenticata nei cassetti: come spesso accade, se le B-sides o le outtakes sono tali, un motivo c’è sempre.
Anzi, questo mi dà il destro per lanciare un unico, fondamentale monito ai fratelli: reunion o non reunion, il prossimo album sarà la migliore cartina di tornasole per chiunque (non io) abbia ancora dei dubbi sulla loro capacità di scrivere pezzi memorabili, anche al netto del tempo che passa.
Volete la verità? Mentre vi parlo, lo ‘Schizophrenia’ del 2024 scorre con gusto nella tracklist e delizia le casse, esattamente come ha fatto e continuerà a fare il suo “gemello maggiore”. D’altronde, Max e soci l’avevano pensata bene: ‘Escape To The Void’, ‘Septic Schizo’, ‘R.I.P. (Rest In Pain)’ e persino ‘From The Past Comes The Storms’ [sic] sono nati per diventare inni bolivariani di resistenza death/thrash e tali restano, nella loro irruenza qui ben conservata.

Tracklist

01. Intro
02. From The Past Comes The Storms
03. To The Wall
04. Escape To The Void
05. Inquisition Symphony
06. Screams Behind The Shadows
07. Septic Schizo
08. The Abyss
09. R.I.P. (Rest In Pain)
10. Nightmares of Delirium

Lineup

Max Cavalera: vocals, rhythm guitar
Igor Cavalera: drums, percussion
Igor Amadeus Cavalera: bass
Travis Stone: lead guitar