Derek Sherinian – The Phoenix
Il 15/10/2020, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Derek Sherinian
Titolo Album: The Phoenix
Genere: Progressive Metal
Durata: 40 min.
Etichetta: Inside Out Music
Distributore: Sony
A voler essere onesto, se mi chiedete di nominare il mio tastierista preferito, non sarei lì a dirvi il nome di Derek Sherinian. Forse nemmeno se mi chiedete i primi cinque lo trovereste… ma non è qui che voglio arrivare. Perché se mi chiedete invece di dirvi alcune tra le mie band preferite o i miei ascolti più frequenti, sicuramente trovate Dream Theater, Planet X, Sons Of Apollo e Black Country Communion, tutte band o progetti accomunati dal fatto di avere proprio il tastierista dalle origini armene tra le proprie fila. Uno strano caso? No, viene da dire che questo fatto invece deriva proprio da quello che penso sia il di lui principale punto di forza: fare parte della squadra senza mettersi sopra agli altri.
Già, questo glielo dobbiamo riconoscere: Derek è estroso, innovativo e personale. Lo stile delle sue tastiere è unico – spigoloso, acido, con un non so che di spaziale – ma non è mai l’unico punto caratterizzante le canzoni dei gruppi in cui suona. Il taglio fresco e futuristico di ‘New Millennium’, l’opener del quarto lavoro dei Dream Theater ‘Falling into Infinity’ dipende tantissimo dal DNA di Sherinian, ma non sarà mai slegata dal lavoro intricato di Petrucci o dalla prestazione rockettara di LaBrie: la tastiera risulta “solo” una parte fondamentale del suono, ma non quella più in vista. Idem per le canzoni dei Black Country Communion, dietro ai volti di Hughes e Bonamassa, ben messi in primo piano, si staglia fiero un uso vintage dell’hammond che davvero in pochi fanno, e che urla “Derek!” lontano un miglio. Fiero, ma non in primo piano. Questo “co-protagonismo” – chiamiamolo così – di Derek ne è di fatto per me un po’ il biglietto da visita, e personalmente sono felice che non l’abbia abbandonato in questo ‘The Phoenix’. Che, ve lo diciamo subito, è un bel disco di strumentale di chitarre in primis, un disco di chitarre in cui però le varie canzoni – diversissime tra loro – rimangono misteriosamente unite da un gusto sonoro unico e ben riconoscibile. La parata di chitarristi qui è mostruosa: se Ron ‘Bumblefoot’ Thal e Zakk Wylde non bastassero a farvi applaudire, di sicuro lo faranno i nomi di Steve Vai e Kiko Louireiro, ospiti di eccezione che firmano non a caso le due migliori tracce dell’album, ‘Clods Of Ganymede’ e ‘Pasadelo’. L’album quindi è come sto cercando di farvelo immaginare: una sorta di arena dove Zakk può essere rumoroso come lo conosciamo ‘The Phoenix’, dove Steve può suonare più veloce di tutti, dove Kiko può metterci il suo inconfondibile tocco sudamericano e dove – in ultima battuta – Derek stesso può fare quello che sa fare meglio: accompagnare con suoni e arrangiamenti perfetti, ficcanti ma mai invadenti o soverchiando le atmosfere create dalle sette corde.
Non è semplice ragazzi. L’eccessivo protagonismo è il rischio principale che tutti i solisti corrono ma Sherinian sembra esserne immune. Anche il pezzo dedicato solo a lui, ‘Dragonfly’ è si incentrata sui tasti d’avorio, ma comunque è ben accompagnata da incredibili fill di batteria dell’amico Simon Phillips e da una linea di basso di Billy Sheehan davvero ficcante e impossibile da ignorare. Quindi quello che ci consegna questo lavoro è un artista sempre imprevedibile ed ispirato, che è felice di costruire insieme con gli amici, e non solo con il loro supporto, della bella musica che rappresenti tutti. E questo, vi assicuro che mi basta per mettergli il voto che vedete sotto. Complimenti, Derek!
Tracklist
01. The Phoenix (ft. Zakk Wylde)
02. Empyrean Sky (ft. Bumblefoot)
03. Clouds Of Ganymede (ft. Steve Vai)
04. Dragonfly
05. Temple Of Helios (ft. Bumblefoot)
06. Them Changes (ft. Bonamassa)
07. Octopus Pedigree (ft. Bumblefoot)
08. Pesadelo (ft. Louireiro)
Lineup
Derek Sherinian: piano & keys
Simon Phillips: drums
Billy Sheehan: bass
Steve Vai: guitars
Ron Thal: guitars
Zakk Wylde: guitars
Kiko Louireiro: guitars
Joe Bonamassa: guitars and solo vocals on ‘Them Changes’