Sculptor – Untold Secrets

Il 04/12/2020, di .

Gruppo: Sculptor

Titolo Album: Untold Secrets

Genere: , ,

Durata: 40 min.

Etichetta: Frontiers

Distributore: Frontiers

64

Abbiamo raccolto un po’ di commenti (positivi, grazie!) su facebook due settimane fa per la recensione del nuovo lavoro dei Dark Tranquillity – ‘Moment’ – mettendo come spunto di discussione il concetto del fan “vecchia scuola”, quello che quando parla del “sound di Gotheburg” cita e porta come esempi i primi album delle band di Stanne, Friden e Tompa, invece che la loro ultima produzione. Sebbene ci teniamo a rimarcare che il concetto di cambio di sound per band dalla carriera trentennale che di fatto hanno fondato una scena nuova non dovrebbe stupire nessuno; possiamo anche capire la posizione di chi si è innamorato di quella scena per determinate caratteristiche (ferocia, riffing, growl, etc)  e ora le vede messe in un cassetto, con la chiave girata a due mandate. Giusto o no, di questa categoria di nostalgici devono fare di sicuro parte i brasiliani Sculptor, l’ennesima novità pescata dai talent scout della Frontiers.

Puro death melodico della famosa scena svedese è infatti quello che ci propone questa nuova band carioca; un input unico e non contaminato da niente, che va però a dare vita ad un album estrapolato proprio dal periodo e dal sound dei vari ‘Skydancer’, ‘Slaughter Of The Souls’ e ‘The Jester Race’, il tutto con le dovute proporzioni, ovviamente. Prendiamo a esempio ‘No Control’, ‘Redemption’, ‘Born To be Slave’… tre canzoni prese più o meno a caso dalla prima metà dell’album e che sono tutti inni a quel tipo di sound: niente input extra genere, niente elettronica, niente ritornelli catchy… qui si trovano le classiche soluzioni di chitarra più sul melodico di estrazione vagamente maideniana, a fare da supporto a tempi solitamente veloci e a un growl profondo e cavernoso. Anche se prima abbiamo detto “non contaminato da niente”, analizzando i singoli brani dobbiamo ammettere che qualche sfumatura esterna al Melodeath svedese la troviamo… nella seconda parte soprattutto qualche hint di groove metal si può anche sentire (‘Empty Spaces’), così come è avvertibile una deriva marcatamente melodica e malinconica in ‘Embrace Yourself’, brano introspettivo e autunnale che ci parla forse più dei Dark Tranquillity di ‘Moment’ che di quelli di ‘The Gallery’.

Cosa possiamo concludere? Be’, che certi tipi di sonorità comunque non moriranno mai. Certo, le band che hanno dato il via al genere ora stanno guardando o sguazzando in altre acque, ma qualcuno disposto a seguire il faro della “vecchia via” e a riaccenderne il fuoco nel braciere prima che si spenga lo troveremo sempre. Questa volta è toccato agli Sculptor: non hanno fatto l’album dell’anno, ma hanno rinvigorito un po’ braci che si stavano affievolendo, facendo avvampare per un po’ le fiamme di un genere che piace ancora molto a tanti metallari. Ascoltiamoli, facciamo i complimenti alla Frontiers un’altra volta per aver diversificato la propria proposta con qualcosa di inaspettato,  ma in fine di tutto chiediamoci se al prossimo album degli Scultor, questi tizzoni sparsi di melo-death old school non finiscano per dare fuoco a qualche tronco un po’ più grosso posto lì di fianco… Non si sa mai.

Tracklist

01. Interlude
02. No Control
03. Redemption
04. Beyond Madness
05. Born To Be Slave
06. Embrace Yourself
07. Empty Space
08. Requiem
09. Untouchable Truth
10. Wake Me Up When The Pain Goes Away
11. Watch Rope

Lineup

Rick Eraser: vocals
Vinne: vocals, guitars
Fabricio Reis: guitars
Caco Ramos: bass
Mateus Schran: drums