The Rasmus – Rise
Il 01/10/2022, di Fabio Magliano.
Gruppo: The Rasmus
Titolo Album: Rise
Genere: Alternative Rock, Melodic Rock, Pop Rock
Durata: 36 min.
Etichetta: Playground Music
Si parla dei The Rasmus e la mente corre inevitabilmente al 2003, al tormentone ‘In The Shadows’ e a quel marchio appiccicato loro da quel giorno, di one-hit-wonder buona giusto per “Meteore”. Un’etichetta che non rende sicuramente onore alla carriera di una band che ha saputo negli anni (sono 28 nel 2022) sfornare dischi eccellenti come ‘Into, ‘Dead Letters’ e ‘Black Roses’, inanellando dischi d’oro e di platino e arrivando a contendere agli HIM lo scettro di rock band più amata della Finlandia. Negli anni, però, è giusto dirlo, la band ha subito un graduale cambiamento stilistico figlio forse di una maturazione personale del gruppo o semplicemente della necessità di adeguarsi ad una scena nuova, che ha portato il sound del combo nordico a spostarsi dall’elegante goth rock degli esordi a un rock/pop elettronico sicuramente piacevole ma che spiazzerà non poco gli amanti della prima ora di Lauri Ylonen e soci. ‘Rise’, grazie anche alla produzione di una vecchia volpe delle chart come Desmond Child, si presenta come una collezione di potenziali hit da classifica ruffiana quanto basta ma che fanno uscire per lunghi tratti del percorso la band dai sentieri del rock. Prova lampante ne è l’opener ”Live And Never Die’, un inno dall’anima elettronica studiato per fare ballare, in possesso di un hook destinato a stamparsi in testa sin dal primo ascolto con tanto di ‘oh-oh-oh’ che pare uno sbiadito strascico di quello che aveva proiettato ‘In The Shadow’ a livelli planetari. Si torna in carreggiata con la title track, un brano che strizza l’occhio al passato con chitarre finalmente padrone e un’orchestrazione che riporta il gruppo a certe atmosfere di ‘Dead Letters’. Molto interessante anche ‘Fireflies’ nella quale emerge lo spirito elettronico del gruppo, così come ‘Be Somebody’ con la quale la band torna a bazzicare i lidi di un certo alternative rock semplice ma certamente efficace. ‘Odyssey’ dovrebbe andare a rinverdire la schiera di eleganti ballate che negli anni avevano reso celebre la band finlandese (‘Not Like the Other Girls’, ‘Funeral Song’, ‘Last Waltz’ rimangono piccole gemme nella discografia del gruppo) ma finisce alla lunga per risultare eccessivamente melensa, mentre con ‘Jezebel’ si arriva al piatto forte del disco. Ok, chiamatemi patetico, ma il pezzo con il quale i Nostri si sono presentati all’ultimo Eurovision Song Contest con la speranza di emulare (senza successo) i connazionali Lordi al sottoscritto piace parecchio. Rock ruffiano, chorus ad ampio respiro da cantare a squarciagola, la firma di Desmond Child ben impressa nella sua melodia… Passato l’interlocutoria ‘Endless Horizon’ si arriva all’intima ‘Clouds’, brano delicato al quale manca però ancora una volta quella spinta emozionale che aveva reso celebri le ballate del gruppo per poi approdare a ‘Written In Blood’ un rockettino abbastanza scontato e privo di mordente nonostante un’idea di base non malvagia, forse non sviluppata a dovere. La chiusura è affidata a ‘Evil’, il brano più lungo del lotto, un pezzo interessante capace di unire a un’atmosfera dark figlia dei The Rasmus che furono echi elettronici che proiettano la band ai giorni nostri. Un lavoro con (pochi) chiari e molti scuri, che vede la band alla ricerca di una nuova identità dopo aver abbandonato la via maestra e essersi addentrata verso lidi che non hanno (per il momento) ancora portato alla meta sperata.
Tracklist
1. Live and Never Die
2. Rise
3. Fireflies
4. Psycho
5. Be Somebody
6. Odyssey
7. Jezebel
8. Hendless Horizon
9. Clouds
10. Written in Blood
Lineup
Lauri Ylönen – voce
Emppu Suhonen – chitarra
Eero Heinonen – basso
Aki Hakala – batteria