Ulver – Flowers Of Evil
Il 28/08/2020, di Giovanni Rossi.
Gruppo: Ulver
Titolo Album: Flowers Of Evil
Genere:
Durata: 39 min.
Etichetta: House Of Mythology
I loro personali fiori del male gli Ulver li avevano già iniziati a coltivare tre anni fa nel giardino solo apparentemente luminoso di ‘The Assassination Of Julius Caesar’. Un album intriso di synth pop e new wave che aveva proiettato ancora di più il gruppo norvegese lontano dal black delle origini. Poi in piena bufera COVID-19 i lupi avevano dato al loro pubblico un assaggio di cosa bollisse in pentola con il singolo ‘Little Boy’, pregno di un climax misterioso che toglie ogni punto di riferimento. Ed è a questo punto che arriva ‘Flowers Of Evil’ a sparigliare nuovamente le carte. Che gli Ulver siano degli instancabili appassionati della sperimentazione lo sapevamo già da tempo, ma da qui a veder trasformare il pop in un linguaggio minaccioso e impenetrabile ce ne passa. Impresa coraggiosa che solo un gruppo della levatura degli Ulver poteva permettersi di tentare. La poetica di Kristoffer Rygg e sodali prende esplicitamente spunto dalle misteriose creature del Parco di Bomarzo, esseri di pietra congelati nel tempo, mostruosamente avvinti alla natura che si è impossessata dei loro corpi. Ed è la stessa dinamica che pervade gli otto brani dell’album, quella di una realtà inafferrabile e pericolosa pur nella sua bellezza, percorsa da insondabili drammi, così come una musica apparentemente facile e consolante, ma in realtà lacerata da arie doom e dark ambient. Il drammatico lamento di ‘Russian Doll’ o l’illusoria pace di ‘Nostalgia’ raccontano perfettamente un disco che prende i canoni del pop per piegarli alle ricerche oscure degli Ulver. Non è un caso che la ‘Hour Of The Wolf’ di bergmaniana memoria stia a metà percorso, come monito a ricordarci che l’oscurità con cui dobbiamo fare i conti è destinata a tornare sempre, anche e soprattutto dopo la luce. ‘Flowers Of Evil’ è solo superficialmente un album synth pop, perchè in realtà rappresenta la prosecuzione del viaggio di sperimentazione che gli Ulver hanno iniziato da tempo e che aveva visto la precedente importante tappa in ‘The Assassination Of Julius Caesar’. Quello che i lupi norvegesi prima esprimevano con il black metal, è ora sublimato in un registro che solo in superficie può sembrare accessibile e trasparente, ma che nella realtà, tra beat ossessivi e synth fendenti, con linee vocali pulite e melodie aperte nasconde un’angosciosa oscurità che nulla ha da invidiare alle prime movenze del gruppo.
Tracklist
01. One Last Dance
02. Russian Doll
03. Machine Guns And Peacock Feathers
04. Hour Of The Wolf
05. Apocalypse 1993
06. Little Boy
07. Nostalgia
08. A Thousand Cuts
Lineup
Kristoffer Rygg: vocals, programming
Jørn H. Sværen: miscellaneous
Tore Ylwizaker: keyboards, programming