Brand New Punch – ReBurn
Il 17/11/2020, di Roberto Sky Latini.
Gruppo: Brand New Punch
Titolo Album: ReBurn
Genere: Groove Metal, Nu Metal
Durata: 17 min.
Etichetta: Cult Of Parthenope
Caricatissimo groove che inonda l’ascoltatore, e voce cupa feroce che viene vomitata senza riserve. Una band italiana motivatissima che non si risparmia in foga e violenza. Il suo esordio è datato 2014 con l’album ‘Invulnerabile’. Qui il lavoro invece è un EP che contiene dei numeri interessanti, ben congegnati e che vanno subito al sodo. Sound adatto soprattutto alle performance live che permette un headbanging scatenato.
Dopo l’intro pregnante più da un punto di vista concettuale che musicale ‘Alfred The Great’, il primo pezzo è un selvaggio ‘Fuck The Rush’ che investe l’ambiente sonorizzandolo con ritmica veloce e rifframa corposo, in un 4/4 lineare ma efficace. ‘Scostumetal’, che ironicamente fa dire “‘O cazz” a una voce da ragazzino, è uno dei pezzi migliori perchè possiede un giro riffico accattivantissimo che avvolge il fruitore. ‘L’estremista’ sembra perderci con la lingua in italiano, in ogni caso rimane uno dei brani musicalmente più canonici, avvicinandosi al genere Nu Metal. ‘Love Like Quicksand’ si infila in una ambientazione dark, con una rarefazione che si alterna alla densità grumosa delle chitarre. La scorrevole ‘Humanity Fake’ è anch’essa uno degli episodi migliori per una sua minima variabilità e per la sua immediatezza. Sono più o meno tutti episodi arrembanti e cupi, e dove funziona meno il cantato c’è un bel tiro di riff, quindi vige un equilibrio compositivo che tiene botta.
Un EP esaustivo come durata, sufficiente a colpire il fruitore. I testi sono violentemente critici contro un certo modo di vedere la società chiusa in se stessa. La rabbia espressa talvolta ha respiri Punk-Hardcore, ma tutte le varie influenze vengono declinate con competenza. La chitarra ribassata, del tutto moderna, esprime musica dura, non cervellotica, molto diretta, che pur seguendo con ortodossia il genere suonato, riesce ad avere un approccio che tenta di non risultare banale. Fedele alla tradizione l’insieme scorre senza assoli di chitarra, io penso che ogni brano presente in questo lotto migliorerebbe se ne avesse, anzi, le strutture dei pezzi sembrano richiederlo. Lo spirito è diretto “in your face”, pesante nei suoni ma fluido nella struttura. I pezzi non sono monolitici nonostante il muro sonoro, sono variegati senza esagerare in divagazioni inutili (gli assoli però non sarebbero “divagazioni”), quindi il contesto appare piuttosto dinamico ma compatto nello stile. Non siamo di fronte a idee nuove, però i passaggi sono curati e l’insieme contiene una certa personalità. Purtroppo ci si accontenta di trovare il buon groove e non sempre la linea melodica è alla sua altezza; ma siccome l’ugola è in grado di interpretare con gusto tale linea cantata, quest’ultima mantiene botta. Del resto l’esecuzione data da strumenti e voce è inappuntabile, insieme all’arrangiamento possiedono nella tecnica un punto di forza. L’energia e la potenza determinano comunque una forte carica emotiva, e quella rabbia di cui sopra è incanalata in una forma giusta ma che necessiterebbe di una gamma maggiore di idee.
Tracklist
01. Alfred The Great
02. Fuck The Rush
03. Scostumetal
04. L’Estremista
05. Love Like Quicksand
06. Humanity Fake
Lineup
Marco Stanzione: vocals
Alfredo Tranchedone: guitars
Giovanni Molle: bass
Gianni Marchelletta: drums