Aran Angmar – Black Cosmic Elements
Il 13/06/2022, di Francesco Faniello.
Gruppo: Aran Angmar
Titolo Album: Black Cosmic Elements
Genere: Black Metal, Death Metal
Durata: 30:25 min.
Etichetta: Time Tombs Production
Credo sia stato Dan Lilker a fare un recente apprezzamento sul black metal. Per lui, che ha attraversato le decadi della musica estrema e ha sempre guardato avanti, mai indietro, il movimento più oscuro che ci sia rappresenterebbe la fucina di innovazione per eccellenza, poiché slegato per natura dalle convenzioni passatiste e della cosiddetta “tradizione”. Ora, di evoluzioni in ambito black metal se ne vedono a profusione, a partire dalle combinazioni con shoegaze e post/rock fino alle derive ambient, passando per il connubio con le frange più estreme di crust e punk, qualche volta con un occhio al’heavy rock dei primordi.
Eppure, in tutto questo gli Aran Angmar non indulgono in particolari sperimentazioni: si tratta di un progetto internazionale, a metà tra Grecia e Olanda (i più attenti avranno notato il nome di Van Der Plicht dei Pestilence dietro le pelli), e a questo proposito sembra racchiudere idealmente il freddo dei mari nordici e quelle fucine infernali di Efesto collocate dal Mito nei vulcani del Sud.
Con questo debut ‘Black Cosmic Elements’, il trio ci presenta una formula fatta di black/death grosso e ben piazzato, nello stile degli indimenticati primi Covenant di Hellhammer; ora, qualcuno di voi starà pensando che io mi faccia influenzare dal facile accostamento tra un titolo come ‘Black Cosmic Elements’ e uno come ‘Bizarre Cosmic Industries’, ma non è così. Certo, non c’è traccia degli adorabili gorgheggi di Sarah Jezebel Deva nelle sette tracce qui presenti, e gli sbilenchi stacchetti di pianoforte sono qui sostituiti dai più pragmatici arpeggi di chitarra, ma questo disco dei greco/olandesi condivide con ‘Nexus Polaris’ lo stesso intento evocativo e “ecumenico” rispetto al mondo dell’extreme metal. Forse gli Aran Angmar non hanno lo stesso piglio da banchetto gran guignol dei maestri norvegesi, e infatti prendono dalla scuola dei Septicflesh quel gusto tipicamente mediterraneo di cui sopra, che smorza la componente nordica e conferisce al tutto un impatto maggiore. D’altronde, l’urlo primordiale che apre ‘Sovereign’ ci anticipa buona parte di quanto troveremo in seguito: rifferama epico e serrato, break arpeggiato come nel più (im)puro stile post black/crust, impatto serrato ma vocals profonde con rallentamento ad hoc. Una componente irruenta che ritroveremo anche nella title track posta in chiusura, ma che non disdegna frequenti aperture epiche, fino alla svolta di ‘Serpents of the Black Sun’ che paradossalmente ricorda i Carcass in alcune soluzioni melodiche. Un album di una mezz’oretta stringata che scorre con facilità, forte anche della buona combinazione tra diversi elementi e di un lavoro strumentale con i controfiocchi (memorabile l’intermezzo strumentale ‘Portals to the Universe’ il cui flavour richiama addirittura ‘Black Diamond’ dei Kiss – ovviamente nella versione di Yoshiki!). Non ci resta che urlare a pieni polmoni… “Into Phantasmagoria”!
Tracklist
01. Sovereign
02. Into the Lawless Abyss
03. Serpents of the Black Sun
04. A Tongue As A Lash of Fire
05. Portals to the Universe
06. The Scion
07. Black Cosmic Elements
Lineup
Lord Abagor: vocals
Maahes: guitars, bass
Michiel Van Der Plicht: drums