Artificial Heaven – Digital Dreams

Il 24/05/2024, di .

Gruppo: Artificial Heaven

Titolo Album: Digital Dreams

Genere: , ,

Durata: 45 min.

Etichetta: My Kingdom Music

Distributore: Code 7

76

A chi bazzica un po’ l’underground goth/wave fuori dai canoni ristretti e aperto a influenze alternative metal non sarà sfuggito il nome dei Witches of Doom, operanti nella scena romana e autori di tre dischi nel recente passato. Un vero peccato che il quartetto abbia interrotto le attività, anche perché con il terzo album ‘Funeral Radio’ la formula sembrava aver trovato una strada ben definita e soprattutto convincente. Dalle loro ceneri, il mastermind Fed Venditti ha messo su un nuovo quartetto che conferma il deal con la My Kingdom Music continuando in qualche modo sul filone tracciato dal progetto precedente, pur estremizzandone alcune caratteristiche: nascono così gli Artificial Heaven, giunti con questo ‘Digital Dreams’ al debutto.
Ho appena parlato di caratteristiche “estremizzate”, perché gli Artificial Heaven riprendono sicuramente la lezione di Cult e Bauhaus ma lo fanno con un approccio meno influenzato da quelle suggestioni novantiane che fanno tuttavia capolino nelle trame chitarristiche di Venditti, sospese come sono tra l’aderenza all’ortodossia death rock e la ricerca continua di una forma di espressione personale e libera dai canoni. Non lo nego: il primo approccio con la voce è uno shock, ma col passare degli ascolti non si può che convenire sulla scelta e dirsi che la timbrica profonda di Fabio Oliva è l’unica possibile per esprimere il concetto così come è caro agli Artificial Heaven. Un taglio eccessivo, a volte marcatamente ispirato agli anni d’oro del goth tanto da rappresentarne una sorta di iper interpretazione, ma che alla fine si erge come il giusto contraltare al proliferare di vocalità eteree sullo stesso campo.
E poi, l’approccio a muso duro dell’opener ‘Fall Away’ è subito mitigato dalla sinuosa ‘Log On’, su cui le trame del quartetto si fanno rilassate e accompagnano l’ascoltatore mentre la tracklist si dipana. Sul fronte delle chitarre, Venditti si conferma sapiente artigiano di melodie e armonizzazioni sul bordo che corre tra wave, hard’n’heavy e dark, tirando fuori un efficace riff in 4/4 su ‘Electric Rain’, titolo emblematico che non sfigurerebbe in un universo parallelo in cui i Cult o meglio ancora i primi U2 si prostrano a Sua Maestà il Distorsore, ricordando paradossalmente persino alcuni elementi di punk più oscuro, come gli immortali Bed Boys di Torino.
Ecco poi che ‘Ennio’ (orchestrata da Riccardo Studer degli Stormlord) riprende la tradizione dark west dei Fields of the Nephilim, stavolta pagando direttamente tributo al Maestro citato esplicitamente nel titolo. È vero che il goth è nato nella Perfida Albione, ma il genio di Morricone ne è in qualche modo elemento primordiale e dunque, se non lo omaggiamo noi…
Un elemento efficace seppur meno evidente della formula degli Artificial Heaven è la capacità di procedere per immagini, a partire dall’accostamento scarno ma disturbante dell’artwork di copertina fino alla vocazione “cinematografica” di alcuni passaggi, come l’incedere tarantiniano vicino al rock chicano di ‘Dark Room’, forse un po’ audace nelle successioni di accordi ma di sicuro effetto nella resa dal vivo. A sparigliare le carte interviene quello che è di gran lunga il mio episodio preferito del disco, ‘Lie To Me’: caratterizzato da un’introduzione che ripropone le atmosfere di inizio ’90 di Testament e Suicidal Tendencies, con tanto di roboante doppia cassa a dare la carica, la traccia fa presto a recuperare il suo aplomb alla Sisters of Mercy, recuperando però dal combo di Eldritch e Hussey quella passione per l’hook che si fa ballata da brughiera – insomma, i presupposti per un singolo che faccia presa ci sono tutti.
Una propensione all’easy listening (con i dovuti virgolettati) condivisa anche dalla title track, pur non con gli stessi risultati. Piuttosto, di particolare interesse sono i momenti in cui il rifferama e le ritmiche sfiorano il metal, come avviene anche in ‘Body Shaming’, altro episodio di particolare interesse. Infine, come da ordinanza per un gruppo che si collochi come ponte tra i generi c’è la cover “di nicchia”, affidata in quest’occasione a ‘Russian Roulette’ dei Lords of the New Church, qui riproposta in una versione più decadente e meno punkeggiante dell’originale, sostanzialmente in linea con il filo conduttore dell’album. E allora? Lo dico con la massima chiarezza: cover o no, l’ascolto di ‘Digital Dreams’ è consigliatissimo!

Tracklist

01. Fall Away
02. Log On
03. Electric Rain
04. Ennio
05. Automatic Love
06. Dark Room
07. Lie To Me
08. Digital Dreams
09. Sleeping Tablets
10. Body Shaming
11. Russian Roulette

Lineup

Fabio Oliva: vocals
Fed Venditti: guitars
Lorenzo Valerio: drums
Stefano Romani: bass