Saxon – Hell, Fire And Damnation
Il 12/02/2024, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Saxon
Titolo Album: Hell, Fire And Damnation
Genere: Heavy Metal
Durata: 42 min.
Etichetta: Silver Lining
Beh, prima di entrare nel vivo di questa recensione prendiamoci un secondo per pensare a una cosa… Ventiquattro! E non sono ventiquattro anni di carriera, che già sarebbero un quarto di secolo, ma ventiquattro album pubblicati… Mica male. Tra l’altro, per onor di cronaca, si tratta anche del primo album privo dell’elemento fondatore Paul Quinn, ascia da sempre presente sui solchi dei dischi griffati Saxon… una mancanza però che si fa sentire relativamente poco, vista la capacità del sostituto Tatler di raccoglierne l’eredità. Però alla fine, lo sappiamo già, con dischi di band storiche come questo si arriva sempre al solito punto, lo stesso che tiene banco con Iron Maiden, Judas e compagnia varia… Ma serviva proprio questo ventiquattresimo album? Ci porta qualcosa in più che già non conoscevamo?
Cominciamo con l’inquadrare i fatti: l’album in questione suona dannatamente bene. E questa non è una novità: da ‘A Call To Arms’ circa tutti gli album dei Saxon hanno un buon suono, pochi filler, e un singer – il buon Biff – che invece di invecchiare migliora, integrandosi sempre di più nel mood dei pezzi. Il leone britannico infatti si destreggia benissimo anche su questi undici pezzi, ora graffiando, ora accompagnandoci su melodie più rotonde, e anche declamando solenne su partiture dal corposo afflato epico, proprio nei brani che qui ci sono piaciuti di più. E a conti fatti, aver parlato a questo punto della recensione della capacità del lungocrinito frontman di adattarsi a vari registri ci viene incontro con il migliore degli assist per descrivere il disco in sé: “varietà”. Non fraintendeteci, non siamo qui per dirvi che ‘Hell, Fire And Damnation’ ha inventato qualcosa di nuovo, o che i Saxon abbiano mai percorso binari originali o che non fossero già percorsi da altri più famosi compari; però è da qualche album (almeno da ‘Battering Ram’ in poi) che ci rendiamo conto che la bravura dei Saxon non è tanto quella di fare album diversi tra di loro, quanto quella di fare album non monolitici, che fanno di un certo ventaglio di sonorità il proprio asso nella manica. In un album dei Saxon ci aspettiamo un paio di rasoiate metalliche ad alta velocità (‘Fire And Steel’, ’Supercharger’), qualche concessione a un sound più hard rock (‘Pirates Of The Airways’), e alcuni brani dall’incedere più epico come ‘1066’, anche se qui la parte del leone la fa la bella ‘Kubla Khan And The Merchant Of Venice’. La ricetta oramai è questa, ed è immutata anche su questo album… ma la notizia buona è che quello che esce dalla cucina comunque è buono e appetitoso quanto se non di più rispetto all’ultimo ‘Carpe Diem’, garantendoci quindi di sentirci a casa fin da subito, senza però proporci un album fotocopia. Una caratteristica non da poco a ben vedere, soprattutto considerato appunto quanto abbiamo scritto sopra: ventiquattro album.
Ma quindi? L’album serviva o è stato pubblicato anche se non si ha più niente da dire da almeno una decade? Bah, non siamo qui per rispondere a questo. Non lo sappiamo se serviva o no; e tutto sommato manco ci interessa. Possiamo però dirvi che – sì – ci fa piacere che abbiano pubblicato questo ‘Hell, Fire And Damnation’. Perché la buona musica, tutto sommato, non ci dispiace mai. E qui ce n’è. Parecchia.
Tracklist
01. The Prophecy
02. Hell, Fire And Damnation
03. Madame Guillotine
04. Fire And Steel
05. There’s Something In Roswell
06. Kubla Khan And The Merchant Of Venice
07. Pirates Of The Airwaves
08. 1066
09. Witches Of Salem
10. Super Charger
Lineup
Biff Byford: vocals
Doug Scarratt: guitars
Brian Tatler: guitars
Nibbs Carter: bass
Nigel Glockler: drums