Accuser – Accuser
Il 14/11/2020, di Francesco Faniello.
Gruppo: Accuser
Titolo Album: Accuser
Genere: Thrash Metal
Durata: 45 min.
Etichetta: Metal Blade
Distributore: Audioglobe
Lo ammetto: mi sono avvicinato a questo nuovo album dei tedeschi Accuser con molta diffidenza; soprattutto, l’ho fatto col vivido ricordo di due episodi del recente passato non andati esattamente a segno, ‘Diabolic’ e ‘The Mastery’. E… ve lo dico subito, stavolta la diffidenza era quanto mai immotivata, proprio perché il quartetto tedesco ha finalmente tirato fuori un dischetto convincente, che magari non aggiungerà nulla di nuovo al noto panorama del thrash teutonico, ma che segna un netto passo avanti rispetto ai lavori summenzionati. Che il motivo sia da ricercarsi nel recente reinnesto di René Schütz (chitarrista dela band tra fine anni Ottanta e inizio Novanta), è probabile, benché il predecessore Dennis Rybakowski si fosse decisamente distinto per un trademark chitarristico orientato alla qualità e alla melodia, costituendo uno dei pochi elementi da salvare di una gestione di scarso successo. Vero o no, i “nuovi” Accuser fanno tesoro di entrambi i filoni battuti nella loro storia, mescolando ad arte sia le primigenie radici thrash che le “derive” groovy stavolta asservite alla sostanza delle composizioni, non più unico pilastro della formula: un passo avanti in piena coscienza, data anche la scelta di pubblicare un disco omonimo, una mossa che significa ancora qualcosa, pur in un panorama musicale che “non è più quello di una volta”.
Se il riff iniziale dell’opener ‘Misled Obedience’ stuzzica l’appetito con una convincente formulazione Slayer / Holy Moses, possiamo anche perdonare il peccato veniale del ritornello, che puzza di ‘Dead Embryonic Cells’ lontano un miglio; eppure… si tratta di un segnale preciso della volontà di scrollarsi di dosso proprio quella patina plumbea che nel caso degli Holy Moses è appunto distintiva, mentre nel loro aveva prodotto polpettoni sonori difficilmente digeribili.
Intendiamoci, ‘Accuser’ non è il disco che riscrive i canoni di un genere, quanto piuttosto l’onestissimo contributo di una band che dimostra che non è mai troppo tardi per perseguire la maturità artistica, partendo dalle interessanti armonizzazioni di ‘Phantom Graves’, reminiscenti dei Grip Inc. (scusate se è poco!), passando per le suggestioni US Metal di ‘Temple of All’, il cui gusto melodico rappresenta al meglio la nuova direzione intrapresa, per pagare dazio alla lezione testamentiana con ‘Lux In Tenebris’ e ‘Seven Lives’, fino a giungere alle ottime ‘Rethink’ e ‘Psychocision’. E ai puristi chiedo di non storcere la bocca dinanzi al genuino contributo groovy di ‘Be None The Wiser’: magari non sarà il prossimo successo di MTV (esiste ancora?), ma Frank Thoms e soci muoversi discretamente anche su questi lidi.
E poi, lasciatemelo dire: se leggo ‘The Eliminator’ sulla tracklist e scopro che si tratta proprio della cover del seminale pezzo degli Agnostic Front, non posso che essere contento a prescindere! Attitudine a mille e tanto basta, per ora. Buon ascolto a tutti, (ex) detrattori come me e vecchi appassionati.
Tracklist
01. Misled Obedience
02. Phantom Graves
03. Temple Of All
04. Lux In Tenebris
05. Be None the Wise
06. Rethink
07. Psychocision
08. Contamination
09. The Eliminator
10. Seven Lives
11. A Cycle’s End
Lineup
Frank Thoms: vocals, guitars
René Schütz: guitar
Frank Kimpel: bass
Oliver Fechner: drums