Exhorder – Defectum Omnium

Il 27/03/2024, di .

Gruppo: Exhorder

Titolo Album: Defectum Omnium

Genere: ,

Durata: 54:21 min.

Etichetta: Nuclear Blast

Distributore: Warner

73

Doverosa premessa: vi vedo proprio, voi fan degli Anthrax che dite di preferire ‘State of Euphoria’ a ‘Sound of White Noise’, nell’atto di mettere su con gusto e dedizione ‘Schism’ e dire che è meglio di quanto realizzato con Bush nel 1993. Per non parlare di chi si straccia le vesti al solo color porpora del Lago Freddo, dicendo che ‘Monotheist’, quello sì che è un disco dei Celtic Frost. Ma per piacere… che oltre a declamare “Oh God, why have you forsaken me?” in pochi sarebbero in grado di ricordare altro, a differenza di quanto loro malgrado avviene per gli odiati solchi tracciati da Oliver Amberg e Tom G. Warrior.
Tutto questo per dire che la Storia non è intoccabile, che anche l’imperatore dei persiani può sanguinare e che quando si parla degli Exhorder preferisco di gran lunga ‘Mourn The Southern Skies’ a quanto fatto negli “anni belli” della band, che tanto belli non dovevano essere vista la concorrenza spietata di Anselmo e soci su quello che viene definito un terreno comune – laddove io invece ho sempre visto (e continuo a vedere) un filo conduttore tra i Nostri e i Sacred Reich, tanto per dirne una.
Detto questo, devo dire che per quanto avessi personalmente accolto con favore il ritorno degli Exhorder con ‘Mourn The Southern Skies’ definisco sin da ora questo ‘Defectum Omnium’ un disco di passaggio più che di consolidamento – un aspetto che non è per forza un male, sulla lunga distanza. Archiviata la formazione a cinque che aveva animato il platter del 2019, registrato l’addio di Vinnie LaBella con il contestuale ingresso di Pat O’Brien e il passaggio di Thomas anche alla sei corde, riecco i thrashers di NOLA alle prese con il secondo atto della loro nuova vita.
Non so se sia l’apporto dell’ex axeman dei Cannibal Corpse (autore di pregevoli solos, questo va detto) o la voglia del lider maximo di sparigliare le carte, ma il mood fangoso e paludoso che animava ‘Mourn…’ come un genius loci ha qui esaurito la propria funzione, lasciando più spesso spazio a un sound contaminato in parti uguali dal crossover thrash e da una versione al calor bianco del metal classico, specie per quanto riguarda determinati passaggi vocali.
Il bello è che l’opener ‘Wrath of Prophecies’ ricorda nella sua ecletticità alcune soluzioni care agli Extrema più che dei Pantera, tale è il circolo vizioso/virtuoso innescato dal vortice del groove! Ovviamente, è lo spettro di Araya ad aleggiare su chiunque aneli alla ricostruzione dei bei tempi che furono, come un totem imprescindibile che tuttavia costituisce una delle tante tonalità della tavolozza a cui attingono i nostri eroi. E poi c’è ‘Forever And Beyond Despair’, su cui per un bel po’ sembra di sentire i Verbal Abuse a braccetto con i Suicidal Tendencies; musica per le mie orecchie, un bell’assalto a testa bassa che però farà sicuramente storcere il naso ai detrattori di roba tipo ‘Undisputed Attitude’.
Inaspettatamente, sulla successiva ‘The Tale of Unsound Minds’ il buon Kyle compie un salto sin troppo netto rievocando la comune matrice priestiana della scena del Delta e modulando la timbrica verso l’HM classico, pur suonando più come Ripper Owens che come Rob Halford. Sin troppo facile poi riconoscere le sonorità di ‘Living Through Me’ dei Pantera nel break, ma come potete immaginare di giochi delle somiglianze sono pieni i video degli youtubers, figuratevi le redazioni delle riviste specializzate. Prendete ad esempio ‘Taken By Flames’, che gioca la carta Down / Crowbar non mancando di ammiccare a certe sonorità di ‘Far Beyond Driven’ rallentate ad arte – per non parlare di una citazione nel testo (inconsapevole? mah…) che riconoscerete facilmente – salvo puntare sulla classica accelerazione in stile C.O.C. per ravvivare un po’ il sacro fuoco.
La tracklist scorre e si consolida l’impressione di essere dinanzi a un lavoro anche troppo moltiforme che però non manca di schierare varie punte di diamante, come l’essenziale ‘Under The Gaslight’, oltre agli episodi già citati; vero è che sul finale di ‘Defectum Omnium / Stolen Hope’ torna lo stesso dilemma: quanto c’è dei Priest di ‘Jugulator’ negli attuali Exhorder? Una caratteristica tra l’altro senza precedenti nell’economia della band, non ravvisabile nella fase storica in cui com’è noto giocava sul campo del thrash con venature HC e del nascente (anche grazie a loro) movimento groove metal, ma neanche nel precedente ‘Mourn The Southern Skies’, di cui questo ‘Defectum Omnium’ è l’ovvia continuazione ed evoluzione.
Certo, un po’ per sparigliare le carte Kyle Thomas e soci piazzano in coda due schegge memori dei tempi che furono come ‘Sedition’ e ‘Desensitized’, per poi risettare la valvola sulla tradizione groove in occasione della conclusiva ‘Your Six’. Un cerchio che si chiude e che lascia aperto un interrogativo su quanti sostenitori e quanti detrattori raccoglierà ‘Defectum Omnium’. Probabilmente la verità sta nel mezzo, o più probabilmente nella paziente attesa del prossimo capitolo a firma Exhorder. Un gruppo di cui, nel bene e nel male, avevamo sicuramente ancora bisogno: ecco, questa sì che è una bella notizia…

Tracklist

01. Wrath of Prophecies
02. Under The Gaslight
03. Forever And Beyond Despair
04. The Tale of Unsound Minds
05. Divide and Conquer
06. Year of the Goat
07. Taken By Flames
08. Defectum Omnium / Stolen Hope
09. Three Stage of Truth / Lacing the Well
10. Sedition
11. Desensitized
12. Your Six

Lineup

Kyle Thomas: vocals, guitars
Pat O’Brien: guitars
Jason Viebrooks: bass
Sasha Horn: drums