Mark Boals And Ring Of Fire – All The Best!

Il 13/10/2020, di .

Gruppo: Mark Boals

Titolo Album: All The Best!

Genere: ,

Durata: 156 min.

Etichetta: Frontiers

74

Beh, il motivo per cui Mark Boals mi sia così caro potete immaginarlo tutti. Ha la forma di un drago a tre teste affrontato dall’indomito Lars Johan Yngve Lannerbäck sui fiordi del Baltico, ammesso che sul Baltico vi siano fiordi e che non siano relegati unicamente alla vicina Norvegia. In effetti, è la dimostrazione di quanto non ci voglia poi molto a entrare nella leggenda: “basta” cantare su un disco leggendario come ‘Trilogy’ e avere, appunto, una voce leggendaria. Non male per uno che faceva il bassista nella band di quel guerrafondaio di Ted Nugent, e che poi sarebbe tornato sul luogo del delitto malmsteeniano anche a cavallo tra il decennio successivo e gli anni 2000 – piazzando anche un tour celebrativo del seminale capolavoro di cui sopra in anni recenti.
Nel mezzo, il fulvo singer ha iniziato una carriera solista poi sdoppiatasi nei Ring Of Fire, dal nome del secondo, fortunato disco pubblicato a suo nome. Una coppia di progetti dall’aspetto di un Giano bifronte, dato che le suggestioni epic / neoclassiche e quelle tecnico / progressive sono distribuite in parti uguali in entrambi, come testimoniato da questo suntuoso ‘All The Best!’ contenente ben trenta pezzi che pescano a piene mani dalla discografia di Boals in un periodo che va dal 1998 (anno di pubblicazione di ‘Ignition’ per il solo mercato giapponese) al 2014 (anno di ‘Battle Of Leningrad’, attualmente l’ultimo disco targato Ring Of Fire). A ogni album è dedicato spazio in parti uguali, e questo è un po’ il pregio e il difetto di una simile release: pregio se siete neofiti del singer americano, in quanto questa raccolta appare sostanzialmente esaustiva e fornisce una buona fotografia di come il Nostro si sia mosso tra i generi di riferimento succitati, vantando al contempo un range vocale che fa paura anche oggi; difetto se conoscete bene la sua discografia, poiché ‘All the Best!’ non aggiunge (quasi) nulla di nuovo a quanto pubblicato, per quanto vanti una tracklist di tutto rispetto.
Il “quasi” è d’obbligo, visto che il debut ‘Ignition’ è stato all’epoca pubblicato dalla Frontiers nel solo Paese del Sol Levante, e dunque (almeno personalmente) i suoi estratti hanno subito attratto la mia curiosità, a partire da ‘Broken Heart’, la versione al miele (o al sashimi, dato il mercato di riferimento) della malmsteeniana ‘Dark Ages’, passando per il blues cromato di ‘I’m Sorry’ e per le atmosfere inaspettatamente Seventies di ‘Find Our Way’, sorta di episodio proto-neoclassico alla maniera dei primi Rainbow o della scuola mitteleuropea, il tutto sostenuto da un ottimo Doug Aldrich alla sei corde.
Va detto come entrambi i dischi, nel loro seguire diacronicamente l’evoluzione della carriera dei rispettivi progetti, lascino progressivamente spazio a tentazioni progressive e ai tempi spezzati di ordinanza, non sempre a favore della digeribilità delle composizioni, ma anche qui nulla di nuovo: per una ‘Between Two Mirrors’ tratta da ‘Edge of Time’ e per la teatrale e dinamica ‘Invisible Man’ che rappresentano esempi di un buon connubio tra le varie influenze, sono gli ultimi lavori della produzione dei Ring Of Fire a mostrare una certa stanchezza compositiva che va un po’ a scapito anche del livello generale di questa tracklist. Tuttavia, questo neo scompare dinanzi alla maestria di Tony MacAlpine, Vitalij Kuprij e Virgil Donati, il combo stellare che accompagnava Mark Boals nel debutto internazionale del 2000, autori di una strepitosa performance sulle incredibili ‘Ring Of Fire’ e ‘Battle of the Titans’, sulla teatrale ‘Death Row’, la travolgente ‘Keeper of the Flame’ e ‘Betrayer’, dal flavour piacevolmente vicino alla scuola King Diamond / Candlemass… insomma, un superblocco denso di epicità e neoclassicismo che abbraccia anche ‘Lady Babylon’ (tratta da ‘Edge of Time’ e quindi un po’ più articolata), in cui i succitati pesi massimi danno sfoggio delle loro incredibili capacità senza mai sacrificare la forma canzone (secondo i dettami dell’onnipresente padre putativo Yngwie Malmsteen!). Un principio ben evidente su ‘Battle of the Titans’, sulla quale assistiamo a un duello a suon di note tra MacAlpine e Kuprij, efficacemente risolto dal breve ma efficace e definitivo refrain epico a suo suggello.
Certo, a dare respiro alla scaletta ci sono anche la funambolica ‘Circle Of Time’ e la tragica ‘The Oracle’ (con un gusto che ricorda i nostrani Dark Quarterer) ma mancano ‘Atlantis’, ‘Fly’ e soprattutto l’incredibile interpretazione di ‘Nessun Dorma’; tuttavia, con le compilation è così: ci sarà sempre qualcuno incontentabile che fa la punta ai chiodi. Per loro (e per me stesso), il consiglio è di rispolverare gli album pubblicati da Boals fino ai primi anni 2000 e – perché no – di non lesinare frequenti incursioni anche in quel capolavoro uscito nel 1986 da cui tutto ha avuto inizio…

Tracklist

CD1 – Mark Boals
01. Jane
02. Broken Heart
03. I’m Sorry
04. My Turn
05. Find Our Way
06. Ring Of Fire
07. Death Row
08. Keeper Of The Flame
09. Alone
10. Battle Of The Titans
11. Betrayed
12. Lady Babylon
13. Between Two Mirrors
14. Through The Endless Night
15. Up To You
16. Garden Of Pain

CD2 – Ring Of Fire
01. Circle Of Time
02. The Oracle
03. Take Me Home
04. My Deja Vu
05. Blue Sky
06. Ghost Of America
07. Invisible Man
08. Lapse Of Reality
09. You Were There
10. Perfect World
11. Darkfall
12. Mother Russia
13. Land Of Frozen Tears
14. Our World

Lineup

Mark Boals: vocals
Doug Aldrich: guitars
Tony MacAlpine: guitars
Jeff Kollman: guitars
Neil Citron: guitars
Chris Brooks: guitars
Vitalij Kuprij: keyboards
Erik Norlander: keyboards
Steve Weingart: keyboards
Vinny Appice: drums
Virgil Donati: drums