Tommy Lee – Andro

Il 29/04/2021, di .

Gruppo: Tommy Lee

Titolo Album: Andro

Genere:

Durata: 37 min.

Etichetta: Better Noise Music

70

Siamo sinceri: Tommy Lee è il Dennis Rodman della musica. Al di là della carriera avuta come (tutt’ora) batterista dei Mötley Crüe, negli anni si è dimostrato un uomo controverso, anticonformista, esorbitante, in grado soprattutto di riuscire a fare ciò che più preferiva, fregandosene di apparire scomodo o delle reazioni altrui. Proprio come il cestista quest’anno sessantenne. E, piacciano o meno gli esperimenti Rap-Nu Metal dei suoi Methods Of Mayhem o le sperimentazioni soliste presenti anche in questo, ultimo, lavoro, tra Hip Pop, Dance, Dubstep, ecc… bisogna apprezzarne le sue ampie visioni, in un mondo ove la monotonia e la costante voglia di guardare ad un lucente passato, è spesso ricercata proprio perchè scarsamente combattuta da un’originalità che, a quanto pare, stenta a mostrarsi. Proprio per questo, se per voi Lee è sinonimo di “batterista dei Mötley Crüe”, fermatevi qui. Se invece avete ben chiaro il personaggio, soprattutto dopo questa breve introduzione, procedete pure con la recensione di ‘Andro’.
Basterebbe leggere le ospitate su ogni brano per capire che non siamo di fronte ad un lavoro Heavy Metal, e già il primo singolo estratto ‘Knock Me Down’, in un perfetto mix tra ambientazioni Dubstep/Industrial a ricordare i Korn di ‘The Path Of Totality’ (2011) e la rabbiosa interpretazione del rapper Killvein, raggiunge lo scopo di opener spacca timpani. Passa quasi inosservato ma è tuttavia piacevole il ritmo Dubstep della breve (anche se bisogna dire che nessun brano arriva a toccare i quattro minuti) e cadenzata ‘You Dancy’, ove la voce del canadese Lukas Rossi (già attivo con Lee nel 2006 per l’omonimo album del super gruppo Rock Star Supernova) ben si amalgama con un motivo chitarristico che sembra richiamare Nile Rodgers, in una ‘Let’s Dance’ di Bowieana memoria. Si cambia totalmente registro con la successiva ‘Ain’t Telling Me Nothing’, dalle sonorità sicuramente più gradite in festival come il belga Tomorrowland, nonostante sia priva di quell’esplosione che, ad un certo punto, è naturale attendersi. Con ‘Soma Coma’ si entra nell’Hip Pop di periferia, raffinato nelle musiche ma non altrettanto nel testo, grazie anche al pregevole contributo del rapper Adam Rooney, alias Shotty Horroh; un brano che non sfigurerebbe nella colonna sonora del terzo capitolo di ‘Creed’, qualora dovesse uscire. Con la reinterpretazione della cover di Prince ‘When You Were Mine’ Lee cala l’asso: rallentata rispetto all’originale, dominata da un tappeto di tastiere Ambient e con richiami ai 30 Seconds To Mars di ‘This Is War’ (2009), trasporta malinconicamente l’ascoltatore grazie alla drammatica interpretazione di Lukas Rossi verso la fine di una storia d’amore raccontata sin dal titolo. ‘Caviar On A Paper Plate’, sinceramente, passa tra l’indifferenza per essere troppo camaleontica: un mix senza capo nè coda, nel quale solo la voce sembra essere l’unico strumento coerente. E se l’oscura ‘Leave Me Alone’ rivela, in pieno spirito Hip Pop, un pessimismo che altri (Jonathan Davis) sanno affrontare meglio, e ‘Demon Bitches’, come ‘Caviar On a Paper Plate’, è troppo pretenziosa, per fortuna il dolce ed intimo Pop di ‘P.R.E.T.T.Y.’ sembra riordinare la stravaganza di ‘Andro’, assecondato dalla soave ugola di King Elle Noir. ‘Tops’, con sonorità Trip Hop tribali tanto care a Tricky del periodo/capolavoro ‘Maxinquaye’ (1995) vuole essere trascinata, come altre, su lidi Hip Pop grazie, questa volta, all’intervento di Push Push: non male, ma neanche eccelsa. Piacevoli sono invece le conclusive ‘Make This Storm’ e ‘Make It Back’, abili nel districarsi tra Pop e Downtempo. Chiude l’album l’ennesima traccia “a sè”: un tributo che prende il nome dell’autore e produttore di ‘Andro’, remixato da egli stesso ed arricchito dall’aiuto di Post Malone e Tyla Yaweh: un piacevole brano Teenager – Rock che nulla toglie all’album, ma ne aggiunge un altro, stilisticamente diverso, tassello.
Certo, se siete arrivati fino a qui avrete capito che questo non è un lavoro di facile assimilazione: ogni brano viaggia per conto suo, ed il prodotto finale risulta vario, caotico, smisurato, ma rappresenta proprio Tommy Lee il quale, per la prima volta solo in veste di produttore, ha fatto (ancora) di testa propria. E non lo si può certo criticare per aver regalato l’ennesimo pugno nello stomaco, perchè coerenza per Lee significa sperimentare seguendo ciò che più adora, sempre. E ‘Andro’ rispecchia la sua personalità. Come ho già scritto, in un mondo dove l’originalità fatica ad emergere, almeno lui ad offrire (a modo suo) qualcosa di diverso ci prova.

Tracklist

01. Knock Me Down (feat. Killvein)
02. You Dancy (feat. Lukas Rossi)
03. Ain’t Telling Me Nothing (feat. PAV4N)
04. Soma Coma (feat. Shotty Horroh)
05. When You Were Mine (Prince cover) (feat. Lukas Rossi)
06. Hot Fudge Sundae (feat. Josh Todd)
07. Caviar On a Paper Plate (feat. Mickey Avalon)
08. Leave Me Alone (feat. Killvein)
09. Demon Bitches (feat. Brooke Candy & Moon Bounce)
10. P.R.E.T.T.Y. (feat. King Elle Noir)
11. Tops (feat. Push Push)
12. Make This Storm (feat. King Elle Noir)
13. Make It Back (feat. PLYA)
14. Tommy Lee (Tommy Lee remix) (feat. Post Malone & Tyla Yaweh)

Lineup

Tommy Lee: drums, backing vocals