Foo Fighters – Medicine At Midnight
Il 16/02/2021, di Gianfranco Monese.
Gruppo: Foo Fighters
Titolo Album: Medicine At Midnight
Genere: Alternative Rock
Durata: 37 min.
Etichetta: Roswell Records
Distributore: Sony Music
Freschi di esibizione per la cerimonia del quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, tornano i Foo Fighters con ‘Medicine At Midnight’, decimo lavoro in studio (concluso in epoca pre Covid) come dieci sono gli anni passati da ‘Wasting Light’, personalmente ultima convincente prova del sestetto originario di Seattle fondato dall’ex batterista dei Nirvana, Dave Grohl. Nel mezzo ‘Sonic Highways’ (2014), più interessante nel suo prodotto video per quella ricerca variegata e positivamente ossessiva del suono di città in città, e ‘Concrete And Gold’ (2017) che più di un riempitivo lo contiene, sono apparse prove un po’ vacillanti. Nonostante questo la band, da venticinque anni tra le proposte più in voga in ambito Alternative Rock, non è certo attesa al varco, e con questa uscita dimostra di avere idee moderne che trasportano l’ascoltatore verso lidi decisamente danzerecci. L’opener ‘Making A Fire’ ne è uno degli esempi più convincenti: cori al femminile (nei quali è presente l’ugola di Violet, figlia del frontman) e strofe sapientemente gestite da Hawkins e Mendel invitano ad alzarsi dalla poltrona. Non c’è dubbio: se, come dichiarato, con questa uscita Grohl ha voluto guardare all’energia di generi come Pop, Funk e Dance, ci siamo! Proprio per questo, purtroppo, il primo singolo estratto ‘Shame Shame’ non solo sembra il classico brano da far passare in radio per ottenere più devoti che conferme, ma risulta essere una mosca bianca all’interno di ‘Medicine At Midnight’: come per ‘Sky Is A Neighborhood’ dal precedente ‘Concrete And Gold’, mostra il lato più mesto della band, a partire da un ritmo cadenzato che, alla lunga, personalmente annoia. Negli anni, il trademark della band si è spesso diviso tra brani più veloci ad altri più scanditi, e questo nuovo album ne è l’ennesima conferma, ma ‘Shame Shame’ sembra più una ninna nanna che ai Cure di ‘Lullaby’ (da cui sembrano esserci dei richiami orchestrali) riesce meglio. Per fortuna, dopo la prima traccia lo spirito ballerino procede con ‘Cloudspotter’, ed è forse più marcato nelle strofe, durante le quali la voce di Grohl è accostata da un’altra femminile, che nei ritornelli, un pò prevedibili. Il terzo singolo estratto ‘Waiting On A War’ è una piacevolissima semi ballad dal finale incandescente (proprio come il timore di una guerra che Grohl attendeva, purtroppo, con costanza da piccolo e che poi ha ammesso di aver rivisto negli occhi innocenti della figlia), uno di quei brani che non stancano mai e che il frontman sa scrivere e interpretare dannatamente bene, da ascoltare in auto di rientro dalle vacanze.
Il brano ‘Medicine At Midnight’ non solo porta il titolo del disco: lo rappresenta. Tra una ‘Let’s Dance’ ed una ‘Ashes To Ashes’ (soprattutto nei cori che, cantando ‘rain on the dance floor, back against the ropes’, assecondano il ritmo finale) di bowieana memoria, mai come qui è chiaro l’intento prefissato dalla band di guardare ai generi sopraccitati: personalmente, miglior pezzo del disco.
Se da un lato ‘No Son Of Mine’, secondo singolo estratto, è interessante nel presentare varie influenze (Punk e Hard Rock vengono imbevuti in salsa “alla Motorhead”), dall’altro è proprio quest’operazione a non far gridare al capolavoro: un brano tributo, niente di più. ‘Holding Poison’ è camaleontica, forse troppo? Ad ognuno di voi l’ardua sentenza; siamo di fronte ad un brano che i più racchiuderanno nel vasto mondo del Rock ‘N Roll, tanto è variegato (anche se, qua e là, i richiami a soluzioni già provate dai Queen sono evidenti), e che personalmente risalta le qualità di Hawkins. Scorre lasciando piacevolmente il segno la ballad dell’album ‘Chasing Birds’, nella quale Grohl sembra non voler disturbare la nostra voglia di sognare, assecondando la delicatezza strumentale che il resto della band offre. Chiude questo lavoro ‘Love Dies Young’, che come il brano apripista ‘Making A Fire’ ci riporta tutti a saltare nel salotto di casa, in attesa di farlo in qualche arena. In conclusione, con ‘Medicine At Midnight’ i Foo Fighters hanno osato nel regalare qualcosa che fosse il più piacevole e divertente possibile, e meritano i nostri complimenti anche solo per averci provato. Tuttavia, non essendo consapevoli se questo sia il risultato della maturazione avuta dal sestetto o una parentesi, a causa di ciò molto probabilmente questo lavoro non verrà capito nell’immediato, ma fra qualche mese, o forse anno, apparendo al momento più un’uscita “a sé”. Bisogna infatti notare che Grohl ha collegato l’album a ‘Let’s Dance’, sterzata di Bowie datata 1983. Comprendendo come le svolte non vengano comprese nell’immediato (in primis dal sottoscritto), ma possano risultare vincenti dopo un po’, si potrebbe riparlare di questa release più avanti, quando la band avrà prodotto dell’altro: solo allora sapremo collocare e comprendere meglio ‘Medicine At Midnight’.
Tracklist
01. Making A Fire
02. Shame Shame
03. Cloudspotter
04. Waiting On A War
05. Medicine At Midnight
06. No Son Of Mine
07. Holding Poison
08. Chasing Birds
09. Love Dies Young
Lineup
Dave Grohl: lead vocals, guitars
Chris Shiflett: guitars, backing vocals
Pat Smear: guitars
Rami Jaffee: keyboards, piano
Nate Mendel: bass
Taylor Hawkins: drums