Katatonia – Sky Void Of Stars
Il 30/01/2023, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Katatonia
Titolo Album: Sky Void Of Stars
Genere: Depressive Rock/Metal, Doom Metal, Gothic Metal, Progressive Metal
Durata: 51 min.
Etichetta: Napalm Records
Ad ogni nuovo album dei Katatonia, la situazione per i fan è sempre quella di non sapere in che direzione si andrà. Esploreranno nuove sonoritù? Continuerà la deriva prog iniziata da due anni a questa parte? Le atmosfere generali saranno cupe e disperate o si vedranno inaspettati raggi di sole? Certo, forse proprio il non avere a busta chiusa le risposte a queste domande è buona parte della (altissima) cifra stilistica della band svedese, ma da un’altra parte questo scenario ci dipinge anche l’immagine di una band volendo incostante, in balia per così dire della volubile espressione artistica del fondatore e oramai unico compositore Renkse.
Chi li ha seguiti attraverso gli anni ha oramai messo in conto questa eterogeneità nella proposta: dagli inizi doom-death si è approdati alle atmosfere sfumate ma ancora rabbiose di ‘Viva Emptiness’ e ‘The Great Cold Distance’. Il riflessivo ‘Night is The New Day’ si è poi trasformato nelle pennellati di nero di ‘Dead End Kings’ fino a vestirsi del progressive degli ultimi due album. Tool, Opeth, Anathema… le band chiamate in causa negli ultimi sette o otto album dei Katatonia sono innumerevoli, tanto più che infatti è diventato piuttosto inutile tracciare questi tipi di parallelismo: i Katatonia sono loro, e per quanto il genere proposto possa cambiare anche drammaticamente, la loro personalità rimane la stessa, inalterata.
Personalità. Ecco la chiave. Il vocabolo – ricercato – che dipinge la capacità di Renkse (ma un tempo anche dei suoi sodali) di ficcare sempre qualcosa di sé, qualcosa di strappato dal proprio intimo, nella musica che viene creata. E cosi, anche se dicevamo il genere è magari vagamente diverso da quello di album del passato che sono i nostri preferiti (ognuno di noi ne avrà uno), ecco che diversi elementi del puzzle sono sempre al loro posto. L’elettronica introdotta da metà carriera in poi ad esempio è presente già solo nel terzo brano, ‘Opaline’; pulita, inalterata.. sicuramente debitrice di quel masterpiece che è ‘Night is the New Day’. Il suono apocalittico, tuoneggiante, della chitarra di Nystrom non è stato abbandonato, e ‘Birds’ ne è la testimonianza più sincera. E quel leggero tocco decadente, gotico, è udibili su ‘Impermanence’, sognante frammento di anima di Renkse che però ci mostra anche un Nystrom solista in grande spolvero. E su tutto, ovviamente, aleggia quel senso di tristezza un po’ poetica, quella da cui non si sa come uscire, e forse nemmeno lo si vuole. E’ un sentimento però in qualche modo derivato, non fruibile direttamente a un primo ascolto: prendiamo ad esempio ‘Atrium’, bellissimo brano posto quasi in chiusura di album. Dal punto di vista sonoro rappresenta una bella schiarita nel sound dei Nostri: è volubilmente frizzante nelle ritmiche, addirittura catchy se vogliamo nel ritornello… ma in fondo ci veicola sempre il medesimo senso di vuotezza e abbandono. L’atrio descritto nella canzone potrà anche essere elegante, sorretto da elaborate colonne e ricco nell’arredamento; ma resta pur sempre un atrio vuoto, nel quale risuonano silenziosi i nostri passi.
Ecco, l’immagine appena dipinta per ‘Atrium’ è proprio il punto cui volevamo arrivare. Sono i Katatonia, questo è innegabile. Non serve chiedersi se questo nuovo disco sarà più progressivo come ‘The Fall of Hearts’, più definito come il controverso ‘City Burials’ o se guarda al passato di ‘Viva Emptiness’. Il punto è che racchiude un po’ di tutto questo e anche altro. Avete presente quando si dice “i Metallica di ‘Master’ sono andati e non torneranno più”? Ecco, qui è il contrario. I Katatonia degli altri album ci sono, tutti, escluso solo i primi vagiti death, oramai estirpati. Il punto è che non c’è bisogno per Renkse e soci di tornare a rivangare vecchi album o vecchi sound. Il loro cammino ha sempre guardato avanti, e lo fa anche stavolta. Senza voltarsi.
Tracklist
01. Austerity
02. Colossal Shade
03. Opaline
04. Birds
05. Drab Moon
06. Author
07. Impermanence
08. Sclera
09. Atrium
10. No Beacon To Illuminate Our Fall
11. Absconder (Mediabook Bonus Track)
Lineup
Jonas Renkse: vocals
Anders Nyström: guitars
Roger Öjersson: guitars
Niklas Sandin: bass
Daniel Moilanen: drums