Cannibal Corpse – Violence Unimagined
Il 20/04/2021, di Nick Guglielmi.
Gruppo: Cannibal Corpse
Titolo Album: Violence Unimagined
Genere: Death Metal
Durata: 43 min.
Etichetta: Metal Blade Records
Con il 2021 arriva la quindicesima creazione aberrante dei Cannibal Corpse, ‘Violence Unimagined’, che come sempre ci consegnano un prodotto di prima qualità. Una persona normale penserebbe che dopo 30 anni di attività i nostri stiano cominciando ad invecchiare, che siano stanchi, che la pandemia possa aver rappresentato un ostacolo nel processo creativo della band, che la bizzarra dipartita dell’ottimo chitarrista Patrick O’Brien possa aver creato chissà quali contraccolpi ed alterazioni dei difficili equilibri della band, che tra l’altro non era costretta a gestire cambi di formazione da più di 15 anni. Nulla di tutto ciò. Anzi, oserei dire che ‘Violence Unimagined’ non solo prosegue lungo i solchi già abbondantemente tracciati dagli ultimi ed ottimi lavori della band, ma mi spingo oltre: quest’ultimo parto rappresenta la migliore produzione del Cadavere Cannibale forse degli ultimi 20 anni. Ebbene sì… a parere del sottoscritto bisogna tornare indietro fino ai tempi di ‘Gore Obsessed’ (2002) e di ‘Bloodthirst’ (1999) per trovare un disco tanto violento, brutale, vario, tecnico e incazzato quanto il meraviglioso ‘Violence Unimagined’.
Ma partiamo dalle ovvietà ed affrontiamo il proverbiale elefante nella stanza: ‘Violence Unimagined’ non rappresenta in alcun modo una progressione di alcun tipo da parte dei Cannibal Corpse rispetto a quanto già manifestato in passati lavori. Né potrebbe essere altrimenti: la musica dei Cannibal non è la libera espressione “artistica” dei membri che compongono la band, bensì rappresenta qualcosa più assimilabile ad un brand, ad un prodotto. Quando compri un prodotto di un marchio particolare, lo fai perché sai esattamente cosa ti troverai in mano. Idem con i Cannibal Corpse: sotto questo marchio i nostri compongono e pubblicano esattamente quello che i loro fans vogliono e si aspettano, ovverosia death metal brutale, eseguito in modo “uncompromising” ma allo stesso tempo con precisione chirurgica e tecnica sopraffina, con produzione che è l’equivalente di un treno in corsa che ti investe in pieno. Questo, a seconda dei punti di vista, può rappresentare il punto forte ma allo stesso tempo debole della band. La comunità metallica infatti sarà sempre divisa tra chi rinfaccia ai Cannibal Corpse di produrre album in copia carbone e di non essere in grado di evolvere o di reinventarsi, e chi invece gioisce davanti a cotanta coerenza e “garanzia di qualità” implicita in ogni nuovo album. Choose your side, come dicono gli anglosassoni; io chiaramente risiedo nel secondo gruppo!
Ma venendo al disco: cosa rende ‘Violence Unimagined’ così speciale? Beh, intanto bisogna menzionare il piccolo dettaglio che Patrick O’Brien è stato sostituito da un certo Erik Rutan, per chi non fosse familiare con questo personaggio, trattasi di un eccellente produttore nonché musicista, un chitarrista dotato di bagaglio tecnico e stilistico immenso, già membro di gruppi storici quali Ripping Corpse e Morbid Angel, nonché fondatore e leader degli ottimi Hate Eternal. Come dire: manca il quinto per il calcetto, chiamiamo Francesco Totti! Ecco, il parallelo ci sta tutto. Tra l’altro, come ci ha spiegato Alex Webster nella nostra relativa intervista, la scelta di arruolare Erik è stata piuttosto semplice e rappresentava la soluzione ovvia, quasi inevitabile, considerando che Rutan ha già suonato live svariate volte con i Cannibal Corpse e che lui ha prodotto gli ultimi cinque album della band.
Questo background comune ha fatto sì che Rutan abbia trovato il modo di contribuire con ben tre brani a ‘Violence Unimagined’, mentre altri quattro a testa sono stati prodotti rispettivamente da Alex Webster (basso) e Rob Barrett (chitarra). Il risultato è un’ottima varietà delle composizioni (relativamente parlando, dopotutto stiamo pur sempre parlando dei Cannibal!) ed un flow degli undici brani omogeneo ed equilibrato, per nulla noioso o ripetitivo. Alla base tanta brutalità, violenza e velocità, ma anche continui cambi di passo e rallentamenti che contribuiscono a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore. Ottimi gli assoli di Rutan e Barrett, persino melodici in alcuni frangenti; straordinaria la base ritmica di Webster e Mazurkiewicz (batteria), coppia consolidata da una collaborazione più che trentennale. Ottima e pulitissima come sempre la produzione di Erik Rutan, così come l’esecuzione sotto l’aspetto tecnico dei singoli musicisti. E la voce? Beh, Corpsegrinder è Corpsegrinder, prendere o lasciare: o lo ami o non lo puoi sopportare.
In conclusione, a 50 anni suonati e trovandosi davanti ad un ostacolo potenzialmente terminale rappresentato dalla combinazione della pandemia e della fuoriuscita imprevista di un chitarrista straordinario come Patrick O’Brien, i Cannibal Corpse si sono ricompattati e hanno trovato, ancora una volta, la formula vincente per non solo mantenersi in carreggiata, ma per infondere nuova linfa vitale nella band ed aprire un nuovo ennesimo capitolo nella loro lunghissima storia. In attesa di futuri sviluppi e della possibilità di poterli rivedere live, godiamoci questo fantastico ‘Violence Unimagined’ che, senza dubbio, si candida sin da ora come best death metal album del 2021.
Tracklist
1. Murderous Rampage
2. Necrogenic Resurrection
3. Inhumane Harvest
4. Condemnation Contagion
5. Surround, Kill, Devour
6. Ritual Annihilation
7. Follow The Blood
8. Bound And Burned
9. Slowly Sawn
10. Overtorture
11. Cerements Of The Flayed
Lineup
George “Corpsegrinder” Fisher: Vocals
Erik Rutan: Guitar
Rob Barrett: Guitar
Alex Webster: Bass
Paul Mazurkiewicz: Drums