Botanist – Paleobotany
Il 10/06/2024, di Anna Maria Parente.
Gruppo: Botanist
Titolo Album: Paleobotany
Genere: Avantgarde Green Metal
Durata: 43 min.
Etichetta: Prophecy Productions
Il progetto Botanist, sempre guidato dal suo fondatore Otrebor, unisce il folle misticismo del black metal con l’empirismo della scienza, più nello specifico della botanica. Con il nuovo album intitolato ‘Paleobotany’, l’artista californiano torna a esplorare il mondo delle piante, concentrandosi questa volta su quelle risalenti alle epoche preistoriche.
Ogni album firmato Botanist presenta leitmotiv e sonorità ricercate, ma l’elemento peculiare è quello che viene definito ‘avant-garde green metal’, un genere che potrebbe sembrare insolito, ma che nasce dal desiderio di alcuni artisti di distinguersi dal black e dall’avant-gard metal non tanto per stile, quanto per tematiche. I testi di Otrebor ruotano perlopiù attorno a una figura solitaria che disprezza l’umanità per i suoi crimini contro la natura, vivendo in un esilio autoimposto, in un luogo definito il Verdant Realm (Il Regno Verdeggiante). In ‘Paleobotany’, in realtà, si fa un passo indietro nel tempo, poiché l’essere umano non è ancora arrivato. Si parla infatti dell’era precedente al nostro avvento che, quasi certamente, sarà anche la successiva, dominata dalle piante che, a tempo debito, riprenderanno i loro spazi.
Nel complesso l’album resta ancora saldamente ancorato al genere di riferimento, ma invece delle tradizionali chitarre a sei corde, si utilizzano dulcimer a percussione a 110 corde, distorti con amplificatori, nastri analogici o strumenti digitali. ‘Paleobotany’, poi, pur essendo sempre legato allo stile metal avanguardistico, dentro di sé racchiude generi nettamente differenti. In alcuni brani, specie quelli di chiusura, si trovano molte sonorità che richiamano il post rock o le sperimentazioni contemporanee delle avanguardie nordiche, non a caso, il disco è stato prodotto da Fredrik Nordström (Opeth, In Flames, Arch Enemy, Dark Tranquillity).
‘Aristolochia’, il primo pezzo, è un ottimo incipit e presenta con precisione lo stile articolato dell’intero album. Il secondo brano, ‘When Forests Turned to Coal’, segna un deciso ritorno alle origini e si conclude con un delicato finale dal sapore folk medievale. Segue ‘Magnolia’, un pezzo dal nome comune ma evocativo, che richiama il delicato finale del precedente.
Come gran parte dei Botanist, anche quest’ultimo presenta una perfezione quasi geometrica in ogni sua singola parte. Perfino le parti in growl, pur nella sua intensità, sono composte ed eleganti. Senza dubbio, questa precisione minuziosa e questi schemi semirigidi restano aperti a boccate d’ossigeno fondamentali, proprio come per le piante a cui si ispirano. L’incessante ricerca stilistica e sonora di ‘Paleobotany’ termina con ‘Royal Protea’, un brano che evoca i Mogwai ai tempi di ‘Rock Action’, ma che, a differenza di queste ultime, culmina in un finale glorioso e più luminoso.
Tracklist
1 – Aristolochia
2 – When Forests Turned to Coal
3 – Magnolia
4 – Archaeamphora
5 – The Impact that Built the Amazon
6 – Sigillaria
7 – Strychnos Electri
8 – Wollemia Nobilis
9 – Dioon
10 – Royal Protea.
Lineup
Current line-up
Otrebor – Dulcimer martellato, tastiere.
Additional collective line-up (recording/live)
Daturus – Batteria
Tony Thomas – Basso
Mar – Voce.