Gunash – All You Can Hit
Il 12/05/2022, di Gianfranco Monese.
Gruppo: Gunash
Titolo Album: All You Can Hit
Genere: Alternative Rock
Durata: 43 min.
Etichetta: Go Down Records
La prima domanda che mi sono posto, durante l’ascolto di ‘All You Can Hit’, è stata: “dove posso collocare i Gunash”? Sono tante, infatti, le sfumature che il trio originario di Bra, nella provincia di Cuneo, offre in questo suo quarto lavoro in studio (terzo per la Go Down Records): da una fusione tra Rock alternativo e Post Grunge, a sguardi ammiccanti verso l’Hard Rock e il Progressive. Registrato, mixato e masterizzato da Fausto De Bellis presso il Morphing Studio di Bologna, descriviamo innanzitutto titolo e copertina di questo disco, che vogliono essere una critica nei confronti del consumismo diffuso e illimitato, di cui un esempio è proprio la modalità “all you can eat” adottata da molti ristoranti. Cambiare la parola “eat” in “hit” è, infatti, un tentativo per colpire (hitting) le nostre coscienze.
Non a caso, tutti i testi parlano del rapporto tra esseri umani, delle difficoltà che riscontriamo quotidianamente per mantenere lo status di esseri umani, così come quello di essere umani.
Terminato questo gioco di parole, tocca alla musica parlare, e l’opener ‘Revenge’ scopre subito le carte in tavola, diretta nel suo contenuto post Grunge che guarda a nomi come Stone Temple Pilots, Soundgarden e Alice In Chains. Più riflessiva, a partire dalle ritmiche, è ‘B.J. Quinn’, dimostrazione camaleontica della classe maturata dalla band nei suoi diciannove anni di attività, mentre ‘The Sea Is Full Of Dreamscapes-The Kraken’, tra le migliori canzoni del lotto, con le sue sfumature Prog dettate (anche) dalla presenza del tastierista Derek Sherinian (Sons Of Apollo, ex Dream Theater), come da titolo è suddivisa in due parti: trascina nei fondali marini in una suggestiva ballata post Grunge (‘The Sea Is Full Of Dreamscapes’), prima che le sfuriate elettro-Progressive prendano, poco dopo i due minuti, il sopravvento (‘The Kraken’).
Trascorsa la strumentale ‘Emerald City’, tocca all’avvolgente ‘House Of Sand (A Bad Dream)’ intrattenerci: un brano che non sfigurerebbe in un album dei Foo Fighters, con strofe insinuanti che portano a ritornelli adirati, mentre ‘Winter Wind’ ha un taglio più Alternative, a richiamare le band già citate per ‘Revenge’, così come gli Stabbing Westward dell’omonimo disco datato 2001. Si ritorna a sfumature più Progressive con la ricomparsa di Sherinian nella strumentale ‘Crimson Tentacles’, che seppur differente per genere è meno impulsiva rispetto a ‘Emerald City’, e nella malinconica ‘The Graveyard-Keeper’, che personalmente attinge parecchio dal materiale pubblicato negli anni dal leader dei Depeche Mode, Dave Gahan, con i Soulsavers. ‘Predators’, la cui versione originale la potete trovare come bonus track in fondo al disco, mescolando Punk e Glam/Sleaze Metal, grazie al contributo (ed alla voce) di Nick Oliveri (ex Kyuss e Queens Of The Stone Age), non fa prigionieri nei suoi due minuti e mezzo scarsi, mentre la conclusiva semi ballad, dal sentore Southern Rock, ‘No More Promises’, impreziosita da Sherinian, chiude degnamente il cerchio, con parti strumentali veramente degne di nota. In conclusione, ‘All You Can Hit’ è un album variegato, strumentalmente a tratti ambiguo.
Le tematiche sono più attuali che mai, le composizioni sono state scritte ed eseguite con classe, ma molte si differenziano tra loro non poco. E quindi, nonostante la qualità del prodotto finale obblighi ad un voto meritatamente alto, come da domanda iniziale, ancora non so dove collocare il trio dei Gunash; molto probabilmente tra un passato strumentalmente nostalgico ed un presente testualmente contemporaneo.
Per ora, come risposta, me la faccio bastare.
Tracklist
01. Revenge
02. B.J. Quinn
03. The Sea Is Full Of Dreamscapes-The Kraken
04. Emerald City
05. House Of Sand (A Bad Dream)
06. Winter Wind
07. Crimson Tentacles
08. The Graveyard-Keeper
09. Predators
10. No More Promises
11. Predators (original version) – bonus track
Lineup
Ivano “Zor” Zorgniotti: vocals, guitars
Luca Negro: bass, backing vocals
Danilo “Pannico” Abaldo: drums, percussions