Accept – Too Mean To Die
Il 26/01/2021, di Roberto Sky Latini.
Gruppo: Accept
Titolo Album: Too Mean To Die
Genere: Heavy Metal
Durata: 53 min.
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
Ecco nel 2021 il nuovo album degli Accept; uscita prevista per il 15 slittata al 29 gennaio (motivi tecnici di stampa). Qualcuno dirà “che palle, sono uguali a dieci anni fa” e qualcun altro invece dirà “ganzo, sono uguali a dieci anni fa”. Per molti il cambiamento deve esserci a ogni costo, per altri si tratta di sana coerenza. Il valore però è possibile riscontrarlo in entrambi i casi, se il gruppo sa donare quella freschezza e quell’appeal necessari a rendere i singoli brani forti e scintillanti. I tedeschi in questione con gli ultimi cinque dischi con il cantante Tornillo non hanno fatto nemmeno un mezzo passo falso e forse questo è persino il migliore fra tutti. La cifra è quadrata alla maniera più acceptiana e teutonica possibile, scorre sangue metallico della più pura essenza. Essi se lo dicono anche da soli nella seconda traccia: “Sono un guerriero Heavy Metal”, e visto il risultato, tocca crederci.
Anche quando si utilizzano riff piuttosto canonici come nei primi due pezzi ‘Zombie Apocalypse’ e la Power-title-track, l’insieme non appare mai scadente data la dinamicità e la linea melodica che insieme danno la sensazione di vivere nel presente, anche se il lavoro può perfettamente ricordare i passati fasti con Udo. Negli Accept l’influenza degli AC/DC si è sempre sentita sin dagli esordi, in quei pezzi che ne inglobavano gli accenti, sempre rimanendo lontani dal plagio; ciò avviene anche in questa ultima uscita con il brano ‘Overnight Sensation’ grazie al ritmo e al coro del ritornello, riuscendo a far ciondolare la testa dell’ascoltatore con netta rockitudine. La lineare ‘No Ones Master’ regala uno degli assoli migliori. Dalle sonorità di ‘Restless And Wild’ del 1982 viene presa la matrice per creare ‘The Undertaker’ che ha la stessa atmosfera di ‘Princess Of The Night’, non arrivando certo a quel capolavoro, ma suscitandone parte dell’alchimia. Uno dei pezzi migliori può essere individuato in ‘Suck To Be You’ per l’incalzante incedere, e anche l’altro Power-attacco di ‘Not my Problem’ si presenta a presa immediata, ma alla fine la bontà qualitativa è globale ed ognuno può trovare il proprio specifico brano da amare. Persino la soft-song ‘The Best Is Yet To Come’ possiede la sua scintilla emozionale, e non stona nel tessuto di un album rutilante. La conclusione ‘Samson And Delilah’ è una strumentale, anche questa in linea con la tradizione del combo, fatta bene, e costruita in maniera orecchiabile così da diventare possibile usarla dal vivo, anche se fa un po’ sorridere quando si velocizza perché immette un suono orientale con una leggerezza che sembra la versione rock di Carosone.
Tre chitarre per una elettricità che colpisce dritto al cuore. Gli assoli sono quelli classici a cui la band ci ha abituato da sempre, sciolti e fluidi, come sciolte e fluide appaiono le song, senza mai perdere di tono, anzi in maniera più compatta rispetto ai quattro full-lenght precedenti. La voglia di infilare parti di musica classica, anche questa caratteristica tipica del modo di comporre di Wolf , fa sì che ciò avvenga come citazioni mai fastidiose (per esempio Beethoven in ‘Symphony Of Pain’ e Dvorak in ‘Samson And Delilah’). Anche le linee cantate funzionano alla grande, in questo caso ponendosi meglio che in passato, usando naturalmente nello stesso modo anche i cori. Gli Accept hanno creato un blocco di cinque opere bello corposo sottolineando un periodo in cui, come Re Mida, trasformano ciò che toccano in oro, probabilmente non dal punto economico visto il mercato, ma di certo dal punto di vista artistico. Qui il bassista è cambiato, sostituendo Peter Baltes, ma pare sia stato prolifico nella composizione, aiutando il leader Hoffmann a mantenere alto il livello di scrittura; in effetti le canzonifirmate da Motnik hanno lo spirito giusto e l’energia pesante integratissima concettualmente e tecnicamente. Fedeli al metallo base insieme a Judas e Saxon, gli Accept rappresentano l’Heavy Metal distillato e incontaminato, quello che rimane faro guida per gli altri generi, tutti originati da questo stile. La Germania ha i propri eroi prodigio nella scena metal, parecchi eroi, ma gli Accept rimangono un punto fermo ancora al centro del panorama. Non saranno tempi buoni per il mondo della musica, però come dice la ballata contenuta in questo disco: “Quando piove io vedo l’arcobaleno, e quando è buio io guardo le stelle”….perchè “il meglio deve ancora venire”. Per il momento il meglio è questo disco, tesoro che il buon metallaro trova alla fine dell’arcobaleno, e in qualche modo ci rincuora.
Tracklist
01. Zombie Apocalypse
02. Too Mean To Die
03. Overnight sensation
04. No Ones Master
05. The Undertaker
06. Sucks To Be You
07. Symphony Of Pain
08. The Best Is Yet To Come
09. How Do We Sleep
10. Not My Problem
11. Samson And Delilah
Lineup
Mark Tornillo: vocals
Wolf Hoffmann: guitar
Uwe Lulis: guitar
Philip Shouse: guitar
Martin Motnik: bass
Christoper Williams: drums