Destrage – SO MUCH. too much
Il 12/09/2022, di Alessandro Ebuli.
Gruppo: Destrage
Titolo Album: 'SO MUCH. too much.'
Genere: Alternative Metal, Elettronica, Groove Metal, Inclassificabile, Metalcore, Modern Metal
Durata: 38 min.
Etichetta: 3DOT Recordings
‘SO MUCH. too much.’ è il nuovo album dei milanesi Destrage, sesto sigillo in quasi vent’anni di attività. La band si forma infatti nel 2005 nel capoluogo lombardo e grazie a un primo demo pubblicato per un’etichetta giapponese riescono lentamente ad imporsi in un settore che si rifà quasi completamente al Metalcore americano, ma che sfiora il Thrash Metal pur mantenendosi strettamente legato ad un Groove/Alternative Metal piuttosto moderno in cui è forte l’utilizzo di elettronica come in ‘Everything Sucks And I Think I’m A Big Part Of It’. Il cantato si muove facilmente tra parti melodiche ed altre più marcatamente growl (‘A Commercial Break That Lasts Forever’), con esperimenti di commistioni tra stili totalmente diversi come appunto il Metalcore e certo Dream Pop di matrice Still Corners o Beach House, oppure a tratti lo Shoegaze di My Bloody Valentine e Slowdive come in ‘Venice Has Sunk’. ‘Italian Boi’, uscito come singolo anteprima dell’album, mescola troppo alcune parti elettroniche e guitar riff di Heavy classico, e in tutto questo giungono persino echi di un Prog/Metal neppure troppo celato tra i solchi del disco, particolarmente nelle parti di chitarra. È evidente che le influenze musicali dei membri della band siano molteplici, ma nelle tracce di ‘SO MUCH. too much.’ sono esageratamente mescolate tra loro e in alcuni casi può sembrare venga a crearsi confusione. Di sicuro la band, piaccia o meno, mette l’originalità al primo posto e lungo la scaletta dei brani troviamo in effetti un po’ di tutto, ma sono necessari più ascolti per entrare completamente nel mood del disco. È il caso di ‘Private Party’, che vede ospite nientepopodimeno che il poliedrico Devin Townsend (e si sente), in cui fa capolino una spruzzata di Nu-Metal à la Korn, peraltro uno dei brani meglio riusciti della release. Il breve intermezzo di ‘Sometimes I Forget What I Was About You’ (due minuti scarsi) ricorda invece la voce sofferta del compianto Elliott Smith – o di Sufjian Stevens, influenza principale del vocalist Paolo, come da lui stesso affermato in sede di intervista -, e ancora la band dimostra di avere nelle proprie corde molto più di quanto il pubblico metal possa aspettarsi. ‘An Imposter’ ha un tiro scanzonato dal forte carattere Metalcore con un refrain memorabile, seguita dall’immancabile ballad ‘Is It Still Today’ che al suo interno nasconde ancora temi Dream Pop costruiti su un’intelaiatura Shoegaze/Alternative Metal; si tratta di uno dei brani più strutturati e convincenti dell’album insieme alle già ascoltate ‘Venice Has Sunk’ e ‘Private Party’. ‘Vasoline’ è invece una cover ben riuscita e ricca di personalità del famoso brano degli Stone Temple Pilot tratto da ‘Purple’, e qui emergono anche influenze d’epoca Grunge, mentre ‘Rimishi’ è un intermezzo che fa da Intro alla nervosa e indefinibile ‘Unisex Unibrow’, che va poi a terminare con la delicatezza con la quale era iniziata ‘Rimishi’. Chiude il lotto la lenta e acustica ‘Everything Sucks Less’ la cui influenza preponderante è ancora una volta il meraviglioso Elliott Smith.
Pare evidente che i Destrage si muovano lungo territori che con il Metal c’entrano soltanto in parte; sono numerose le influenze musicali all’interno di questo album particolare e se vogliamo anche innovativo, sarà sufficiente lasciarsi trasportare dai brani senza alcun tipo di pregiudizio. Finalmente una release da “Out Of Metal” che davvero racchiude al suo interno mondi apparentemente inconciliabili tra loro, ma che i Nostri riescono a mescolare con gusto, pur sempre rimanendo ancorati ad un tessuto musicale Alternative Metal che fa da sfondo a tutte le composizioni.
Un album che si discosta molto dai generi canonici, persino da quanto più strettamente metal pubblicato in passato dal combo milanese, adatto ad ascoltatori di ampie vedute e soprattutto non fedelmente legati ad un genere di appartenenza ben preciso. Ripeto, un “Out Of Metal”, ma coi fiocchi. Bravi, bravissimi.
Tracklist
01. ‘A Commercial Break That Lasts Forever’
02. ‘Everything Sucks And I Think I’m A Big Part Of It’
03. ‘Venice Has Sunk’
04. ‘Italian Boi’
05. ‘Private Party’ Feat. Devin Townsend
06. ‘Sometimes I Forget What I Was About You’
07. ‘An Imposter’
08. ‘Is It Still Today’
09. ‘Vasoline’
10. ‘Rimashi’
11. ‘Unisex Unibrow’
12. ‘Everything Sucks Less’
Lineup
Paolo Colavolpe: Vocals
Matteo Di Gioia: Guitars
Ralph Salati: Guitars
Federico Paulovich: Drums