Zahn – Adria
Il 28/11/2023, di Gaetano Iannarelli.
Gruppo: Zahn
Titolo Album: Adria
Genere: Post Rock/Metal
Durata: 80 min.
Etichetta: Crazysane Records
Gli Zahn ritornano con la loro seconda release ‘Adria’, interamente strumentale , dalle sonorità molto moderne che oscillano come dichiara la band tra musica elettronica, post-rock, krautrock, dark jazz, noise–rock, post–punk. Ottanta minuti di musica introdotti dalla opener ‘Zebra’, una traccia che passa abbastanza anonima ma ci aiuta a scaldare i timpani per la successiva e molto più convincente ‘Zehn’. Traccia potente con riff che più che stoner sembrano post-metal, con una ritmica abbastanza complessa che smuove velocemente le acque e stuzzica l’appetito. Dopo i primi cinque minuti distorti, la traccia viene risucchiata da una strana atmosfera jazz, con un assolo di chitarra dal suono e dal riverbero particolare, spiazzante. Un minuto di break abbastanza folle, per poi tornare a riff distorti, meno ritmati ma più acidi.
La successiva ‘Schmuck’ è una lunga traccia caratterizzata nei primi minuti da effetti di reverse applicati a diversi strumenti. Una trama che si va componendo man mano, parti diverse si sommano dipingendo un’atmosfera solare, sospesa, forse troppo ripetitiva, ma che dopo quasi sette minuti, viene inaspettata rotta da un riff molto pesante, graffiante, acido, che negli ultimi due minuti diventa martellante ma perde di mordente e di idee, approdando a oltre nove minuti, veramente lunghi. La quarta ‘Apricot’ è uno dei due singoli dell’album, una traccia molto diversa da quanto sentito finora. Elettronica pura dai suoni moderni, cresce lentamente, strato su strato riassembla lo stesso groove con vari strumenti fino al quarto minuto dove le chitarre diventano centrali e allargano lo spettro sonoro del brano, rendendolo più intenso, ma sempre più ossessivo. Al settimo minuto uno strappo nella trama ne reinventa ritmica e atmosfera, ma è solo un minuto che lascia appesi.
Con la quinta traccia ‘Faser’ l’iniziale interesse inizia a mischiarsi con una sensazione di smarrimento che avanza. Pochi punti di riferimento, stilistici o caratteristici del progetto, stentano a delineare una strada maestra e ogni parte inizia a sembrare fugace e a se stante. Gli oltre undici minuti di ‘Faser’ preoccupano giunti a questo punto. Un motivetto proviene dal synth, molto anni ottanta. Note danzano su un tappeto elettronico che si trasformano al quarto minuto in un riff potente, che supportato da una batteria possente prende la scena ed è una nuova trasformazione. Se da un lato rianima e riaccende l’attenzione nell’ascolto, l’innesto appare abbastanza forzato. I synth iniziano quindi ad alternarsi con la “sessione stoner della band” fino alla fine di questa quinta traccia, estremamente lunga per le idee messe in gioco. ‘Tabak’ ribalta il format delle precedenti traccia, con un inizio a bomba che poi lascia lo spazio alla parte soft, estremamente soft. Una chitarra solista cerca di guidare la costruzione della traccia, con grande difficoltà.
Dalla settima traccia la dilatazione delle parti si esaspera, sempre più minimaliste ed elementari. ‘Velour’ propone sonorità diverse, l’altro singolo ‘Idylle’ chiude l’album con cinque minuti che ricordano tanto Badalamenti e la sua colonna sonora per Twin Peaks.
Tracklist
1 Zebra
2 Zehn
3 Schmuck
4 Apricot
5 Faser
6 Tabak
7 Yuccatan 3E
8 Amaranth
9 Velour
10 Kotomoto
11 Idylle