The Abbey – Word of Sin
Il 07/03/2023, di Dario Cattaneo.
Gruppo: The Abbey
Titolo Album: Word of Sin
Genere: Depressive Rock/Metal, Doom Metal, Progressive Metal
Durata: 53 min.
Etichetta: Season of Mist
Arrivando qualche giorno in ritardo sulla data di uscita del debutto dei The Abbey, abbiamo già potuto vedere come l’album sia stato accolto in maniera decisamente positiva da tante persone, partendo dalla critica e arrivando anche ai singoli fan sui social. A questo punto però questa consapevolezza ci fa chiedere: cosa è che ha colpito così tanto menti e cuori di metallari vecchi e giovani? In realtà, di punti di interesse in quest’album in effetti ce ne sono tanti, e cercheremo di elencarli nel proseguo della recensione.
In primis, partiamo col dire che la line-up già da sola fa il suo. I nomi dei componenti dei The Abbey infatti sono ben noti a chi bazzica le scene metal più prog e doomy, attirando quindi immediatamente l’attenzione. Ad affiancare infatti il principale compositore Jesse Heikkinen, troviamo i nomi di Vesa Ranta, ex drummer dei seminali Sentenced, e Natalie Koskinen voce femminile dei Shape Of Despair. Musicisti non da poco e coprenti decadi diverse nella storia del metal; fatto che di per se garantisce una qualità legata all’esperienza che di sicuro ritroviamo su questi solchi.
L’immaginario occulto, esoterico e filosofico che circonda poi la band è un ulteriore punto di grande interesse per i cultori del genere. La ‘abbey’ di cui si parla è infatti un’abbazia italiana, l’abbazia di Thelema, la cui storia è indissolubilmente legata a quella controversa e contorta di Aleister Crowley. I richiami ai temi fumiganti e sulfurei della filosofia dell’esoterista britannico si sposano infatti benissimo con le atmosfere oppressive e sfocate dell’occult rock dalle tinte doomy e progressive messo sui solchi dai cinque musicisti; creando di fatto una connessione testo-musica-aspetto visivo presente veramente in pochi lavori degli ultimi anni. Temi scomodi, scabrosi – parlanti di streghe, vedove, dolore e misteri – che si accompagnano a una musica poco lineare e a tratti anche scontrosa; illuminata a tratti da dolci melodie e ammantata di un funereo senso di sacralità, ma sempre virata alle sensazioni più cupe e enigmatiche dell’animo umano. L’ascoltatore non è padrone del viaggio, ma rimane invece perso – abbandonato in un mondo fortemente voluto da Heikkinen – trovandosi a vagare incerto tra momenti magari melodici e diretti come ‘A Thousand Dead Witches’ ma anche passando attraverso sentieri ostili e astratti come può essere la straniante ‘Starless’. E se la lunga e lovecraftiana ‘Old Ones’ ci mostra magari con forza tutto il lato progressive e un po’ Opethiano dei Nostri; non possiamo non notare come il nostro cammino nel disco sia iniziato in modo del tutto diverso, con l’oscura e sbilenca ‘Rat King’ e i suoi stranianti cori quasi ecclesiastici.
C’è davvero un po’ di tutto su questi solchi, e questo tutto è compattato, incastonato e cesellato in maniera fine e perfetta, con una cura del dettaglio e della sfumatura da fare invidia a molti. E’ proprio questa compattezza, questa mirabile fusione tra i diversi aspetti che compongono un disco a rendere ‘Word of Sin’’ un lavoro sul quale scommettere per una lunga e duratura longevità. Un disco in grado di superare la prova del tempo, questa è l’impressione che ci da già adesso.
Tracklist
01. Rat King
02. A Thousand Dead Witches
03. Crystallion
04. Starless
05. Desert Temple
06. Widow’s Will
07. Queen of Pain
08. Old Ones: Prequel
09. Old Ones
Lineup
Henri Arvola: Bass
Vesa Ranta: Drums
Jesse Heikkinen: Guitars, Keyboards, Percussion, Vocals
Janne Markus: Guitars
Natalie Koskinen: Vocals