North Sea Echoes – Really Good Terrible Things
Il 27/05/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: North Sea Echoes
Titolo Album: Really Good Terrible Things
Genere: Ambient, Atmospheric Rock, Progressive Metal
Durata: 41 min.
Etichetta: Metal Blade Records
Quando leggi Alder e Matheos pensi subito ai Fates Warning… beh, logico farlo, ma – almeno musicalmente parlando – non questa volta. North Sea Echoes è un nuovo progetto delle due sopra citate due vecchie volpi; un progetto non progressive – ma forse nemmeno metal, se vogliamo – però in grado di rivelare molto dell’animo e della sensibilità artistica di questi due personaggi.
L’idea per il progetto nasce a cavallo tra le varie attività musicali dei due, soprattutto di Matheos. All’indomani della pubblicazione dell’ultimo album dei Fates Warning, il chitarrista si era trovato infatti a lavorare alle composizione per il suo progetto elettro-ambiente Tuesday The Sky. Su ammissione del musicista stesso, alcuni di questi brani erano “più adatti a ricevere una linea vocale”, piuttosto che rimanere completamente strumentali, come il progetto prevedeva. Il caso ha voluto che Jim avesse lavorato proprio per l’ultimo album dei Fates Warning, ‘Long Day Good Night’ a una canzone con sonorità simili, ‘When Winter Falls’, assolutamente perfetta per la voce di Alder. Una telefonata e tutto era pronto, diciamo: un nuovo progetto intimista, non del tutto acustico, non del tutto elettronico, ma con entrambe queste direzioni; un progetto per dare la via libera all’interiorità di entrambi.
I risultati sono ottimi, non c’è altro da dire. ‘Open Book’, il pezzo che abbiamo preferito, unisce sensazioni oniriche, soluzioni musicali eteree, e una linea vocale eccezionale, magnifica, che vede Alder interpretare alla perfezione il mood di un test che ci si è fissato nel cuore: “Every day is just an open book, with the words flyng off the pages. But matter how those lines are written, every story has an end”. Frasi bellissime, malinconiche ma non tristi, astratte ma non avulse dal contesto della nostra realtà. Davvero un pezzo in cui identificarsi e scoprire se stessi. ‘Flower In Decay’, fedele al decadente titolo, ci parla di un mood ancora più dark, meno intimista ma più avvolto di dolce e abbandonato pessimismo… difficile non pensare all’approccio dei Depeche Mode, in questo frangente. Gilmour e i Pink Floyd vengono chiamati qui è la… magari in un semplice, essenziale assolo pieno però di sentimento; oppure in alcuni introduzioni eteree, sospese, che vestono come un guanto le sonorità del periodo Wright. ‘Throwing Stone’ è un altro brano bellissimo, in cui la musica prende un po’ vigore grazie alla batteria di Olsen dei Puscifer e a un ritornello un po’ più vicino a quanto potremmo ascoltare in un ipotetico futuro album dei Fates Warning. Più metal troviamo in ‘Empty’ brano irrequieto nel suo coesistere al confine tra rock e dark wave; e un po’ anche in ‘The Mission’, un altro brano se vogliamo ‘robusto’, ma decisamente più elettronico e synth del precedente. Incredibile finora la capacità di Matheos di condire i brani con diverse sonorità, ma dobbiamo dire ancora più lodevole la capacità di Alder di interpretarle: in nessuno di questi sei passaggi l’abbiamo mai sentito ripetere se stesso. ‘Where I’m From’ rimescola le carte e ci presenta un brano pensoso, lisergico; ancora una volta dipendente dalla miccia della voce di Alder per trasformare se stessa in una sorta di sospesa ballad soft rock condita di psichedelia. ‘We Move Around the Sun’ è ancora più lisergica, malinconica, persa. A Matheos basta poco per creare la tavolozza di colori tra il giallo autunnale e il marrone delle foglie appassite: su questo sfondo ancora una volta Alder costruisce melodie e testo, in questo frangente lente, tragiche. Più definita la successiva ‘Touch The Sky’, acustica inizialmente ma accesa da un bell’assolo verso la fine; ed è solo l’ultimo brillante passaggio di questo album prima che “No Maps” chiuda il disco nella maniera corretta, cioè ancora all’insegna di emozionalità, intimismo e una massiccia dose di pessimismo e malinconia.
Noi ve l’abbiamo descritto, dunque. North Sea Echoes non è per tutti, di sicuro non è per chi c’era un nuovo album dei Fates Warning, ma è un passo obbligatorio per coloro che vogliono cogliere l’opportunità di conoscere un aspetto vero e sincero della personalità musicale di questi due artisti. Bello, consigliatissimo.
Tracklist
01. Open Book
02. Flowers In Decay
03. Unmoved
04. Throwing Stones
05. Empty
06. The Mission
07. Where I’m From
08. We Move Around The Sun
09. Touch The Sky
10. No Maps
Lineup
Ray Alder: vocals
Jim Matheos: guitars
Gunnar Olsen: drums