Ivory Tower – Heavy Rain
Il 13/04/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Ivory Tower
Titolo Album: Heavy Rain
Genere: Heavy Metal, Power Metal
Durata: 58 min.
Etichetta: Massacre Records
La storia degli Ivory Tower, nonostante veda la pubblicazione di “soli” sette album, sfora oramai il quarto di secolo. Era infatti il 1998 quando l’omonimo debutto aveva toccato gli scaffali dei (ai tempi) indaffarati negozi tricolori attirano l’attenzione degli acquirenti anche grazie a una copertina astratta, che li poneva virtualmente tra complesse costruzioni progressive e probabili sonorità power come tanto in voga all’epoca.
I tempi sono cambiati in 25 e passa anni, la line-up degli Ivory Tower pure; e tutta quest’acqua sotto i ponti ha lavato via qualcosa e lasciato giù qualcos’altro: nel corso dei già citati sette capitoli discografici la proposta musicale dei Nostri è infatti mutata anch’essa sotto l’azione del fiume del tempo, e quindi – complice anche l’ultimo cambio di singer – siamo approdati adesso a una proposta musicale che quasi nulla ha in comune con l’album di esordio di cui parlavamo prima.
Non che sia male per forza, sia chiaro… l’evoluzione è alla base del cammino di quasi tutte le band per non rimanere schiacciati dalla scena metal in continuo cambiamento e rappresenta quindi professionalità e voglia di mettersi in gioco; però è anche vero che se ‘Ivory Tower’ e soprattutto ‘Beyond The Stars’ ci avevano davvero cattura con il loro mix di eleganza, melodie morbide e elementi progressive, questa versione più power e meno prog – più teutonica diciamo – ci trova personalmente più freddini. Il discorso di questo ‘Heavy Rain’ quindi porta avanti quello proposto a partire da ‘IV’ e poi col successivo ‘Stronger’: più robuste le chitarre, più quadrato il sound, ma soprattutto molta ruvidezza (a discapito dell’eleganza che ci piaceva tanto) portata dalle corde vocali degli ultimi due singer: il predecessore Dirk Meyer e l’attuale Francis Soto, forse meno aggressivo ma comunque sempre basso e ‘roco’ per il genere proposto. L’album – come lo era ‘Stronger’ ma anche come ‘IV’ – è comunque buono… non si grida al miracolo durante l’ascolto, ma i brani in generale funzionano, con qualcuno considerabile anche più che buono. ‘Black Rain’ legna parecchio con la batteria e la fisicità del sound ci fa perdonare le melodie un po’ banalotte soprattutto nel ritornello, ‘Monster’ è un’altra killer track sullo stile di Iron Fire o Brainstorm ma ci aggiunge buone idee anche dal punto di vista compositivo e anche la conclusiva ‘The Tear’ ci convince, presentandoci riffing taglienti e vorticosi che ci hanno richiamato un po’ anche gli Scanners dell’indimenticato ‘Terminal Earth’. Cosa manca? Beh, lo dicevamo prima, la carezza delle vecchie canzoni del finire degli Anni ’90 è del tutto assente, la tastiera ora sembra servire proprio a poco, e il timing si è accorciato di brutto, togliendo del tutto le suite o i brani sopra i sei minuti a favore di pezzi più corti e funzionali che rappresentano il DNA attuale della band.
Che altro dire? Come abbiamo detto prima, non ci sentirete mai criticare il concetto di cambiamento in una band. A meno che i Dream Theater non facciano un album alla ‘Chinese Democracy’, la cosa non fa per noi… ma è indubbio che – per i nostro gusti – i vecchi Ivory Tower avevano un appeal diverso. La proposta attuale è efficace e ficcante… ma manca un po’ di luce, ecco. Bravi comunque, se vi piaccono Brainstorm, The Unity, Iron Saviour o Nightmare questo disco potrà girare molto sul vostro piatto dello stereo.
Tracklist
01. Black Rain
02. Holy War
03. Never
04. The Destination
05. 60 Seconds
06. Heavy Ride
07. Recover
08. Monster
09. Voices
10. The Tear
Lineup
Thorsten Thrunke: drums
Sven Böge: guitars
Björn Bombach: bass
Frank Fasold: keyboards
Francis Soto: vocals