Viking Queen – Hammer Of The Gods

Il 19/11/2020, di .

Gruppo: Viking Queen

Titolo Album: Hammer Of The Gods

Genere:

Durata: 39 min.

Etichetta: Dr. Johns Surgery Records

66

La prima traccia ‘Hammer Of The Gods’ parte con due accordi tipo ‘Good Time Bad Time’ dei Led Zeppelin; la seconda ‘Empire of Death’ fa il verso a ‘Victim Of Changes’ dei Judas Priest anche se quella sequenza di accordi appare solo all’inizio e alla fine della canzone, e ‘Going Nowhere Fast’ ricorda il giro di accordi degli Scorpions di ‘Loving You Sunday Morning’. Non sembrano disattenzioni, tre volte in un album è un po’ troppo esplicito. E non sono nemmeno citazioni, ma solo un uso sfacciato di famosi ricordi. Detto questo, la band norrena, pur affacciandosi come realtà minore nel panorama metal odierno, non plagia oltre e possiede una piccola atmosfera di fascino che è dovuta ai ritornelli più che all’insieme costitutivo della musica prodotta. La resa è molto vintage e non è Heavy Metal epico nonostante i titoli e il monicker che lo farebbero supporre; diciamo che quel poco di epicità è parecchio diluita. C’è molta fluidità e un’aria generale chiara che predilige una linearità pulita e melodica.

Possiamo dire che il gruppo sa gestire bene le canzoni meno dure. La ballata ‘Knives Through My Heart’ vive delle essenze percettive del passato anni settanta, e senza avere una linea melodica che si stampi nettamente in testa riesce ad essere accattivante per l’ambiente sinuoso che crea. Anche ‘Trail Of A Viking’, sebbene non proprio una ballata, appare uno dei momenti più belli. Anche ‘Can’t Stand The Pain’ vive una certa calma e rappresenta l’episodio commerciale del lotto senza banalizzarsi contenendo inoltre uno dei migliori assoli della sei corde, di tipo class-metal; la traccia piace ed è realizzata con gusto ma non è certo un pezzo speciale. Non ci sono arrembaggi Power o comunque veloci, tutto è molto cadenzato con vari middle-time, ma comunque la ritmica funziona. La traccia finale “Warrior last stand” è il classico tempo medio; possiede un andamento alla Accept, che se la voce fosse roca sarebbe tipica della band da cui sembra abbiano tratto questa ispirazione. Le evoluzioni sonore dei Viking Queen però si concedono molta rilassatezza.

Non sempre si fa uso di assoli virtuosi, eppure una dose minima di elettricità esiste. Va sottolineata la vocalità per la sua limpidezza e per la ricerca di melodie che, a differenza delle fila di accordi, non sono del tutto scontate. La sensazione è che si sia fatto uno sforzo in tal senso, con una attenzione specifica al cantato, mentre il rifframa sembra essere stato lasciato al caso: “va bene la prima”. La voce della cantante non è aggressiva o cattiva, ma funziona senza cadute di tono. Molto particolari certe volte i cori ponendo una seconda voce che si associa con raffinatezza creando un coro di valore aggiunto. In particolare su ‘Hammer Of The Gods’ essa non segue pedissequamente la voce principale e arricchisce intelligentemente la traccia. A volte, proprio per il modo di cantare, sembrano più una band hard che heavy. Possiamo accostare la band ai Warlord per una certa modalità estetica in cui la voce lasciava fluire l’anima limpida e non rude. Appunto invece i riff in generale sono (anche quando non copiati) molto già sentiti (vedi come esempi di base ‘Blood Of The Viking’ e ‘Swords And The Dragonhead’) e quasi banali. Il songwriting predilige la semplicità senza tema di superficializzarsi, l’essere minore non evita loro di avere una buona presenza compositiva; vi sono molti spunti ben piazzati nelle strutture ed evidenziano una certa qualità espressiva. C’è però da crescere, sempre che ne siano capaci. Rimanere così rischia di farli rimanere nell’anonimato, e in un mercato com’è quello odierno, non basta essere in ordine e avere un buona impostazione per riuscire a farsi ascoltare. Manca la staffilata prepotente, ma forse è proprio questo lasciarsi ascoltare con leggerezza a creare piacere; è un po’ strano che l’Heavy metal classico diventi cullante, ma tale è l’effetto che fanno i Viking Queen. Un esordio tutto sommato positivo che fa respirare un minimo di personalità nonostante i difetti.

Tracklist

01. Hammer Of The Gods
02. Empire Of Death
03. Knives Through My Heart
04. Blood Of The Viking
05. Trail Of A Viking
06. Sword And Dragonhead
07. Going Nowhere Fast
08. Can’t Stand The Pain
09. Sunstone
10. Warriors Last Stand

Lineup

Lady E: vocals
Miss White: backing vocals
Robban: guitars
TJ: bass
Chris Chruick: drums