Haken – Fauna

Il 13/03/2023, di .

Gruppo: Haken

Titolo Album: Fauna

Genere: ,

Durata: 62 min.

Etichetta: InsideOut

81

Per un fan, gli Haken sono un po’ come un fidanzato/a. Quello più vero diciamo, una storia duratura e importante ma in cui non va sempre tutto bene. Come in quelle relazioni che possono durare una vita intera; si impara ad apprezzare o quanto meno convivere con le sfumature dell’altro, a vederne la cose che ci piacciono di meno come peculiarità e per forza come difetti… si impara in definitiva a non cercare più per forza la presenza di elementi che vorremmo vedere; ma solo ad apprezzare quelli che ci sono, perché sono figli di genuina sincerità. Almeno per quanto riguarda noi che scriviamo, infatti, con gli Haken è così.

‘Fauna’, settimo album in carriera, non è infatti l’album ovviamente che ci aspettavamo, se mai ce ne fossimo aspettati uno. Dopo l’abbuffata di sonorità veementi e chitarre robuste di ‘Vector’, dopo l’intransigenza modernista di ‘Virus’; ecco che abbiamo un album che esplora maggiormente il lato più notturno, melanconico e delicato della loro anima, facendolo comunque in un modo assolutamente iconico e personale. E se l’opener ‘Taurus’ può anche fungere da trait d’union con qualcosa dell’album precedente, in virtù di un sound ancora un po’ abrasivo; è già col secondo brano ‘Nightingale’ che ci troviamo proiettati in un campo per loro (e no) diciamo più nuovo, intenti ad esplorare atmosfere più eleganti e raffinate, che ci ricordano un poco ‘The Mountain’ senza però assolutamente plagiarne la memoria. ‘The Alphabet Of Me’ esplode ancora di più la varietà dell’album, inserendo interessanti scelte vocale (ancora una volta inedite) di Jennings, ma soprattutto portando sotto i riflettori il rientrante Pete Jones, sicura trave portante dell’identità sonora del gruppo stesso. Il senso di sorpresa e scoperta aumenta ancora con ‘Sempiternal Beings’, nei suoi otto minuti adagiata su lidi melodici resi però volutamente meno accessibili da improvvise digressioni elettriche; ma è con il sound cupo e oppressivo di ‘Beneath the White Rainbow’ che ci stupiamo davvero, in virtù di una composizione che sebbene non risulti pesante nel senso musicale del termine, lo risulta sicuramente a livello delle atmosfere create. Due episodi che ci hanno colpito di meno – ‘Island in the Clouds’ e la sfacciata ‘Lovebite’ – mandano avanti comunque con gusto e qualità la title-track, prima dei due fuochi d’artificio finali. La suite ‘Elephants Never Forgets’ risulta infatti una delle più complete (e complesse) tracce del combo britannico, sfidando addirittura l’egemonia nel campo delle cinque parti di ‘The Complex Messiah’; mentre la conclusiva ‘Eyes of Ebony’ esplora con grazia incredibile lidi assolutamente emotivi e personali, partendo dal luttuoso argomento della scomparsa del padre di Henshall.

Alla luce di quanto abbiamo ascoltato, riconosciamo come sia inutile dunque fare ipotesi su come sarà un loro futuro (speriamo non) ipotetico ottavo album; poco produttivo è anche sperare in un lavoro adagiato su sonorità settantiane, ancorato a un Dream Theater sound o forse addirittura spostato verso il djent. La band britannica sfuggirà comunque a questo tentativo di imporre pastoie dovute al nostro gusto, e continuerà invece a scavare imperterrita nella propria spiritualità, sfornando lavori diversi –  ora monocromatici, ora dipinti con gli squillanti colori della natura – che rappresenteranno sempre il gradiente più umorale e istantaneo della loro personalità artistica.

Tracklist

01. Taurus
02. Nightingale
03. The Alphabet of Me
04. Sempiternal Beings
05. Beneath The White Rainbow
06. Island In The Clouds
07. Lovebite
08. Elephants Never Forget
09. Eyes Of Ebony

Lineup

Ross Jennings: vocals
Richard Henshall: guitars
Charlie Griffiths: guitars
Pete Jones: keyboards
Conner Green: bass
Ray Hearne: drums