Disillusion – Ayam

Il 04/11/2022, di .

Gruppo: Disillusion

Titolo Album: Ayam

Genere: ,

Durata: 59 min.

Etichetta: Prophecy

80

A distanza di tre anni dall’ultima release, i Disillusion pubblicano il nuovo album ‘Ayam’, poco rispetto a come ci avevano abituato. Ascolto in anteprima traccia dopo traccia il successore di ‘The Liberation’, lavoro che invece, dopo, ben tredici anni di gestazione ci ha regalato brani molto interessanti e un’opera nel complesso molto convincente.
Si apre con il primo dei singoli che anticipano l’uscita dell’album, ‘Am Abgrund’. È un inizio aggressivo quello dei Disillusion. Le parti si susseguono sempre più dense ed energiche. A metà della traccia, break acustico, echi dell’album ‘Gloria’, le linee di cantato tipiche di Andy Schmidt prendono la scena. Le chitarre pennellano l’atmosfera, la solista ci regala un assolo degno di nota. Torna il tema della prima parte e il brano si chiude con una sorta di preghiera sussurrata.
Seconda traccia e altro singolo, ‘Tormento’, apertura ambient per poi tornare a riff poderosi e moderni, giunti alle parti vocali viene alla mente Warrel Dane (n.d.a. RIP), molto interessante tutto l’intreccio creato e per un paio di minuti l’eco dei Nevermore è completo. Ottime melodie e cori perfettamente realizzati catturano, per poi passare a qualcosa di più sperimentale e atmosferico. Brano che merita più ascolti.
Terzo brano, ‘Driftwood’. Si cambia registro, l’acustica arpeggia e la voce inizia a portarci per mano verso una atmosfera ovattata. Direi un qualcosa di inedito per i Disillusion. Gli altri strumenti in fermento creano un tappeto che cresce fino a imporre al terzo minuto un ritmo marziale. L’atmosfera si fa epica, cori completano il quadro. Il brano cresce ma sembra non raggiungere l’apice promesso. Sicuramente uno dei passaggi più interessanti dell’album.
Segue ‘Abide The Storm’ ed è thrash metal. Cantato aggressivo. Traccia tirata ideale per live e per un po’ di pogo. Al minuto quattro, si torna sull’acustico. La tromba da il la ad una parte vocale che disegna una linea melodica subito ripresa dalla solista. I tre elementi iniziano ad intrecciarsi fino a sbocciare in un assolo di chitarra carico di tensione. Al minuto 9:40 repentino ritorno ai primi minuti della traccia, forse troppo secco. Nei minuti finali si fonde tutto, per ritrovarsi effettivamente nella “tempesta”. Si direbbe che l’età non ha spento gli animi.
‘Longhope’ fa emergere una certa influenza dei Katatonia sull’evoluzione del sound del gruppo tedesco, già emerse in ‘The Liberation’. La band ha sicuramente appreso la lezione degli svedesi rivisitandola, introducendo più complessità sia sul piano ritmico che vocale. Una certa apertura utile alla parabola complessiva dell’album, con linee vocali molto orecchiabili che sembrano giungere da lidi lontani dal metal, ma che sapientemente realizzati catturano. Il finale come per i brani precedenti porta ad un crescendo, sonorità nuove si intrecciano ad accenni di death metal. Lavoro ricercato.
Siamo al brano più sperimentale, ‘Nine Days’. Percussioni, note lontane, voci si intrecciano. L’intensità aumenta, le voci si fanno più melodiche. Si arriva ad un’esplosione di armoniche con le chitarre che entrano in scena, la voce di Andy torna al centro, ma le linee vocali sembrano questa volta non compiersi del tutto.
‘From The Embers’ ha una partenza energica poi, echi di ‘Gloria’ nuovamente, poi qualcosa di più progressive. Il cantato non sembra particolarmente riuscito e tutto il brano ne risente. Anche l’assolo sembra non trovare la strada, il tutto si perde alla ricerca di un’ispirazione che non arriva.
Con l’acustica ‘The Brook’ si giunge ai saluti finali. Note centellinate, voci lente si allungano con dolcezza. Poi tutto satura per tornare a parti più aggressive, acide. Cori spingono verso un ‘epicità con sonorità originali, che ad un certo punto quasi si arrende e si spegne in un silenzio. Chiusura drastica dell’album.
Un album che riprende quasi totalmente le sonorità e le atmosfere del precedente ‘The Liberation’, con diversi passaggi notevoli che sembrano spostare ulteriormente in alto la qualità della band tedesca, ma che vede spegnersi nell’ispirazione nelle tracce finali, su cui si poteva riflettere più a lungo e trovare il compimento di tante soluzioni in se comunque interessanti. Il loro definirsi avantgarde metal, segna il distacco da un’iniziale death che quasi da subito è sempre stato stretto alla band. Dopo diversi ascolti, le considerazioni fatte sembrano rafforzarsi nel bene e nel male, l’impressione è che i Disillusion non siano per niente nella parte discendente della loro parabola.

Tracklist

1. Am Abgrund

2. Tormento

3. Driftwood

4. Abide the Storm

5. Longhope

6. Nine Days

7. From the Embers

8. The Brook

Lineup

Andy Schmidt – vocals, guitar

Sebastian Hupfer – guitar

Ben Haugg – guitar

Robby Kranz – bass, backing vocals

Martin Schulz – drums

 

Current line-up

Andy Schmidt – vocals, guitar

Ben Haugg – guitar

Robby Kranz – bass, backing vocals

Martin Schulz – drums

 

Guest musicians

Birgit Horn – trumpet, flugelhorn

Clara Glas – cello

Frederic Ruckert – keyboard

Marek Stefula – triangle

 

Recorded & produced by Andy Schmidt & Disillusion at Echolux Studios Leipzig

Drum recording engineering by Magnus Wichmann

Mixed by Jens Bogren at Fascination Street Studios, Sweden

Mastered by Tony Lindgren at Fascination Street Studios, Sweden

 

Artwork by Safi at Betriebsbuero