Dream Theater – A View From The Top Of The World

Il 23/03/2022, di .

Gruppo: Dream Theater

Titolo Album: A View From The Top Of The World

Genere:

Durata: 70 min.

Etichetta: InsideOut

Distributore: Sony

80

Uno degli appuntamenti più attesi e al contempo temuto da scrittori, recensori e scribacchini dell’affollata scena giornalistico-musicale italiana è sicuramente l’uscita di un nuovo disco dei Dream Theater, band praticamente da sempre incensata alla follia dai fans e criticata aspramente dalle numerose fila degli acerrimi detrattori. Tra rigurgiti di hating gratuito, paraocchi spessi come fondi di bottiglia, grida contro il tecnicismo sterile e lodi sperticate alle capacità strumentali dei Nostri, si fa sempre fatica a capirci qualcosa se non che – evidentemente – ai Dream Theater di questo ambaradan mediatico frega probabilmente poco più che niente. Non può che essere così; visto che bene o male i cinque New Yorkesi sono sempre andati avanti sulla propria strada, non facendo mai un album fotocopia del precedente e raggiungendo l’album numero quindici, un numero di sicuro non basso considerando gli anni di carriera (poco più di trenta anni).

Ma come è quindi questo lavoro dal titolo così, un po’ lungo e tortuoso? Ovviamente la tecnica cui siamo così abituati non manca, e questo era prevedibile. L’attacco forsennato di Mangini sull’opener ’The Alien’ è in effetti quanto di più ‘portnoyano’ mai fatto dal batterista  del Bentley college: forsennato e preciso come solo il vecchio Mike sapeva fare, è la perfetta carta introduttiva per l’opener di un album che si prospetta diretto e senza fronzoli. Il pezzo è moderno, aggressivo, un attacco in pure stile ‘The Enemy Inside’ che ci fa appunto presagire un lavoro meno ‘old style’ rispetto al precedente ‘Distance Over Time’ e forse più sulle coordinate di ‘Systematic Chaos’. A seguire troviamo ‘Answering The Call’, altro brano moderno e potente, che sempre classificheremmo idealmente nel periodo 2005-2007. Qui la melodia è più accentuata con un ritornello più definito e rotondo rispetto al brano precedente e possiamo notare come comunque il brano sia a fuoco dal punto di vista compositivo. ‘InvisibleMonster’ purtroppo mostra un po’ la corda di una possibile mancanza di ispirazione per colpa di un tiro sinceramente non esaltante e di alcuni autocitazionismi di troppo, ma a riportare in alto l’ago del nostro giudizio ci pensa la successiva ‘Sleeping Giant’, che tra una linea vocale finalmente buona, ottimi assoli e anche qualche stacco tastieristico inatteso (grande Ruddes al minuto 6:52) si piazza immediatamente tra i pezzi migliori del lotto. Il quinto brano – ‘Trascending Time’ – rompe un po’ il mood oscuro e quasi oppressivo dell’album, grazie ad ariosi sprazzi di prog rock memori di alcuni Rush che appunto hanno il merito di illuminare un po’ il tessuto sonoro dell’album, aggiungendo quel po’ di varietà che sicuramente serviva. ‘Awaken The Master’ – introdotta da un pesante riffone sulla 8 corde oramai abusatissima da Petrucci – rifissa l’indicatore cronologico sul già citato ‘Systematic Chaos’ e sul successivo’Black Clouds And Silver Linings’, accompagnandoci con atmosfere di nuovo oscure e opprimenti per quasi 10 minuti, prima di lasciare il passo alle divagazioni della suite conclusiva, l’attesa title-track. In realtà questo è proprio il pezzo che ci è riuscito più ostico da apprezzare ai primi ascolti … caratterizzato da momenti davvero strepitosi (lo stacco di basso di Myung intorno al sesto minuto, il crescendo di LaBrie poco dopo, la sezione lenta centrale) tutto il brano nel suo completo è però caratterizzato da un incedere lento e pachidermico che crea un senso di attesa alle volte forse un po’ eccessivo, che pare quasi dilungare il brano invece che creare il giusto senso di anticipazione nei confronti delle sezioni a seguire. Un peccato se vogliamo veniale però; giacché una volta ascoltato con diverse ripetizioni si fa rapidamente pace con questo aspetto, apprezzando invece appieno le varie gemme sparse in giro nei suoi 20 minuti di durata.

Volendo concludere, possiamo ben dire che ‘A View From The Top Of The World’ è un album esattamente come ce lo aspettavamo, senza però che sapessimo prima come sarebbe stato. Concetto complicato? Mah, nemmeno più di tanto, ve lo assicuriamo. Quello che stiamo cercando di spiegare con un po’di gigioneria giornalistica è solamente che gli elementi che ci aspettiamo da un disco dei Dream Theater ci sono tutti, ma come ogni volta i Nostri sono bravi a dare un taglio diverso alla stessa materia, cambiando al prodotto finito look e aspetto finale. Non è roba da tutti, se ci pensate un parrucchiere d’alta moda o uno stilista lavorano su principi simili, e i Dream Theater da sempre sono maestri nel ‘vestire’ il progressive metal iper tecnico che fa da base con quanto vogliono loro; riuscendo infine a creare quindici album tutti con un’identità precisa, ognuno dei quali uscito sempre tra squilli di tromba e aspre critiche. Non è da tutti, lo ripetiamo.

Tracklist

01. The Alien
02. Answering The Call
03. Invisible Monster
04. Sleeping Giant
05. Transcending Time
06. Awaken The Master
07. A View From The Top Of The World

Lineup

James LaBrie: vocals
John Petrucci: guitars
Jordan Rudess: piano, keyboards
John Myung: bass
Mike Mangini: drums