Depeche Mode – Memento Mori
Il 28/03/2023, di Alessandro Ebuli.
Gruppo: Depeche Mode
Titolo Album: Memento Mori
Genere: Dark, Elettronica
Durata: 50 min.
Etichetta: Columbia Records
‘Memento Mori’ è il primo disco dei Depeche Mode a rompere la catena di uscite a cadenza di quattro anni mantenuta stabile fin dal 1993, anno di pubblicazione di ‘Songs Of Faith And Devotion’. Vittime della dipartita del compagno e fratello Andrew Fletcher, il gruppo di Basildon giunge al 2023 con un fardello pesantissimo sulle spalle e soltanto un album denso e pregno di un magma sonoro dai contorni marcatamente neri avrebbe potuto liberare dalla rabbia e dallo sconforto. Non vogliono inventare nulla i DM, tantomeno tentano di stupire con effetti speciali, ne hanno forse bisogno? Decisamente no. Dunque si immergono nel proprio dolore e sfornano un prodotto che francamente nessuno si aspettava, soprattutto dopo un album come ‘Spirit’, valido sì, ma permeato di un vorrei ma non posso piuttosto evidente. ‘Memento Mori’ torna a raccontarci i DM degli anni novanta attualizzati grazie a sonorità moderne e cristalline.
‘My Cosmos Is Mine’ apre l’album e con i suoi toni cupi e umbratili ci trasporta in una dimensione dai contorni liturgici, quasi a dirci che il cosmo è un luogo in cui potremo danzare e fluttuare liberamente pur mantenendoci saldi al suolo. ‘Wagging Tongue’ si riallaccia al filo teso nel 2009 con ‘Sounds Of The Universe’ (disco in cui le chitarre avevano ceduto il posto a un tripudio di sintetizzatori) e poi in parte interrotto con ‘Delta Machine’ e ‘Spirit’, più canonici dal punto di vista del Depeche Mode sound; sonorità ancora cupe ma un senso di ariosità dato dalle tastiere inizia ad aprire un varco verso la luce, anche se è evidente che in tutto ‘Memento Mori’ non c’è un reale spazio per una luce che illumini il proprio cammino quanto più per un piccolo sentiero da esplorare. In ‘Wagging Tongue’ la band dà sfoggio della propria passione e influenza per i Kraftwerk, che ritroveremo più avanti in un altro brano in setlist, ‘Always You’. ‘Ghosts Again’, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, rientra nei canoni Pop-oriented tipici dei DM, è evidente si tratti di un brano destinato a restare nel tempo grazie a una melodia perfetta e ad arrangiamenti (fin troppo) patinati, eppure incisivi. ‘Don’t Say You Love Me’ accarezza velleità Soul, ma lo fa con la dolcezza del cantato di Gahan che qui sembra aver volutamente trasposto l’attitudine più elegante mostrata nei dischi con i ‘Soulsavers’; un titolo che rimanda direttamente a ‘It’s No Good’ citandone evidentemente il verso nel refrain, ma con uno stile totalmente differente dal brano tratto da ‘Ultra’. Stupisce ancora una volta la bellezza degli intarsi melodici tra chitarra e tastiere, un amalgama perfetto che denota qualità artistiche in continua evoluzione nonostante ci si trovi davanti al quindicesimo album del gruppo. ‘My Favourite Stranger’ si incunea in toni oscuri in cui la ritmica è scandita dalle tastiere immerse in un loop multidimensionale. Spicca la prova di Gahan ma sono i cori di Martin Gore a rendere tutto l’insieme spettrale e tenebroso.
‘Soul With Me’ è l’immancabile “Gore song”, interamente cantata dal chitarrista, in cui l’aura oscura dell’album viene smorzata da una linea vocale più ariosa e delicata, spartiacque del nero concept di ‘Memento Mori’. È un omaggio questo brano, uno spirito, un’anima che si eleva al cielo e allo spazio. ‘Caroline’s Monkey’ ha tutte le caratteristiche di un brano Trip/Hop, e devo ammettere che la sensazione che i DM amassero il sound di Bristol l’ho avuta fin dai tempi del sottovalutato ‘Exciter’ del 2001. ‘Caroline’s Monkey’ riprende le atmosfere di quel disco e le attualizza al concept di ‘Memento Mori’, soprattutto la vena del Trip/Hop emerge nel refrain sorretto da tastiere avvolgenti, un tappeto sonoro evocativo che fa presagire a una apertura che non arriva mai, ed è proprio questo il suo pregio, riesce infatti a mantenere la profondità e la cupezza di suoni corposi e di un testo quantomai denso di significato senza troppi orpelli.
