Ocean Districts – Phantom Islands
Il 13/07/2023, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Ocean Districts
Titolo Album: Phantom Islands
Genere: Alternative Metal, Avantgarde, Inclassificabile, Post Rock/Metal, Progressive Metal
Durata: 49 min.
Gli Ocean Districts, intesi come band, sono una band strumentale estone, alle prese con il proprio secondo album autoprodotto. Classificabile come un ibrido di progressive, post rock/metal e shoegaze, la musica del quintetto trova i paragoni più intuitivi nella proposta di band dall’approccio similare come God Is An Astronaut, Isis o Russian Circles; è però importante segnalare che sostanziali differenze è possibile notarle tra la musica del gruppo estone e degli altri ensemble citati, e pure abbastanza facilmente.
Il punto è che – e questo è un vero punto di forza – la musica contenuta in questo LP ‘Phantom Islands’ è davvero molto ben caratterizzata e personale. A partire sicuramente dal concept – le Isole Fantasma del titolo – il quale si appoggia al misterioso ma interessante concetto di quei particolari lembi di terra scoperti in passato e segnati sulle mappe ufficiali, ma che poi anni dopo si verificano essere scomparsi o addirittura non essere mai esistiti… Un concetto davvero misterioso e intangibile; avventuroso se vogliamo, ma che sposa benissimo la musica proposta dal gruppo. ‘Phantom Islands’ vive in effetti di una psichedelica e cangiante alternanza di liquidi momenti acustici a violente pennellate elettriche, fortemente debitrice dell’alternative metal statunitense degli ultimi anni. Un alternanza che fa si che ogni brano abbia una propria tendenza più verso una calma serenità post rock o una certa intricatezza progressive che abbiamo sicuramente apprezzato. E’ così che brani all’apparenza simili – pensiamo anche solo al trittico di canzoni iniziale – finiscono per differenziarsi l’un l’altra. L’opener ‘Ravensrodd’ è infatti un brano dall’andamento più sereno che finisce però in un crescendo, la successiva ‘Lemuria’ mostra un’intransigenza maggiore nelle sue cupe scelte di chitarre soprattutto nei minuti centrali, mentre ‘Fata Morgana’ fa uso di avvolgenti vocals femminili, che donano profondità emotiva al tutto. Tra i pezzi migliori di cui ci piace fare menzione ci sono sicuramente l’eclettica ‘Emerald Island’ col suo incedere legato anche la math rock, oppure il nostro brano preferito, l’emozionante ‘Frisland’, brano più lungo e articolato caratterizzato da passaggi più robusti di assoluto valore che distanziano la proposta dai già citato Godi s An Astronaut, portando la musica su un livello più fisico e urgente.
Insomma un album che, per noi che scriviamo, avrebbe un voto davvero più alto rispetto a quello riportato in calce. Il motivo? ‘Phantom Islands’ è un prodotto relativamente difficile e rivolto a una cerchia ristretta di ascoltatori. E’ inoltre lungo per il tipo di proposta, e nonostante appunto una certa ricerca riesca a dare un volto preciso a ogni isola, a ogni brano, l’uniformità stilistica alla base può gettare un aura di noia e pesantezza al tutto, riducendone la fruibilità. ‘Phantom Islands’, volendo essere pienamente obbiettivi, è un disco perfettamente suonato e realizzato, con potenzialità ancora più vaste, ma che tradisce ancora forse una certa insicurezza e immaturità in alcune scelte, che le più quotate band citate in apertura avrebbero fatto in maniera diversa aumentando l’appeal dell’intero lavoro. Però, a noi che scriviamo, ‘Phantom Islands’ è davvero piaciuto. E’ arrivato in un momento di grande stanchezza e lacerazione mentale; motivo per cui musica come questa è davvero lenitiva sulle ferite dell’animo. Questa condizione particolare ci ha sicuramente aiutato ad entrare nel mood un po’ ostico dell’album ma – ve lo assicuriamo – una volta imbarcati su una delle navi dipinte nella splendida copertina il viaggio che è possibile compiere è davvero dei più interessanti. Lo consigliamo a tutti gli amanti di queste sonorità, con il monito di questo ultimo paragrafo: se non vi interesserà da subito difficile che lo farà in seguito. Sta a voi capire se i paesaggi dipinti da questi cinque ragazzi del nord europa fa per voi o no.
Tracklist
01. Ravensrodd
02. Lemuria [wbass solo: Janno Trump]
03. Fata Morgana [wvocals: Robin Juhkental]
04. Agarta
05. Hybrasil
06. Frisland [wvocals: Eliise Urke]
07. Emerald Island
08. Satanazes
09. Vulcan [wvocals: Jonathan Flack]
10. Thule
Lineup
Taavi Liinak – guitars
Martin Lepalaan – guitars
Siim Eenma – guitars
Stanley Love – drums
Tanel Kõnd – bass