Exodus – British Disaster: The Battle of ’89 (Live At The Astoria)

Il 18/06/2024, di .

Gruppo: Exodus

Titolo Album: British Disaster: The Battle of '89 (Live At The Astoria)

Genere:

Durata: 77:16 min.

Etichetta: Nuclear Blast

82

Devo essere sincero, tra me e la voce di Steve Souza non fu amore a prima vista. I primi approcci al thrash metal prevedevano ovviamente il passaggio dal vecchio-gruppo-di-Kirk-Hammett, di cui accolsi con favore il seminale debut dopo un veloce passaggio a ritroso attraverso l’emblematico titolo ‘Pleasures of the Flesh’ che però mi lasciò freddino. Era un po’ lo spirito di conservazione della purezza delle origini che animava gli anni dell’adolescenza: gli-Helloween-erano-meglio-con-Hansen-alla-voce, e-chissà-se-fosse-rimasto-Paul-Di’Anno, ma-vuoi-mettere-Paul-Baloff e amenità simili. Poi aggiungiamoci la presa di coscienza della repentina virata di ‘Force of Habit’ e la frittata era fatta, come potete immaginare.
Per certe cose semplicemente non sei pronto subito, anche se per alcune non lo diventi mai: ed ecco che l’amabile Souza venne da me relegato nella categoria delle “voci ostiche nel thrash” a cui appartenevano (e appartengono?) di diritto anche Paul Arnold o Sean Killian. Che poi io oggi come oggi ascolti più i Vio-Lence che i Machine Head nulla toglie alla grande intuizione di Robb Flynn di passare al microfono per il suo gruppo successivo, e resta il fatto che ‘Burn My Eyes’ vince a mani basse su tutta la discografia passata e futura che lo ha visto protagonista. Ma non divaghiamo, non più di tanto, almeno… dicevo, ci volle l’ascolto di ‘First Strike Still Deadly’ dei Testament per apprezzare davvero il buon Zetro: è stato lì, con ‘Alone in the Dark’ e ‘Reign of Terror’ che ho capito. Intendiamoci, Chuck Billy resta uno degli assi nella manica dei Bay Area thrashers in virtù della sua affinità con James Hetfield (voce niente affatto ostica, vedi sopra), ma quell’asprezza, quella spigolosità che rimandava ai tempi dei Legacy e in generale agli anni ’80 era ciò che ci voleva in quel momento.
Questa lunga, lunghissima introduzione non ha altro scopo che sottolineare due concetti: quest’album dal vivo è un gioiello imperdibile, e Steve “Zetro” Souza è un frontman incredibile. Non solo per la resa dal vivo sui pezzi suoi e del poi compianto predecessore, ma anche per l’attitudine e la capacità di consegnarci uno show ben confezionato, con brevi ma mirate presentazioni tra un pezzo e l’altro, nonché con una vocalità “torrenziale” che è divenuto il vero marchio di fabbrica degli Exodus. O almeno uno di essi, visto che l’economia di questi maestri del thrash si è retta per lungo tempo sul famigerato H-Team, ma questo lo sanno anche i sassi.
Una cosa va detta sugli anni d’oro del thrash metal: la volontà di rottura degli schemi dispiegata dalle varie band coinvolte, in ciascuna delle scene principali (West Coast USA, East Coast USA, Germania e Brasile) tenne ben alla larga i protagonisti dalla pubblicazione di dischi dal vivo, nonostante l’energia dei live fosse uno dei fondamenti della loro poetica. Quindi, scampoli di estratti da relegare come bonus tracks, predilezione per il formato dell’EP in questo ambito, e spudorata finzione con aggiunta a posteriori del pubblico a cui non si sono sottratti neanche due dei più grandi. Probabilmente era un modo per rompere con gli anni ’70 e con la centralità dei singoli musicisti in favore del focus sulla compattezza dell’ensemble, e lo capisco eccome – anche perché quei pochi scampoli servivano a stuzzicare l’immaginazione come poco altro; logico dunque che quando si sia giunti alle prime release live “lunghe” i risultati non siano stati quelli sperati e soprattutto immaginati. Gli esempi sono molteplici, lascio a voi lo sforzo di memoria, eppure questo ‘British Disaster’ dimostra il fatto che la nostra immaginazione non si è attivata invano, che in qualche cassetto o archivio ci fossero queste bobine che attendevano solo di essere rispolverate per restituirci la magia di quegli anni, esattamente come veniva prospettata dai pochi accenni a noi accessibili.
A conti fatti, poi, rispetto all’EP ‘Good Friendly Violent Fun’ registrato nello stesso tour, sul presente platter suona ancora Tom Hunting, che sarà sostituito di lì a poco da John Tempesta – un elemento di valore aggiunto, sicuramente, in vista di una formazione sostanzialmente “classica”, Baloff a parte. Che poi, parliamo del momento di ascesa genuina di Holt e soci, che avrebero pagato sulla lunga distanza il lieve ritardo temporale rispetto ai compagni della prima ondata ma che qui ci vengono riconsegnati in forma smagliante, sia sui classici di ‘Bonded By Blood’ (due dei quali già presenti in questa versione sulla ristampa Century Media del primo album, ora che ci faccio caso), che sugli inni del citato ‘Pleasures of the Flesh’, fino alle costruzioni più complesse dell’ultimo disco di allora, quel ‘Fabulous Disaster’ che rappresenta senz’altro la maturità del quintetto, con episodi come l’opener (anche qui) ‘The Last Act Of Defiance’, la title track, ‘Like Father, Like Son’ e ‘The Toxic Waltz’, da me riconosciuta come summa di quel discorso sull’H-Team sin dai tempi in cui la trasmettevano su Headbangers Ball.
Dopo questa profusione di incenso, tocca ai peli nell’uovo: appare strana l’esclusione dalla scaletta di due pezzi come ‘Bonded By Blood’ e ‘Exodus’, ma è probabile che i Nostri abbiano valutato che il tutto girava alla grande così, e non posso che prenderne atto – anche al netto della presenza di un numero più che sufficiente di estratti rispetto all’EP dell’epoca. Inoltre, fa strano vedere Souza e compari non sciorinare neanche una delle loro celebri cover, altra croce e delizia della tradizione thrash che in questo caso ha sempre visto Zetro confrontarsi in maniera egregia con il suo mentore Bon Scott. Infine, ora che gli archivi sono in fase di decriptaggio vogliamo fortemente mettere le mani sul live al ‘Day In The Dirt’ del 1984 e dunque precedente al debutto discografico, visto che mamma Nuke ci aveva deliziato con una versione sanguigna di ‘No Love’ un lustro orsono.
Per concludere (finalmente!), non esitate: ‘British Disaster: The Battle of ’89 (Live At The Astoria)’ non può mancare nella vostra collezione di thrashers, essendo a tutti gli effetti l’anello mancante tra i dischi che abbiamo tanto amato e quegli incredibili live shows a cui solo pochi eletti hanno potuto assistere…

Tracklist

01. The Last Act Of Defiance
02. Fabulous Disaster
03. ‘Til Death Do Us Part
04. Corruption
05. The Toxic Waltz
06. A Lesson In Violence
07. Chemi Kill
08. Piranha
09. Like Father, Like Son
10. Deliver Us To Evil
11. Parasite
12. And Then There Were None
13. Verbal Razors
14. Brain Dead
15. Strike Of The Beast

Lineup

Steve “Zetro” Souza: vocals
Gary Holt: guitar
Rick Hunolt: guitar
Rob McKillop: bass
Tom Hunting: drums