Unwelcome – BeUnwelcomeOrDie

Il 23/05/2022, di .

Gruppo: Unwelcome

Titolo Album: BeUnwelcomeOrDie

Genere: , ,

Durata: 41 min.

Etichetta: Ammonia Records

81

Ricordo ancora quando, nel lontano 1998, mi arrivò tra le mani la demo degli Unwelcome (eh già, era ancora il tempo delle cassette, del tape trading e del passa parola, internet era agli albori, il grunge si stava spegnendo e il nu-metal stava ardendo sull’onda del successo riscosso dai Korn con i loro primi lavori). Ad accompagnare il disco, al posto della canonica bio, una pagina di ‘American Psycho’ nella quale venivano raccontate con dovizia di particolari le sevizie imposte ad una malcapitata fanciulla culminate con le sue viscere dilaniate da un affamato roditore entrato nella poveretta per via vaginale. Un racconto malsano che ben accompagnava il sound di una band che si stava prepotentemente affermando in una scena in costante fermento, capace di sfornare gruppi dalle indiscusse potenzialità come Crackdown, H-Strychnine, Livello Zero, Folder sino ad arrivare ai Linea 77. Erano anni intensi, carichi di speranze, di voglia di spaccare, su palchi prestigiosi come quello del Beach Bum Festival a Jesolo, accanto a grandi nomi come Prodigy, Sonic Youth, C.S.I, Nick Cave, di locali mitici come il New Age, il Velvet, il Rock Planet, ma anche di piccoli pub di provincia e scalcinati centri sociali…tutto pur di farsi conoscere e portare la propria musica il più lontano possibile. Un’attività che sul finire dei ’90 pare sortire i frutti sperati tanto che la label canadese Attack Records si accorge della band, che nel frattempo era volata in Svezia per registrare agli ordini di Eskil Lövström (MeshuggahPoison the WellRefused) il disco di debutto ‘Independent Worm Songs’, mettendola sotto contratto. Sembrerebbe l’inizio di una splendida favola, ed invece il gruppo si trova impantanato nei capricci della label, che pretende una nuova versione del disco ri-registrato a Toronto, rimandandone più volte l’uscita e, di fatto, facendo perdere agli Unwelcome il treno che conta. Alla fine l’album esce nel 2001 tramite Loudblast ma il clamore si è ormai affievolito, e l’energia originaria è soppiantata da un comprensibile scoramento. Qui, di fatto, le strade dei quattro Unwelcome si separano seguendo ciò che la quotidianità impone, Andrea e Maxim continuano a fare musica, nascono progetti paralleli come Kessler, Gr3ta, TheBuckle, però… quel senso di incompiuto, di “sarebbe potuto essere ma non è stato” continua ad impastare la bocca dei “Nostri” che, nel 2020 grazie ad Ammonia tornano a farsi sentire, prima ripubblicando ‘Independent Worm Songs’ sia nella versione originale che in quella svedese, poi addirittura un disco di inediti ‘Rifles’ riaccendendo in qualche modo la fiamma.

Ed eccoci quindi qui, a due anni di distanza, con un disco nuovo di zecca, e che disco! ‘BeUnwelcomeOrDie’ racchiude tutto ciò che ci si potrebbe aspettare dalla band piemontese, rimasticato e ritrattato con quella maturità e quell’esperienza che solo gli anni e la vita reale possono formare. Il suono oggi è forse meno malsano, meno disturbato rispetto agli esordi, ma quello “space-core” che aveva segnato i primi Unwelcome è sempre lì, magari più accessibile e, perchè no? Più sfrontato e coraggioso (chi si sarebbe aspettato dal gruppo un pezzo come ‘Freejazzpunkblahblah’ con inserto jazz su base hardcore e sax a insinuarsi tra chitarra e batteria?). C’è una componente maggiormente “di pancia” nei nuovi Unwelcome, figlia di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, che porta la band a spingere il proprio sound là dove una volta sarebbe stato impensabile arrivare, e non ci si lasci ingannare dall’opener ‘Thisisus’, un alternative rock abbastanza frenato, quasi a voler far dire ai nostri che “il meglio deve ancora venire”. E infatti dopo la già citata ‘Freejazzpunkblahblah’ il disco decolla letteralmente con l’irruenta ‘Sick&Destroy’, song ossessiva e martellante ideale per preparare il terreno alla splendida ‘Gap’, traccia incredibilmente melodica che dovrebbe stridere con la classica attitudine unwelcomeiana ed invece si propone come uno dei piatti forti del disco, proprio come il primo singolo ‘The Dobermann’, un brano malato, ossessivo, con quell’ “I feel like a dog, I feel like a God’ a piantarsi in testa come un chiodo sin dal primo ascolto.

‘Plan-B’ è un brano sofferto, quasi malinconico, a tratti lacerante, che va a scontrarsi con gli echi grunge della strepitosa ‘Pressing Walter’, una litania carica di rancore che scivola via tra fantasmi nirvaniani e esplosioni rabbiose di grande effetto. ‘Btn’ è l’anima punk della band che prende forma in quattro minuti di allucinazioni sonore, un brano di rottura prima di una nuova chicca, rappresentata dalla cover di ‘Drive’ dei R.E.M che qui va ad assumere una nuova, inaspettata identità. ‘Beautiful’ è un pezzo moderno, possente, tutto attitudine e zero fronzoli, mentre il commiato è affidato a ‘Judah Knows, l’ideale chiusura del cerchio, un pezzo evocativo, che racchiude in sè tutti gli elementi che rendono unico il sound degli Unwelcome, una sorta di riassunto sonoro di quanto siamo andati ad ascoltare sino ad ora.

Un ultimo accento va posto sull’artwork, curato dall’artista di fama internazionale Valerio Berruti (dalla sua, collaborazioni con artisti del calibro di Lucio Dalla, Ryuichi Sakamoto, Ludovico Einaudi, Paolo Conte…solo per rimanere in ambito musicale) che qui dà vita all’ennesima opera d’arte donando quel qualcosa in più a un disco già di per sè maiuscolo. Perchè gli Unwelcome di rabbia in corpo ne hanno ancora tanta, di attitudine ne hanno da vendere, ma a questo giro non hanno bisogno delle parole di Bret Easton Ellis per colpire nello stomaco l’ascoltatore.

Tracklist

1. Thisisus
2. Freejazzpunkblahblah
3. Sick&Destroy
4. Gap
5. The Dobermann
6. Plan-B
7. Pressing Walter
8. Btn
9. Drive
10. Beautiful
11. Judah Knows

Lineup

Andrea – Voce, Chitarra, Basso, Synth
Livio -Chitarra
Casci -Basso
Maxim -Batteria