Emptiness – Vide
Il 05/03/2021, di Stefano Ricco.
Gruppo: Emptiness
Titolo Album: Vide
Genere: Ambient, Post Rock/Metal
Durata: 43 min.
Etichetta: Season Of Mist
Distributore: Audioglobe
Sesto lavoro eponimo per la band belga, in attività dai primi anni del nuovo millennio. Ricorrendo alle note promozionali del disco troviamo alcune indicazioni su quanto aspettarci dall’ascolto di ‘Vide’, presentato come, cito letteralmente, ‘la più accurata rappresentazione musicale dell’anno 2020, manifestazione inquietante dell’ansia in forma sonora’. Difficile contraddire quanto dichiarato, così come è difficile non associare il 2020 ad uno stato emotivo quanto meno ‘diverso’ dal solito. La parola ‘vuoto’ è presente anche nel titolo e, seppur raddolcita usando una lingua impregnata di romanticismo, la sostanza e il messaggio non cambiano. Anche se la solitudine, l’ansia e la depressione possono aver accompagnato alcuni di noi negli ultimi, lunghi mesi, molti hanno trovato risposta e conforto nella creazione artistica, intesa sotto varie forme tra cui, naturalmente, la musica. Nel caso degli Emptiness, la loro espressione sonora non aiuta certo a risollevare gli animi, impregnata di malinconia, di note dissonanti dai tempi rallentati e dilatati. Si tratta di una frattura completa rispetto ai trascorsi death/black metal che hanno connotato le produzioni iniziali della band, per volgersi ad una combinazione di ambient, post-rock, shoegaze e pop, tutti colti nei loro tratti più intimisti e oscuri. L’album è il frutto di un percorso evolutivo che il gruppo ha avviato da tempo con cui esplorare gli aspetti meno stereotipati del metal estremo, privandolo della forza brutale a favore di una maggiore introspezione a suo modo violenta. Sappiamo bene come non siano sempre necessarie la brutalità e la velocità, e neanche i suoni distorti, per manifestare un disagio del vivere, una rabbia profonda, sentimenti che qui vengono espressi ma che non sembrano esplodere, motivo di sofferenza per chi ascolta. Forse ciò che più disarma è proprio questa forza contenuta, intrappolata in un lento andare che non tutti riusciamo a sostenere perché la voglia di uscire da se stessi, di urlare la rabbia intrappolata in noi a volte è una prerogativa. Sono pochi i momenti di apertura dove, a distanza, sembra intravedere un fioco bagliore, la luce cui aggrapparsi con tutte le forze, per poi, forse, risollevarsi definitivamente. Ne scorgiamo la possibilità in chiusura, con ‘L’ailleurs’, o in ‘Vide, incomplet’. Per lo più, il disco è un viaggio buio e faticoso, intriso di atmosfere eteree dal tono elegiaco, in cui crogiolarsi o da cui prendere le distanza. L’elemento da premiare è senz’altro la spinta evolutiva della band, il suo respingere barriere ed etichette, contro cui l’esigenza creativa vincerà sempre perché (in) essa è la verità.
Tracklist
01. Un corps à l’abandon
02. Vide, incomplet
03. Le mal est chez lui
04. Le sévère
05. Ce beau visage qui brûle
06. Détruis‐moi à l’amour
07. Plus jamais
08. L’erreur
09. On n’en finit pas
10. L’ailleurs
Lineup
Jérémie Bézier: bass, vocals
Olivier Lomer: guitar, synths
David Alexandre Parquier: synth
Jonas Sanders: drums