Neck Cemetery – Born In A Coffin
Il 21/10/2020, di Gianfranco Monese.
Gruppo: Neck Cemetery
Titolo Album: Born In A Coffin
Genere: Heavy Metal
Durata: 38 min.
Etichetta: Reaper Entertainment Europe
“Sembra fatto apposta!” Così ho pensato subito dopo aver osservato la copertina del disco ed aver letto nome della band, titolo dell’ album ed etichetta, mentre un sorriso maligno mi si stampava in volto. A chiudere il cerchio, appena premuto il tasto play mi sarei aspettato una sorta di Gothic Horror Metal sulla scia di Deathstars e Murderdolls, per intenderci. Ed invece i Neck Cemetery mi hanno stupito, grazie ad una proposta di “originale ritorno al passato”.
Come? Gettate in un calderone Misfits, Killing Joke, del sano Heavy Metal classico e roccioso anni ’80 ed, infine, un pizzico di Thrash e NWOBHM. Il risultato si chiamerà Neck Cemetery, abili a differenziarsi dalle comunque interessanti proposte di altre band, desiderose in primis di riportarci indietro nel tempo.
Azzeccato, a parer mio, ed in assoluto miglior pregio dei tedeschi è riuscire a pescare da più d’una corrente grazie soprattutto ad un’arma: la voce. Vorrei spiegarmi meglio: se al suono ruvido e granitico (ottime, a proposito, le parti e gli effetti “sporcati” di basso), volessimo aggiungere una voce squillante e/o acuta, otterremmo sicuramente una band valida, ma niente più di una fotocopia di quanto è già stato proposto quarant’ anni fa. Invece grazie alla voce di Jens, ben supportata dalle chitarre ed in perfetta simbiosi con tutto il resto, ecco l’ aggiunta di quel lato sinistro che rimanda alle band sovra citate nel calderone.
Certo, non è (purtroppo) tutto oro quello che luccica, e dopo una breve intro e l’ ottimo primo singolo ‘King Of The Dead’ (il cui video sono già un paio di mesi che è disponibile online), la terza traccia ‘Castle Of Fear’ odora di già sentito. Al contrario, riuscitissime sono la cadenzata ‘Feed The Night’, forse il miglior esempio di quanto ho scritto precedentemente, e ‘The Creed’, che unisce Speed e Thrash Metal in un’ operazione interessante ed accattivante; a detta di chi scrive la miglior canzone di ‘Born In a Coffin’.
Il resto scorre piacevolmente, tra qualche collaborazione (Chris Boltendhal dei Grave Digger in ‘Banging In The Grave’: anche qui sembra fatto apposta) e ritornelli catchy cantati all’ unisono che vi entreranno in testa al massimo al secondo ascolto. Ottimo anche il lavoro eseguito dalle due chitarre, sia a supporto della voce ma anche in veste solista (un esempio di ciò è la conclusiva ‘Sisters Of Battle’). Molto probabilmente qualcuno criticherà una certa staticità nel genere proposto, ma volenti o nolenti raramente band che in passato hanno suonato qualcosa di simile a quanto i Neck Cemetery offrono oggi hanno poi svoltato verso altri lidi. Anzi: è proprio grazie a stabilità e credo di questa proposta se le band che tutti conosciamo, ad un certo punto della loro carriera, hanno raggiunto il loro meritato apice.
Riassumendo: non c’ è niente di nuovo in un classico sound Heavy ottantiano, come non c’ è niente di nuovo in una voce sinistra che fa la sua parte con dignità (e malignità). Ma in pochi, prima, avevano pensato di unire il tutto. Complimenti per aver pescato qualcosa di originale dal passato.
Tracklist
01. L.F.I.R.S.
02. King Of The Dead
03. Castle Of Fear
04. The Fall Of A Realm
05. Banging In The Grave
06. Feed The Night
07. The Creed
08. Sisters Of Battle
Lineup
Jens: vocals
Boris: guitars
Yorck: guitars
Matt: bass
Lukas: drums