No Names – Piano 21
Il 10/02/2022, di Alessandro Ebuli.
Si chiamano No Names, sono un quartetto e vengono da Genova. A distanza di oltre vent’anni Eu e Andre, rispettivamente voce e chitarra del gruppo, si rincontrano e decidono di dare vita ad un progetto ambizioso. In breve tempo la voglia di creare musica diviene concreta e ciò che scaturisce dalle sessions è ‘Piano 21’, un album denso di rock fresco e muscolare. Il perché della scelta di un monicker tanto particolare viene dalla volontà di porre la musica in evidenza, senza che alcun nome possa in qualche modo distrarre da ciò che prima di ogni cosa deve catturare l’ascoltatore: le canzoni. In questo senso la proposta del combo ligure – nato come duo e divenuto quartetto con l’ingresso in sede live di Mr X al basso e Anders alla batteria-, si colloca senza timore all’interno di quell’Hard rock di matrice eightes tanto caro a Motley Crue, Guns’ N Roses e Skid Row, senza per questo apparire come dei meri cloni. La ricetta sarebbe alquanto semplice partendo da basi di tale caratura, ma i No Names riescono a dare un tocco personale che risulta essere incisivo senza sfociare nel già sentito. Se l’opener ‘Hurricane’ odora di Guns’ N Roses, con ‘Sunday’ la formula si avvicina a certi Stone Temple Pilots (quelli di ‘Core’ e ‘Purple’), mentre in ‘The Neverending R n’ R Show’ il rock alla Motley Crue si mescola a soluzioni care al blues con una spruzzata di rock sudista che non stona affatto. Bene, le influenze adesso sono chiare a tutti, ma non è certo tutto qui perché di carne al fuoco ne abbiamo molta. I toni vengono smorzati nell’incisiva ballata ‘No Name’ e in ‘My Little Puppet’, mid-tempo straordinaria che se da un lato sembra non decollare mai, nella parte finale trova il suo perfetto compimento con rimandi al rock classico degli anni Settanta grazie ad un azzeccatissimo guitar solo. ‘Days Of Fire’ riaccende il sacro fuoco del rock e spara dritto in faccia un granitico groove nel quale le chitarre giocano un ruolo primario; ‘Rocktober’ viaggia sulla stessa linea di ‘Days Of Fire’ e propone un rock diretto e carico di pathos perfetto per la sede live, candidandosi a diventare un anthem trascina folle grazie anche ad una tre quarti giocata su uno scambio tra batteria e chitarre. ‘21st’ è invece uno slow-tempo delicato e sognante che si fa apprezzare per l’utilizzo della chitarra acustica, sembra di essere tornati indietro di trent’anni alle ballads di area Skid Row; ‘Drop My Deed’ torna ad esplorare il rock più classico delle band già citate, ma con una attitudine alla Pearl Jam soprattutto sull’impostazione vocale di Eu che a sprazzi ricorda vagamente alcune soluzioni tanto care agli Alice In Chains, segno che un certo tipo di rock ha decisamente lasciato il segno nel vocalist dei No Names. Nota di merito alla conclusiva ‘The Remaining Song’, un mid-tempo interessante che si pone come il perfetto compromesso tra i vari stili dei brani dell’album e al suo interno contiene uno tra i riff più belli di tutta la release; nei sei minuti abbondanti della sua durata passa inoltre in rassegna tutte le sonorità di riferimento della band, una summa di ciò che troverete dentro questa uscita discografica. Ecco, se volete un assaggio che vi faccia comprendere di che pasta sono fatti i No Names ascoltatevi l’opener ‘Hurricane’ e la conclusiva ‘The Remaining Song’, avrete chiaro il quadro della situazione, ma poi tuffatevi a capofitto dentro questo album pregno, denso, zeppo di riff e sonorità che hanno fatto la storia del rock. Non ve ne pentirete.
Ascolto davvero interessante. Non resta che rimanere connessi alle frequenze del combo genovese.
Tracklist
01. Hurricane
02. Bad Girls
03. My Little Puppet
04. Sunday
05. No Name
06. Days Of Fire
07. 21st
08. The Neverending R n’ R Show
09. So Low, S’ High
10. Rocktober
11. Dream On
12. Drop My Deed
13. One Night In You
14. The Remaining Song
Lineup
Eu: Vocals
Andre: Guitar
Mr X: Bass
Anders: Drums