‘Before We Drown’ non si discosta molto da ‘Caroline’s Monkey’ se non in una maggiore propensione alla dilatazione dei suoni, ancora nell’utilizzo delle tastiere. La coda del brano è estremamente affascinante e la chiusura a due voci – pulita di Gahan, vocoderizzata di Gore – semplicemente meravigliosa.
‘People Are Good’ ha suoni caratteristici dell’epoca eightes dei DM. Non avrebbe affatto sfigurato su ‘Black Celebration’, inserita tra ‘Fly On The Windscreen’ e ‘A Question Of Lust’ avrebbe fatto un figurone (provate e mi darete ragione). Toni ancora piuttosto controllati, del resto ‘Memento Mori’ è costruito sulla melodia e sulla moderazione.
‘Always You’ coniuga lo stile vocale di Gahan, unico, duttile, irripetibile, con sonorità prese a pié pari dai Kraftwerk; una caratteristica a mio avviso entrata nelle corde del gruppo dall’ingresso del batterista Christian Eigner, anche se in ‘Memento Mori’ si occupa del Drum recording soltanto su un paio di tracce. In questo progetto dietro le pelli siede James Ford che è anche il produttore dell’album. Non sarà un caso l’origine geografica di Eigner, sta di fatto che dalla pubblicazione di ‘Ultra’ l’ombra dei teutonici Kraftwerk non è mai più svanita nel sottostrato musicale dei Nostri. Non che prima fosse assente, tutt’altro, ma l’impressione è quella di un gruppo che a metà carriera, verso la fine degli anni novanta, ha saputo rinnovarsi riscoprendo suoni che non sono mai tramontati e che hanno gettato le basi della musica elettronica.
‘Never Let Me Go’ è invece un brano nervoso, a tratti convulso se pur costretto dentro a una faticosa linearità di fondo, in cui spicca la chitarra piuttosto acida vicina a certe limate asperità degli ultimi Nine Inch Nails. Inizialmente questo brano non mi aveva colpito positivamente, ma una volta compreso nella sua circolarità ossessiva è diventato uno dei miei preferiti del lotto.
‘Speak To Me’ è il canto del cigno di questo disco crepuscolare ed estremamente affascinante, intriso di sinuosità e dolcezza, di dolore e intima profondità. Qui, oltre allo straordinario tappeto di tastiere che percorre il brano per tutta la sua durata, è l’interpretazione di Gahan a fare la differenza; il crescendo lancinante e atmosferico sul finale di ‘Speak To Me’ è uno stargate verso un’oscurità dentro la quale i Depeche Mode si affacciano e cercano la propria luce, quel lume perduto alcuni mesi fa con la scomparsa del fratello Andrew Fletcher.
Se pensate che un omaggio chiamato ‘Memento Mori’ sia banale non avete compreso l’importanza di quest’opera monumentale. Qui dentro non c’è rassegnazione alla fine della vita, ma al contrario c’è l’apertura verso un futuro che se in questo momento appare inevitabilmente un’incognita, vuole al contempo marcare un punto ben preciso di un cammino durato quattro decadi. ‘Memento Mori’ vuole essere esattamente questo, un tassello che fermi il tempo e lo rimetta immediatamente in movimento un istante dopo, con brani dotati di una densità e profondità palpabili e di una corposità sonora senza precedenti, se pure non percepibili ai primi ascolti. C’è tanto nero dentro questi solchi, ci sono tante sensazioni, emozioni, sofferenza, ma anche tanto amore per chi oggi non è più fisicamente presente ma resta e resterà per sempre tra noi. È un testamento, non v’è dubbio in merito, e il fatto che il disco fosse praticamente stato già scritto con Fletch ancora in vita rende tutto l’insieme ancora più intimo e intriso di sentimento.
Mi spingo ad affermare che non ascoltavo dei DM tanto ispirati dai tempi di ‘Ultra’, ma si tratta di una mia personale suggestione; ‘Memento Mori’ è di fatto un gran disco e l’aura funerea e notturna che avvolge ogni traccia in esso contenuta è un’esperienza trascendentale a cui non si può assolutamente rinunciare.
Maestri. E ho detto tutto.
Tracklist
01. My Cosmos Is Mine
02. Wagging Tongue
03. Ghosts Again
04. Don’t Say You Love Me
05. My Favourite Stranger
06. Soul With Me
07. Caroline’s Monkey
08. Before We Drown
09. People Are Good
10. Always You
11. Never Let Me Go
12. Speak To Me
Lineup
Dave Gahan: Vocals
Martin Gore: Guitar, Synth, Vocals
Davide Rossi: Violin and Cello
Luanne Homzy: Violin
Desiree Hazley: Violin
James Ford: Drums