Drabik – Mannequin
Il 20/09/2022, di Gianfranco Monese.
Gruppo: Drabik
Titolo Album: Mannequin
Genere: Alternative Metal, Metalcore
Durata: 38 min.
Etichetta: Volcano Records & Promotion
Giungono al debutto per Volcano Records & Promotion i veronesi Drabik, dopo qualche evento estivo in compagnia di Fleshgod Apocalypse, Arthemis, Genus Ordinis Dei ed altri. Prodotto da Marco “Maki” Coti Zelati (fondatore e bassista dei Lacuna Coil), registrato e mixato dal bassista della band Andrea Seveso e masterizzato da Alessandro Del Vecchio presso gli Ivorytears Music Works Recording Studio di Varese, ‘Mannequin’ ci presenta un quartetto che abbraccia quello che può essere definito un connubio tra alternative e metalcore; chiara è, infatti, l’impronta di band come Korn ed In Flames lungo tutto il disco.
Un esempio lo si ha fin da subito con l’opener ‘Black Hole’ (il cui video ufficiale è uscito il sette settembre): un tappeto di sintetizzatori introduce un brano cadenzato, condito da strofe serrate che conducono a ritornelli in grado di rimanere in testa dopo pochi ascolti. Rabbioso lo scream di Micheli lungo tutto il pezzo, mentre è interessante constatare come la parte elettronica, apparentemente di contorno, risulti necessaria, pur senza prendere il sopravvento. In ‘Chain Of Sorrow’, primo lyrics video uscito per ‘Mannequin’ il ventidue giugno, traspare un tributo agli In Flames del periodo ‘Sounds Of a Playground Fading’ (2011): fondamentali, anche qui, gli inserti elettronici nel ponte che porta al ritornello conclusivo. Dal punto di vista vocale, più sentita e sofferta risulta la titletrack: sempre in scream, Micheli è abile nel raccontare la rabbia (o la rassegnazione?) di molte persone che, vincolate da retaggi sociali imposti, passano i loro migliori anni a vivere come manichini, non riuscendo a dare libero sfogo alla propria personalità. Spunta anche un assolo di chitarra di Castagna, breve e, proprio per questo, ben inserito ed amalgamato nelle strutture del disco, che procedendo ci fa capire, sia dal minutaggio che dalle dinamiche, come si tratti di un lavoro abbastanza diretto. La sinistra ‘Lead You On’, dalla struttura più camaleontica, prova a spezzare quanto appena scritto, tra momenti più concitati ed altri, invece, più easy listening (ritornelli), ma è comunque fuori dubbio come la proposta dei Nostri scorra agevolmente, lontana da lidi progressive o parti che, seppur interessanti, avrebbero potuto allungare inutilmente la durata delle canzoni. Arrivati, però, a ‘Lap Of God’ e ‘Floating’, il rischio di “già sentito” è dietro l’angolo, e ricade su pezzi come questi, che per il sottoscritto nulla tolgono o aggiungono al valore di questo debutto.
Facendo l’occhiolino ai Korn, per fortuna la cadenzata ‘Pray’ sposta leggermente le coordinate, colma di sintetizzatori che le donano quel tocco avverso di cui necessita, mentre ‘Parasite’ ha tutte le carte in regola per occupare il posto di singolo (non a caso, il tredici luglio è stata scelta come secondo lyrics video della band, dopo ‘Chain Of Sorrow’). Tenebre di un futuro distorto e macchiato da uno stupro offuscano ‘Rough Hands’, e Micheli è nuovamente accorto nel raccontare il tutto, soprattutto se si pensa che a “cantare” è la vittima, non il carnefice. Alla diretta ‘Sinner’s Pledge’ spetta la chiusura del disco: è questo, forse, uno dei brani più pesanti del quartetto, seppur con un ritmo ben scandito. Alla rabbia di Micheli risponde un ottimo lavoro d’insieme, con Zambotto e Castagna disinvolti nel tessere partiture interessanti, ed una matrice elettronica che, come già scritto, senza emergere risulta fondamentale nel sound dei veronesi.
In conclusione, ‘Mannequin’ è senza dubbio un debutto convincente, nel quale i Drabik propongono un genere fresco, appetibile e di facile assimilazione, dato anche dal breve minutaggio di ciascun pezzo, che mira a centrare l’obiettivo senza perdersi in inutili meandri. Nonostante una parte centrale un pò iterativa, è innegabile la qualità del lavoro svolto. Una band da tenere d’occhio, con la giusta curiosità di vedere come evolverà in futuro.
Tracklist
01. Black Hole
02. Chain Of Sorrow
03. Mannequin
04. Lead You On
05. Lap Of God
06. Floating
07. Pray
08. Parasite
09. Rough Hands
10. Sinner’s Pledge
Lineup
Marco Micheli: vocals
Francesco Castagna: guitars
Andrea Seveso: bass
Alessandro Zambotto: drums