Ozzy Osbourne – Patient Number 9
Il 27/11/2022, di Francesco Faniello.
Gruppo: Ozzy Osbourne
Titolo Album: Patient Number 9
Genere: Hard Rock, Heavy Metal
Durata: 61 min.
Etichetta: Epic
Distributore: Sony
Adesso capisco Michele Santoro. Sì, proprio lui, vittima del cosiddetto Editto Bulgaro e del conseguente ostracismo, quando si è trovato tra le mani il suo acerrimo nemico, il famigerato signor B, e non ha trovato di meglio che celebrarne le gesta, con un panegirico inverso che doveva rappresentare il canto del ragno mentre tesse la sua tela e invece fece da formidabile trampolino di lancio per l’ennesima rinascita della Sfinge che da essere vittima tornò a presenziare sulla Necropoli di Giza del Bel Paese.
Ora, riprendendo la passione kafkiana per le iniziali, non è che io e il signor O siamo mai stati nemici: il Principe ignora beatamente l’esistenza del Povero, con quest’ultimo che è cresciuto con il suo poster che aleggiava sulle versioni di latino, mentre sognava segretamente di sposarne una delle figlie senza però neanche disporre di un Gatto con gli Stivali che gli avrebbe facilitato il compito. È che nella vulgata giornalistica di questi tempi controfattuali il sottoscritto è diventato il difensore degli oppressi dalla Daughter del Devil, ancorché profumatamente liquidati, come il cantastorie Bob Daisley, il povero Lee Kerslake, lo sprovveduto Jake E. Lee e il decano Bill Ward, per non parlare di chi ha dovuto portare la pesante eredità del Madman allora assurto al successo più sfavillante, come il simpatico concittadino Tony Martin.
Eppure, l’uscita di ‘Patient Number 9’ e il suo ascolto hanno risvegliato qualcosa delle vecchie propensioni, che credevo definitivamente affossate una volta finita la sbornia da heavy rotation di ‘No Rest For The Wicked’ qualche estate fa (occhio alla copertina!): come già evidente nel precedente ‘Ordinary Man’, il Nostro è tornato a circondarsi di compositori di livello, dopo aver trascorso circa un ventennio tra reality, reunion, stop forzati e un disco con i Black Sabbath ampiamente rivalutato al ribasso dai suoi stessi progenitori, benché abbia innegabili frecce al suo arco. Ecco, la differenza tra gli ultimi due dischi del Madman sta sostanzialmente nelle circostanze che hanno portato alla loro genesi: denso di urgenza il penultimo, pensato e annunciato l’ultimo. L’uno senza neanche il fido Zakk alla sei corde, l’altro con una serie di ospiti delle grandi occasioni da far impallidire gente come Dave Grohl; su tutto, il sentore di una vecchia rimpatriata con un po’ di rammarico per il tempo che passa, ma con lo stesso calore artistico che eravamo abituati a trovare in certi personaggi, nelle rispettive epoche d’oro.
D’altronde, cosa ci si può aspettare dalla partecipazione di Jeff Beck, Tony Iommi e addirittura Sua Lentezza Eric Clapton a un disco di Ozzy Osbourne? Nulla di meno di quello che è ‘Patient Number 9’, non certo il punto di svolta nella carriera del singer ma neanche una di quelle accozzaglie a cui ci aveva pericolosamente abituato negli anni. E poi, bisogna avere un disco degli Animals As Leaders al posto del cuore per non apprezzare ‘One of Those Days’, un pezzo in cui lo spirito canzonatorio dei Beatles è filtrato dalla poetica del nostro clown più amato, con in più l’operato di Slowhand a mettere ben più della classica ciliegina sulla torta. Un piccolo capolavoro senza se e senza ma, che prende il canovaccio della classica ballad di marca Osbourne per asservirlo a un inesplorato (almeno su questi lidi) pezzo di Storia della Musica britannica.
Per non parlare della title track in apertura, in cui Ozzy si adagia a fare ciò per cui è stato spesso velatamente criticato, ossia cantare seguendo comodamente la melodia della chitarra; e tuttavia, anche se ‘Patient Number 9’ non si apre con uno di quei riff tritaossa del miglior Zakk Wylde, raggiunge lo stesso lo scopo con un arpeggio apocalittico che si colloca perfettamente in linea con lo spirito del tempo, con in più un assolo di Jeff Beck tanto per gradire.
Non è un caso se gli episodi migliori del disco vadano cercati tra le ospitate illustri: l’acida ballata da orizzonte post-apocalittico ‘A Thousand Shades’ (sempre con Beck), la vanhaleniana ‘Immortal’ (con un grande Mike McCready) e tutto il lotto a firma Zakk Wylde, tra cui il controtempo prêt-à-porter di ‘Parasite’ e il riff melmoso e in stile Alice In Chains di ‘Evil Shuffle’ – ma per l’occasione ci sta bene anche l’ariosa ‘Nothing Feels Right’.
Piano con le proteste, non mi sono dimenticato del Riffmaster per eccellenza – come potrei mai? D’altronde, ai più attenti la presenza di Tony Iommi sarà apparsa come la gradita visita di un vecchio amico che ricambia quella effettuata su ‘Iommi’ più di vent’anni fa, e non sbagliano: più che l’artificiosa ‘Degradation Rules’, è ‘No Escape From Now’ a consegnarci lo Iommi che conosciamo bene, in grado di dare un tono all’ambiente con un semplice lick, sia esso solista che ritmico, per una traccia su cui riaffiora persino lo spirito di ‘God is Dead?’, probabilmente in una veste più consapevole, ecco tutto.
In più, come nelle migliori tradizioni letterarie, un anfitrione e guida nella nuova magione allestita per gli ospiti non può mancare: si tratta di Andrew Watt, proprio il produttore che contribuì in totale raccoglimento alla produzione ed esecuzione del già citato precedente album. Che siamo dinanzi o no al nuovo Daisley, è inutile e ingeneroso chiederselo: certo è che anche se fossimo al cospetto dell’atto finale della discografia del Madman, questa si chiuderebbe con tutti gli onori. Attenzione però: qualsiasi previsione relativa alle mosse di questo signore nato e cresciuto nelle West Midlands per poi salire al Trono delle Tenebre è destinata a infrangersi contro il muro dell’imprevedibilità, come ricorderà bene chi avesse pensato a un epitaffio dinanzi a ‘Ordinary Man’ e all’inizio della fase celebrativa a ritroso con ‘Under The Graveyard’. In fondo, Ozzy ci piace anche per questo…
Tracklist
01. Patient Number 9
02. Immortal
03. Parasite
04. No Escape from Now
05. One of Those Days
06. A Thousand Shades
07. Mr. Darkness
08. Nothing Feels Right
09. Evil Shuffle
10. Degradation Rules
11. Dead and Gone
12. God Only Knows
13. Darkside Blues
Lineup
Ozzy Osbourne: lead vocals, harmonica
Andrew Watt: guitar, bass, keyboards, piano, drums, backing vocals
Zakk Wylde: guitar, keyboards, organ
Jeff Beck: guitar
Tony Iommi: guitar
Mike McCready: guitar
Eric Clapton: guitar
Josh Homme: guitar
Robert Trujillo: bass
Duff McKagan: bass
Chris Chaney: bass
Chad Smith: drums
Taylor Hawkins: drums