Alcatrazz – Take No Prisoners

Il 15/06/2023, di .

Gruppo: Alcatrazz

Titolo Album: Take No Prisoners

Genere: ,

Durata: 49:16 min.

Etichetta: Silver Lining Music

72

1983-2023, la Storia continua… so perfettamente che il monicker Alcatrazz richiama ai più qualche amarcord da tramonti californiani di una quarantina di anni fa, il tutto condito dalla presenza di due pesi massimi dell’hard rock internazionale come Graham Bonnet e Yngwie Malmsteen, ma va ricordato ai meno attenti che stiamo sostanzialmente parlando di un fondamentale anello di congiunzione tra la lezione fiabesca dei Rainbow e il nascente heavy a stelle e strisce che tanto influenzerà certo power europeo, complice anche la sfolgorante carriera solista del giovanissimo axeman succitato. Fatta la dovuta premessa, ai soliti distratti gioverà ricordare come, dopo una certa notorietà negli anni d’oro ma un successo “vero” mai agganciato, la band sia tornata in pista proprio nel decennio corrente, con ben tre dischi tra cui quest’ultimo ‘Take No Prisoners’.
Chiaro, vi starete chiedendo come mai dare fiducia a una band che magari avete tenuto fuori dai radar negli anni che furono, quando avrebbe avuto più senso ascoltarli, secondo una certa vulgata. Eppure, ci sono almeno due buoni motivi per mettere sul piatto, sul lettore o su qualsiasi altra diavoleria ‘Take No Prisoners’: il primo è legato alla succitata influenza esercitata su quelli che magari sono i vostri beniamini di sempre, e non parlo per forza della Rising Force o di altri progetti “correlati”; il secondo è che gli Alcatrazz di oggi sono un progetto leggermente diverso da quelli che accendevano le polveri sui primi vagiti di MTV con ‘God Blessed Video’ o ‘Island in the Sun’. Più oscuri, più compatti, rivolti con maggiore convinzione verso quella frangia di die-hard senza più l’ansia di scalare classifiche sempre più evanescenti e che ormai sono un ricordo del passato un po’ per tutti. A leggere la line-up non si ha che conferma di simili premesse, con l’ormai solidissimo Joe Stump in formazione e la conferma di Doogie White, al secondo disco con la band.
Come è giusto che sia, l’opener ‘Little Viper’ punta tutto sull’assalto ragionato, guidata com’è dal riffing a locomotiva di Stump, ben sorretto dal mastermind Waldo, mentre ‘Battlelines’ richiama un certo sound britannico – come si sa, il nostro White è scozzese, ma non va dimenticato che anche il suo illustre predecessore Bonnet era britannico, a dispetto del taglio “americano” della sua carriera. Gli echi di Malmsteen si fanno sentire nei solchi virtuali di ‘Take No Prisoners’, ma anche quelli intimamente correlati del power europeo, rendendo Stump una sorta di versione aggiornata dello yankee alla corte di Re Artù di twainiana memoria. Menzione speciale va anche al singolo apripista ‘Don’t Get Mad… Get Even’ (con un divertente cameo delle Girlschool!), all’intricata e oscura ballad ‘Strangers’, alle cavalcate senza ritegno della rocciosa ‘Power in Numbers’ e di ‘Alcatrazz’ – occhio, per la prima volta nella storia della band arriva proprio un pezzo di nome Alcatrazz… – e in parte anche a ‘Salute the Colours’, apparentemente tratta dall’ampio manuale di quei pezzi doommeggianti tipici (neanche a dirlo) della Rising Force. Gioverà qui ricordare anche come Doogie White sia stato al servizio dello svedesino tutto pepe per ben due dischi a inizio 2000, oltre che ovviamente alla corte di Sua Maestà Ritchie Blackmore, un passaggio non da poco nella carriera del vocalist. Chiaro che la sua voce offra un colore completamente diverso da quello un po’ sbarazzino e sguaiato ma irresistibile dell’ugola di ‘No Parole From Rock’n’Roll’ e posso anche comprendere come ci sia una frangia molto legata a “quella” versione degli Alcatrazz, sicuramente dotata di una freschezza che qui muta le sue coordinate anche per via dell’inevitabile maturità dovuta al passare degli anni, però la conclusione è che siamo dinanzi a un disco credibile, magari non scevro da filler, però realizzato da un quintetto compatto e solido. Passare degli anni, maturità, essere legati a qualcosa: stiamo parlando dei compositori / esecutori o di noi ascoltatori? A voi l’ardua sentenza… mentre però ci pensate, non dimenticate di leggere l’intervista da noi realizzata a Jimmy Waldo in vista dell’uscita del disco!

Tracklist

01. Little Viper
02. Don’t Get Mad… Get Even
03. Battlelines
04. Strangers
05. Gates Of Destiny
06. Alcatrazz
07. Holy Roller (Love’s Temple)
08. Power In Numbers
09. Salute The Colours
10. Bring On The Rawk

Lineup

Doogie White: vocals
Joe Stump: guitars
Jimmy Waldo: keyboards
Gary Shea: bass
Larry Paterson: drums