Briqueville – III
Il 08/12/2023, di Giulio Pieroni.
Gruppo: Briqueville
Titolo Album: III
Genere: Drone, Post Rock/Metal
Durata: 39 min.
Etichetta: Pelagic Records
Se dovessi descrivere con meno parole possibili ‘III’ dei Briqueville sarei molto indeciso, tra ripetitivo e in continua evoluzione. Detto così potreste pensare che abbia problemi di bipolarismo ma non è colpa mia bensì della natura duale di questo magnifico disco. Cinque tracce che si muovono tra il drone, la musica ritualistica (qualcuno laggiù in fondo ha detto Om?) e venature post. I pezzi riescono ad evolversi in maniera continua ma per certi sorprendenti dando varietà a composizioni indubbiamente ad un primo ascolto monòtone e monotòne. Il gruppo belga nella bio di Spotify descrive la propria musica come “mantra strumentali composti da chitarre spettrali”, difficile dare una definizione più calzante dell’operato del musicisti ( non si sa con precisione quanti) che stanno dietro al progetto Briqueville. Si parte con ‘AKTE XVI’ , la più smaccatamente drone, ci catapulta in una palude di suoni e voci ripetitive che rendono il pezzo claustrofobico. ‘AKTE XVII’, come avrete capito le composizioni non hanno un nome proprio bensì sono numerate, si apre con un lungo pezzo iniziale ciclico che si rinchiude in sé stesso fino all’esplosione che avviene con l’arrivo di una linea vocale che ricorda molto i sopracitati Om, questo cambio fa in modo che il pezzo si apra verso sonorità più dilatate post metal. La terza canzone si apre con un riff di chitarra a cui piano piano si aggiungono altri elementi che entrano a far parte della composizione aggiungendo sempre più sfumature e dandoci come l’impressione di vedere oltre la quarta parete della composizione, in seguito il pezzo esce e rientra diverse volte nel seminato del riff iniziale sfociando verso lidi post rock con chitarre e synth molto meno pesanti di quanto lo fossero all’inizio del pezzo per poi concludersi in maniera ciclica, quest’ultima è il vero trait d’union del disco e anche la quarta traccia non è da meno rispetto a questa particolare caratteristica, tutto parte con una chitarra acustica che ci riporta ancora in territori in passato frequentati da Cisneros e i suoi gruppi per poi evolversi con l’aggiunta di synth e suoni elettronici in qualcosa di più drone. La quinta e ultima composizione parte e ci fa intravedere uno scenario completamente diverso da quello rappresentato ad inizio disco, qui se chiudiamo gli occhi veniamo catapultati in un clima desertico, quasi dalle parti degli album più dilatati degli Earth senza però l’estenuante e meravigliosa lentezza del gruppo di Carson, successivamente il mood non cambia ma i suoni si fanno più radi e vaghi, riverberi di chitarre lontane e percussioni cicliche ci fanno immaginare che in mezzo al deserto già citato ci si sia ritrovati dentro un cerchio di pietre a partecipare a chissà quale rituale ancestrale.
In conclusione: il disco è di pregevolissima fattura ed è consigliatissimo per chi vuole avere dalla musica spunti per viaggiare su lidi diversi rispetto alla quotidianità, qui si spazia molto su sonorità diverse e mood differenti, una cosa solo non cambia mai: la ciclicità delle composizioni.
Tracklist
AKTE XVI
AKTE XVII
AKTE XVIII
AKTE XIX
AKTE XX
Lineup
ignota